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leggende popolari sulle streghe

  1. #1
    Overdose da FdT
    Uomo
    Iscrizione: 29/9/2004
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    Predefinito leggende popolari sulle streghe

    Il carrettiere e la strega

    C'era una volta un uomo che per mestiere trasportava gente e cose col suo carro.
    Un mattino presto, andato nella stalla per attaccare il cavallo al carro, trova l'animale con la criniera tutta intrecciata.
    Perplesso, si sofferma a sciogliere i crini, poi attacca il cavallo e va al lavoro.

    Il mattino dopo, stessa faccenda: la criniera del cavallo era da capo tutta intrecciata.

    A quel punto, non sapendo che pesci pigliare, il carrettiere si reca a chiedere consiglio ad un uomo del paese che di queste cose se ne intendeva.

    Ascoltato il racconto l'uomo gli disse che era sicuramente opera di una strega, perche' solo una strega poteva fare una cosa del genere e in una notte sola.

    E per scoprirla, doveva fare cosi': nascondersi al tramonto nella stalla e stare ad aspettare. Se vedeva arrivare un gatto, doveva saltar fuori e afferrarlo per la coda. Ma che stesse attento! Una volta presa la coda del gatto, questa sarebbe diventata un ciuffo di capelli di donna... e alla domanda della strega su cosa fosse quel che teneva in mano non avrebbe dovuto rispondere con "capelli", ma con qualcos'altro.

    Cosi' il carrettiere torna a casa e s'appresta a mettere in pratica il consiglio. Al tramonto va nella stalla e si nasconde dietro un mucchio di fieno.

    Aspetta aspetta, a mezzanotte ecco che entra un gatto. Allora lui salta fuori e l'afferra per la coda, che istantaneamente si trasforma in capelli.

    Il gatto allora lesto gli domanda: "che sono questi?".

    E lui: "crine di cavallo!".

    E subito il gatto si trasforma in una giovane ragazza nuda... che pero' gli fa subito una proposta: se l'uomo non raccontava niente a nessuno, in cambio sarebbe stato protetto dalle fatture per sette generazioni.

    E cosi' l'uomo accettò la proposta, dando alla giovane un mantello per coprirsi e riaccompagnandola anche a casa.



    Il gatto-strega (sardegna)


    In una fredda serata d'inverno di tanto tempo fa in un paese della sardegna, mentre il vento fischiava forte, una donna di una certa età se ne stava in casa, al focolare ad arrostire fave. Sulla finestra vicina, un gatto se ne stava ad osservarla, miagolando a piu' non posso.
    Ad un certo punto, la donna, stanca di questo continuo miagolio, si gira verso il gatto e gli fa: "Che hai da miagolare? Vuoi delle fave arrosto?"

    E il gatto sorprendentemente rispose: "denti non ne ho"

    La donna, nemmeno troppo interdetta da questo fatto, gli fece eco: "denti non ne hai? Ora ti faccio vedere io!"

    E preso l'attizzatoio, si volse verso il focolare e rovesciò il treppiede.

    Appena fu fatto, il gatto d'improvviso divenne una vecchia: era la vicina di casa, con la quale tra l'altro, la donna non andava d'accordo.

    A quel punto, fu enorme la soddisfazione della scoperta! Finalmente la donna poteva svergognare la vicina con tutto il paese, presentandola per quello che era, non una brava vecchia come tutti ritenevano, ma una strega che si trasformava in animale per andare a spiare i fatti degli altri!



    La Strega Micillina (piemonte)


    Si narra che verso la meta' del '500 fosse vissuta in Piemonte una strega chiamata Micillina, bruciata sul rogo dopo un processo.
    Nata a Barolo, si marito' con un uomo di Pocapaglia, ma le cose non andavano bene. La gente diceva che la donna aveva il potere di uccidere fulminando la gente con lo sguardo, di deformare i bambini, gettare il malocchio e colpire gli animali.

    Il marito cerco' di risolvere la cosa in maniera energica.
    Ma un giorno, dopo l'ennesima dose di bastonate, caccio' la moglie di casa. Micillina decise di vendicarsi e chiamo' il diavolo per aiutarla; questi non la fece attendere, suggerendole cosa fare. La strega ando' quindi al campo dove lavorara il marito e con una scrollatina all'albero su cui lui era arrampicato, diventò vedova.

    Cosi' Micillina continuo' con le sue fatture e un di' se la prese col fornaio del paese. In quei tempi, era il fornaio che passava di casa in casa a prendere l'impasto del pane, per cuocerlo nel forno comune del paese.

    Cosi' si recava anche da micillina. Ma un giorno arriva, la chiama e questa non risponde. La chiamo' tre volte, ma niente. Allora se ne torno' al forno… ma poco dopo mori'.

