Sono la regina dell'indecisione e dell'insicurezza. Capita ciclicamente che io mi chieda se ho fatto bene a cambiare facoltà, se ho preso la strada giusta, se è stato giusto abbandonare la strada che avevo iniziato, e ogni volta in qualche modo riesco a sviare il pensiero, dicendomi che ormai sono qua, non posso tornare sui miei passi, quindi dato che la facoltà pure mi piace conviene concentrarmi e tirare dritto, all'obiettivo. Il problema è che non ho un obiettivo, se non passare gli esami e laurearmi. Ma a che pro? Non so nemmeno cosa voglio fare dopo. Non so nemmeno bene perché ho scelto Psicologia tra i tanti interessi che avevo..per provare a capire meglio me stessa? di sicuro. Perché sono tremendamente affascinata dalla mente e dal cervello? verissimo. Ma di questi interessi che me ne faccio? Almeno per il momento non ho intenzione di diventare terapeuta. Ero partita con l'idea delle neuroscienze, e infatti sto seguendo l'unico corso di psicologia che già dal triennio si concentra principalmente sugli aspetti psicobiologici e cognitivi. Però..non so, se ci penso non sono così convinta di aver fatto bene. Ogni tanto vorrei non aver lasciato fisica. Mi ritrovo pure a pensare che tutto sommato studiare Analisi e Algebra lineare era stimolante. Mi ritrovo a pensare che avrei potuto arrivare alle neuroscienze seguendo quel percorso, e che forse l'avrei trovata anche una prospettiva più interessante. O che avrei potuto continuare con la mia idea iniziale di fare astrofisica. Soprattutto penso che ho preso la decisione di cambiare strada in un momento in cui la mossa migliore sarebbe stata stare esattamente ferma dov'ero e lasciar passare del tempo, perché sono stata influenzata tantissimo da una serie di problemi e ansie personali che mi hanno travolta, e da cui sono riuscita ad uscire, sempre che io ne sia uscita, dopo tantissimo tempo. A causa di un ragazzo ho mandato in vacca metà degli esami del primo semestre. A causa degli esami mandati in vacca mi sono convinta di non essere in grado di frequentare una facoltà come fisica. A causa di entrambe le cose, e delle mie pare personali, di vecchie ferite e vecchie paure che grazie all'instabilità e alla fragilità di quel momento sono tornate a opprimermi ho passato un inizio di secondo semestre da inferno, e devo ringraziare tantissimo le meravigliose persone che ho conosciuto in università per non aver permesso che io mi autodistruggessi totalmente. E poi di nuovo gli esami, di nuovo la sensazione di essere inadeguata, ho iniziato ad odiare la città, che invece trovo stupenda, per il senso di claustrofobia che mi trasmetteva. E così mi son lasciata nuovamente trascinare dalle cose, e in crisi completa, ho deciso di mollare tutto. E' vero, stare chiusa in un laboratorio a analizzare dati da un computer non era proprio il sogno della mia vita. Tutto ciò che studiavo mi interessava, ma molto superficialmente, più come curiosità personale che come ambito di studio. Però la decisione l'ho presa in un momento sbagliato, ed è la cosa che continua a disturbarmi periodicamente..soprattutto perché sono ancora confusa su cosa io voglio effettivamente. E ancora di più per il fatto che sento moltissimo l'aver rinunciato agli studi di fisica come un fallimento personale. I miei mi hanno sempre sostenuta, ma l'avere un padre fisico, gli zii chimici e la cugina che studia ingegneria, mentre io "mi sono arresa" mi pesa tantissimo. Mi lascio condizionare troppo, lo so. E soprattutto, mi faccio troppi problemi. Perdonate il mio sfogo, con l'unica persona a cui avrei avuto davvero voglia di parlarne ho chiuso i rapporti, ma avevo bisogno di far uscire dalla mia testa tutto sto casino.
(non ho nemmeno riletto, non fate caso a eventuali frasi insensate e/o errori sintattici che fanno rizzare i capelli u.u)