IL MISTERO DEL MALE-
È l’interrogativo: se Dio c’è, perché ci deve essere il male? perché le cose debbono andare tanto alla rovescia? perché c’è questa tolleranza di offese, di bestemmie, di peccati? perché le vicende umane non sono meglio regolate?
La tentazione, assai comune, si manifesta così acuta, che gli ingegni più eletti, a cominciare da Sant’Agostino, hanno provato l’urto, l’inciampo nel considerare questa scena del mondo, che sorprende e sgomenta. Ci sono stati coloro i quali hanno detto che Dio ha creato un mondo perfetto, ma essi sembrano smentiti dalla realtà; e così non pochi si chiedono che deve pensarsi di un Dio il quale crea e tollera delle cose imperfette. D’altra parte sappiamo come molta letteratura, divulgata dopo la guerra, imputi nientemeno che a Dio tutte le nostre disgrazie, le nostre mancanze; e rovesci contro di Lui, con sacrilega protervia, l’insieme del male inesplicabile che troviamo nel mondo.
Sorge, allora, un altro quesito: quale contegno tenere? Dobbiamo combattere il male, fare una crociata, per sradicarlo da questo mondo, sino ad usare anche le forze esteriori materiali, il potere della spada? Leggiamo il Vangelo e troveremo una immensa luce. Dio stesso è il protagonista della parabola oggi rievocata. È lui, il padrone del campo, a dirci: No; non strappate ora la zizzania poiché c’è il rischio che sradichiate anche il grano; non agite in questa maniera, perché altrimenti ne andrebbe di mezzo anche il bene; non dovete combattere il male in modo violento, perché sarebbe proprio rendere male per male. Invece la sapiente regola è che bisogna vincere il male col bene, e allora ecco un aspetto del vasto, modernissimo problema: l’atteggiamento degli uomini, definito, a seconda dei diversi casi, degli individui, delle ideologie : tolleranza, convivenza, transigenza, indifferenza, pluralismo. Insomma, come ci si deve comportare dinanzi all’irrompere e alla molteplicità, alla aggressività del male? Si deve rimanere impassibili, lasciar che le cose vadano per la loro china, od opporsi in qualche maniera? si deve forse attenuare la fede nella giustizia, sottostare, a proposito del mondo, allo scetticismo che sembra ormai guadagnare i magni intelletti del nostro tempo, secondo cui bisogna essere indifferenti, perché la morale è un’entità sui generis, anch’essa mobile come tutte le altre cose, e perciò occorre adattarsi?
Ecco spiegazioni, che equivalgono a transigere, a ripiegare su compromessi. Si tratta di adattamenti, vili in fondo, poiché si rimane sconfitti dalla incapacità di spiegare e di vincere il male.