    Pero', dopo un altro poco di tempo, in cui la donna continuo' con le sue fatture, Micillina fu arrestata, costretta a confessare e condannata al rogo.
    Ma mentre veniva condotta al luogo della condanna, si iniziarono a sentire nell'aria strani voci e suoni, mentre dal cielo cadevano rotoli di spago. Erano le streghe colleghe che le dicevano "Attaccati, attaccati Micillina", ma lei non poteva perche' il prete di fianco a lei le tirava addosso l'acqua santa.

    Cosi' la strega fu bruciata, si dice sopra un masso chiamato "Bric d'la masca Micillina", dove ancora oggi pare si possano vedere delle macchie rosse, che ne' vento ne' pioggia cancellano.

    Nonostante la morte della strega, i problemi a pocapaglia non cessarono, e la gente diceva che era colpa delle streghe che si vendicavano della sorte di Micillina.



    Il giovane e la pecorella (piemonte)

    Questa leggenda ricorre in varie parti del Piemonte. Cambiano i paesini, ma la storia rimane praticamente identica.

    Si racconta che tanto tempo fa, una sera, un giovanotto stava andando a trovare la sua fidanzata, che abitava in un paese poco distante.

    Lungo la strada, che passava per un bosco, il ragazzo senti' dei rumori, e trovo' una pecorella che s'aggirava smarrita tra i cespugli: appena lo vide gli si avvicino', come per farsi prendere. Dopo un'attimo di riflessione, il giovane le disse "che ci fai qui tutta sola? Vieni con me che ti porto a casa della mia fidanzata" e se la mise sulle spalle.

    Mentre camminava, visto che non c'era nessuno, si mise a parlarle come se fosse stata una persona. Cammina cammina, il peso della pecora aumentava. Eppure, piccola com'era non avrebbe dovuto essere tanto faticoso trasportarla.

    Ma piu' il ragazzo andava avanti, piu' la pecora sembrava aumentare di peso. Ad un certo punto, arrivato ad una salita ripida, il giovane non ce la fece piu' e lascio' andare la pecora dicendo: "vai da sola che non riesco piu' a reggerti".

    Appena lasciata, la pecorella cadde e si mise a ruzzolare per il pendio gridando, finche', finita la caduta fini' contro un masso. Allora ci fu un lampo di luce… e la pecora spari'.

    Sbigottito e spaventato l'uomo allora capi' che quella che credeva una pecorella era in realta' una strega. Chissa' che sarebbe capitato se non l'avesse lasciata cadere! Di sicuro qualche guaio. Quindi ringraziando il signore, il giovane s'affretto a lasciare il bosco e una volta al paese racconto' la sua disavventura.

    Da quella volta nessuno passo' piu' di notte per quel bosco, per paura di incontrare la strega.


    La Masca Marchesa (piemonte)

    Nella zona del Canavese, tra i paesi di Forno e Levone, viveva si dice nel 1839, una vecchia masca chiamata "la Marchesa".
    Secondo le storie, la stessa donna affermava di conoscere e usare la magia, leggere nel pensiero, e avere buoni rapporti con il diavolo.

    Si diceva che al fianco portasse sempre un falcetto, e che fosse capace, con una fettuccia legata alla gamba, di coprire lunghe distanze in pochissimo tempo.

    Successe un giorno, che mentre tornava da Volpiano, ove si era recata a lavorare con altre persone del suo paese, affermo' che era in grado di tornare a Crosaroglio ben prima dei compagni. Questi lo presero per uno scherzo e si fermarono a bere in un' osteria.

    Ma quando alla fine raggiunsero Crosaroglio, la Marchesa era gia' nel suo orto intenta a zappare, ancora con la fettuccia legata alla gamba.

    Quando fu proprio vecchia, e vicina a morire, la Marchesa chiese che qualcuno le sciogliesse la fettuccia dalla gamba. Ma nessuno si fece avanti: sapevano che in quel modo, i poteri della strega sarebbero finiti sullo sventurato che aveva compiuto il gesto.

    Alla fine si decise una cognata, che ando' da lei e le slego' la fettuccia... e cosi' divenne una masca anche lei!



    L'arco delle streghe

    Si racconta in una leggenda di una strega che con una pozione, aveva fatto morire un forestiero di passaggio che le aveva domandato una pozione o un incanto per farlo tornare giovane. Scoperto il malfatto, la strega era stata subito imprigionata in una torre sopra appunto il famoso "arco delle streghe". Visto che la condanna era il rogo, la strega fece un incantesimo e fuggi'.

