Ascanio Celestini () è un attore teatrale, uno scrittore e un drammaturgo. È un mito, davvero.
Lo seguo da un po’, grazie ad intervisti ed interventi vari su temi di attualità e soprattutto grazie alla sua partecipazione al programma della Dandini, Parla con me.
L’ho “scoperto” per caso in libreria un paio di anni fa, acquistando La pecora nera. Si ride e si piange in questa fusione di tragico e comico, in cui Celestini si (e ci) immerge nel mondo dei malati di mente attraverso il racconto di Nicola.
Poi, sapendo della mia passione per quest’uomo, mi è stato regalato la sua opera sulla seconda guerra mondiale, ovvero il libro Scemo di guerra, e il DVD con lo spettacolo.
Monologo impressionante, con la sempre presente alternanza di disperazione e coinvolgente delirio.
Scenografia semplicissima e ritmo della narrazione rapido, praticamente privo di pause.
Storie e personagi fantastici, surreali ma intrecciati al vero, anche perché la narrazione è sempre ancorata alla realtà (Celestini infatti conduce sempre un lavoro di indagine attraverso interviste e laboratori).
E voi, conoscete questo artista romano che è stato anche citato da Sanguineti () in un’intervista di Alias dello scorso gennaio come esempio di giovane che utilizza bene i suoi strumenti? (“Se dovessi indicare oggi una persona che mi piace, e che mi piace anche per la complessità di scrittore, di attore, di elaboratore in forme completamente diverse, penso ad Ascanio Celestini (…)”)