Si alzava ogni 25 minuti tutte le notti, un sonno ad intermittenza, controllare costantemente che la luce lunare cambiasse costantemente angolazione, per non convivere il resto della sessione di riposo con il terrore che la notte abbia deciso di rimanersene lì per sempre, censire tutte le variazioni tracciare un percorso storiografico degli eventi e attribuire ad essi il susseguirsi del dualismo giorno-notte.
Era tutto quello che faceva nelle sue notti tormentate di 95enne prossimo a passare oltre la sua camera, i bicchieri polverosi pieni a metà ed il logoro taccuino.
ORE 2.35
Il platano davanti la mia finestra dondola un po', è il vento a farlo muovere così, so bene che non si muove volontariamente, e le sue foglie si strapazzano tutte anche se però non cadono, non è autunno.
Nella finestra della casa di fronte quella ragazzina tanto gentile sta ancora studiando, al lume di un abatjour; non posso dire con certezza cosa stia studiando, è piuttosto presa però, avrà un esame.
Sento un rumore di acqua che scorre, qualcuno deve aver lasciato un rubinetto del giardino aperto, chissà che bolletta arriverà poi.
Si faceva solleticare da ogni inezia, un radar in grado di captare in maniera distinta il pulsare di una lucciola accanto ad un faretto da giardino. Più il tempo passava, più lo spazio intorno a se si stringeva, era arrivato a convincersi che tutto ciò che avveniva davanti ai suoi occhi succedesse esclusivamente perchè lui era lì a guardare. Se mai avesse posto fine a questa sua minuziosa curiosità, era certo che tutto ciò che lo circondava sarebbe svanito. Il peso di un intero mondo composto da alberi, ragazzi che guidano fino a tarda notte le auto dei loro genitori, gli impercettibili soffi di vento che cambiano posto alle cose nell'ordine dei millimetri e tutto il resto gravava sulla coscienza del 95enne.
ORE 3.00
Sento un pigolio incessante. Non quello di un passerotto su una fronda d'estate, un suono sofferente, lamentoso ma carico di vitalità.
Non riesco a vedere la fonte di quel suono, gli alberi ed il prato sono neri notte. Se solo potessi vedere questa pietosa creatura, e imprimere su carta ciò che vedo, risparmiandola dall'oblio. Forse non soffre, speriamo.
Il passerotto giaceva tremolante sul prato petrolio, aveva l'ala sinistra recisa, recisa dal gatto impetuoso che abita con i padroncini qualche casa più avanti. Il lamento si faceva via via più flebile, fino a scomparire; un muto corpo senza colore.
ORE 6.15
Sbagliato. Lo vedo chiaramente. Un innocente angolo d'ombra in mezzo al prato illuminato dalla violacea luce del giorno che nasce.
La vita è uscita da lui, da questo momento in poi non possiamo neanche considerarla esistita. Colpa mia, solo colpa mia, niente clemenza da parte mia per questa povera creatura, passata inosservata.
Sono la sua morte.
Il triste vecchio signore, chiudendo il taccuino, si abbracciò alla scrivania; occhi lucidi, occhi vacui, occhi chiusi, occhi spenti.
Eppure, qualche minuto dopo, il sole intrise le foglie del platano di luce, il padre della studiosa ragazzina sbattè forte la porta e si avviò in ufficio, ed il gatto impetuoso si lisciava il pelo con la lingua ruvida
mentre il triste vecchio signore giaceva esanime nella sua camera vecchia quasi un secolo.
Tutto andava per il verso giusto.