    Quindi, quando il sorvegliante il giorno successivo ando' li' per vedere la prigioniera, non trovo' piu' nessuno. Al posto della strega vide solo dell'erba bruciata in chissa' quale modo.

    dalla notte successiva, la gente dei dintorni inizio' a sentire dei lamenti provenienti dalla torre, ormai deserta, e la storia inizio' a circolare, anche se non si sapeva a chi appartenesse quella voce, se alla strega stessa o all'uomo che aveva fatto morire avvelenato.



    Il marito e la Janara (Campania)

    Una vecchia leggenda racconta che tanti anni addietro, una notte un uomo, svegliatosi all'improvviso, si rese conto che la sposa non era a letto accanto a lui.

    Allora si alzo' e si mise a cercarla per tutta la casa, ma cerca e gira, non riusci' a trovarla, e se ne torno' a letto.
    La notte successiva, incuriosito, pensò bene di spiare la moglie, per vedere che mai facesse.

    Fece cosi' finta di addormentarsi, e ad un certo punto vide la donna che zitta zitta si alzava e andava a prendere una boccetta. Con il contenuto inizi' a cospargersi il corpo, e finito cio' si lancio' dalla finestra prendendo il volo.

    A quella vista il marito rimase stupefatto e il giorno dopo decise di sostituire il magico unguento con dell'acqua.
    Alla terza notte, la moglie che nulla sospettava, attese che l'uomo s'addormentasse, e quando le parve immerso nel sonno, s'alzo' e ando' a prendere la sua boccetta per ungersi e lanciarsi di nuovo in volo, ma precipitò nel cortile sottostante.

    Dopo il tonfo, il marito scese a soccorrerla, e mentre la stupefatta donna lo guardava dolorante, le disse: "Meglio na mugliera cu 'e cosce rotte, ca janara".
    (Traduzione: "Meglio una moglie con le gambe rotte, che strega")

    Le streghe di Masceta (Toscana)

    In Garfagna, proprio ai piedi del paese di Magliano, sul lato a sinistra della piccola valle, tra secolari alberi di castagno, nei tempi andati c'era una sorgente d'acqua freschissima, che era chiamata la fonte di Masceta.

    Si narra che tanto tempo fa, in una notte di luna, un uomo del borgo, andando verso la fontana, si trovò improvvisamente davanti ad una scena incredibile: alla luce di un falo', giovani donne scarmigliate e mezze nude, danzavano selvaggiamente.

    Alla vista dell'uomo, le donne, che erano streghe, gli si gettarono contro. Il poveraccio, vedendosi perduto, prese il suo coltello a serramanico e formando una rozza croce, riusci' a salvarsi.

    Da quella volta, dopo il tramonto, chi andava alla fonte, non mancava di portare con sé un piccolo rosario o un altro segno sacro.




    Il pescatore e le streghe (Friuli)

    C'era una volta un pescatore che quando andava a prendere la barca per andare a pescare, al mattino, non la trovava mai dove l'aveva lasciata la volta prima, e la trovava pure con dell'acqua dentro, come se fosse stata adoperata durante la notte.

    Un bel giorno, stancatosi della cosa, si nasconde dentro la prua della barca dove stavano le reti. Si mise ad attendere, ma, non arrivava nessuno. Ma ecco che verso la mezzanotte arrivano sette vecchie che salgono sulla barca senza esitazione.

    La piu' vecchia ordina a voce alta: "Avanti per sette", ma la barca rimane ferma. E lei di nuovo: "Avanti per sette!", ma la barca rimane sempre ferma (e non poteva muoversi per il fatto che con il pescatore erano in otto). Quindi la donna esclama con tono di rimprovero: "Avanti per otto, allora!", e la barca scivola lungo l'Anfora e poi nel mare, finche' non arrivano in un luogo dove le donne scendono.

    Il pescatore, dopo avere aspettato che fossero scese tutte e allontanate, scende anche lui e si ritrova in un posto bellissimo, pieno di piante, di fiori e di frutti di ogni qualita', e da lontano riesce a vedere le donne che fanno una grande festa insieme ad altre. Quello era il famoso prato della Maganza. Per paura di essere scorto, subito si nasconde di nuovo nella barca, ma prima raccoglie uno di quei bellissimi fiori che crescevano li'.

    Prima che si alzi il sole, le sette donne (che erano delle streghe) ritornano sulla barca. E la piu' vecchia di nuovo ordina : "Avanti per sette!". Ma la barca non si muove. E la donna: "Avanti per otto, allora!", e dice piano fra se': " Vecchie come siamo, non avrei mai pensato che una di noi fosse incinta...".
    E la barca si avvia e ripercorre il tragitto precedente fino a raggiungere il suo posto sulla riva del fiume.
    Le vecchie scendono e si salutano: "Arrivederci alla prossima notte".

    Il pescatore, meravigliato per tutto cio' che aveva visto, il mattino seguente, di domenica, va alla messa e si appunta sulla camicia, tutto borioso, il fiore che aveva raccolto durante la notte.

    Appena giunto sulla porta della chiesa, una donna lo ferma: "Allora eri tu l'ottavo!", dice, "Sei venuto con noi nel prato della Maganza la notte scorsa. Ricordati di non confidare a nessuno quello che hai visto, altrimenti avrai soltanto disgrazie. E getta via anche quel fiore, che nessuno deve sapere che esistono posti simili".

    Il pescatore, per la gran paura presa, fece come gli aveva detto la strega. E da allora nessuno gli tocco' piu' la barca.


    Lo pian dle mahque: Il pianoro delle streghe (piemonte)

    Il pianoro delle streghe e’ una spianata su di una cresta che unisce Cima Rosta a Cima Loit, tra il vallone di Guaria e la conca sopra il santuario di Prascondù, nel comune di Ribordone.

    In questo luogo si dice che si ritrovassero le masche a far convegno.

    Una delle storie in merito narra di un gruppo di cacciatori che proprio li’ scorsero sette bellissimi camosci. Subito fecero fuoco sulla selvaggina, ma senza ottenere nemmeno la fuga degli animali. Al secondo tentativo fecero nuovamente cilecca, e quando provarono ad avvicinarsi, i camosci scomparvero nel nulla. Che fossero proprio le masche?

    Un’altra narra di un calderaio della val Soana, che di passaggio nel genovese per affari si fermo’ in un’osteria. Li’ incontro’ una donna, mai conosciuta, che si mise a fissarlo in maniera imbarazzante, finche’ non gli si avvicino’ dicendo: “io ti conosco… passo spesso dalle tue parti”.

    Allora il calderaio, tranquillizzato e contento di trovare qualcuno con cui parlare, domando’ alla donna in quale luogo si recasse a soggiornare, quando passava dalla sua valle.



    E a quella richiesta, la donna rispose ridendo: “al pian dle mahque”, e scomparve lasciando l’uomo con un palmo di naso.



    Le masche della montagna (piemonte)

    Si diceva una volta di una vecchia e di suo figlio che vivevano in montagna con due pecore. Piu’ in alto, in una cascina stavano invece madre, figlia e due capre.

    I due giovani iniziarono a frequentarsi, e il ragazzo innamorato andava spesso a trovare la fidanzata.

    Ma la vecchia, la madre del ragazzo, quando si accorse del fatto, mise una croce al collo del figlio, e gliene diede un’altra da portare alla ragazza, perche’ ne’ lei ne’ la madre le piacevano. Lui ubbidi’ di buon grado, e consegno’ la croce alla ragazza, che in cambio gli diede uno scialle da portare a sua madre.

    Ma questa non volle ne’ usarlo ne’ toccarlo, anzi, disse al figlio: “appendilo a quella pianta li’”, e quando lui attacco’ lo scialle all’albero, questo avvampo’ in una fiammata.

    Allora la donna disse al figlio : "Vedi che avevo ragione, che non sono persone da frequentare? Hanno qualche potere diabolico, sono dei mascun!".

    Cosi’ il ragazzo si reco’ dalla fidanzata e dalla madre per dirgli cos’era successo, ma quando arrivo’ dove doveva essere la cascina, non trovo’ piu’ nulla. Niente ragazza, niente capre, e nemmeno la casa.

    Disperato si mise in cerca della ragazza, ma fini’ per cadere in un precipizio e mori’, certo per intervento delle due donne che avevano voluto portarlo con loro.


    Il violinista e il ballo delle streghe (Toscana)

    Una notte, un pastore di Fornovolasco, che era anche un bravo violinista, venne svegliato da due donne che lo portarono ad una festa a "Pian delle Noci".

    Appena fu li' il pastore violinista si rese conto di essere circondato da streghe, e quando inizio' a suonare queste si misero a danzare come folli.
    Nel mezzo di questo ballo forsennato, di tanto in tanto le streghe gettavano delle monete al violinista.

    Questo duro' fin verso le quattro, quando poi le streghe si allontanarono svanendo nell'aria. Allora l'uomo torno' a casa, e si mise a dormire, ancora frastornato per l'accaduto.

    Il mattino dopo, a mente piu' lucida, decise di contare le monete gettategli dalle streghe, ma si accorse amaramente che eran diventate tutte sterco di capra.

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  3. #2
    FdT quasi assuefatto
    Donna 38 anni da Vicenza
    Iscrizione: 8/3/2005
    Messaggi: 312
    Piaciuto: 0 volte

    Predefinito

    a chi interessa, nel libro di Tersilla Gatto Chanu "Streghe, storie e segreti" è pieno di storie simili

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