Trama:
Il circo, con le sue fascinazioni, ha sempre attratto il mondo del cinema e molti registi, da Federico Fellini a Tim Burton, lo hanno raccontato, ciascuno a suo modo. Per questo l’intensa storia d’amore e di circo raccontata da Sara Gruen nel romanzo “Acqua agli elefanti” (edito in Italia da Neri Pozza e recentemente ridistribuito per la collana Beat) non poteva sfuggire a Hollywood. Il circo è stato nel corso dei secoli (e in parte continua a esserlo) lo spettacolo per eccellenza: fatto di luci e lustrini, di illusioni ed emozioni, è lo show che più di tutti punta a suscitare lo stupore, e da sempre animali e acrobati ne sono le vere star. Per l’adattamento di un romanzo del genere, esiste un uomo a Hollywood che è una vera garanzia: lo sceneggiatore Richard LaGravenese. Si può amare o meno il melò, comunque resta uno dei generi maggiori nella storia del cinema americano, e LaGravenese questo genere lo conosce benissimo e lo ha declinato in script bellissimi come “La leggenda del re pescatore”, “L'amore ha due facce”, “L’uomo che sussurrava ai cavalli” e il più recente “P.S. I Love You”. Per questo, per approcciarsi a “Come l’acqua per gli elefanti” si può bellamente sorvolare sul nome del regista (quel Francis Lawrence che ha diretto i discutibili “Constantine” e “Io sono leggenda”), e concentrarsi invece su colui che è attualmente il re del melodramma made in USA.
La scelta del cast aveva fatto storcere il naso ai puristi: le età dei tre protagonisti e il loro aspetto fisico non combaciavano alla perfezione con quelli del romanzo. Ma chi altri, se non Reese Witherspoon, da sempre amante degli animali, poteva trasmettere la simbiosi che Marlena ha con cavalli ed elefanti? Robert Pattinson, al di fuori della "Twilight Saga", ha già avuto modo di essere un interprete con qualcosa da dire, e Christoph Waltz, nei panni costosi di August, incarna un cattivo schizofrenico, ora spaventoso e crudele, ora realmente affascinante, affabulatore. Per non parlare poi della vera stella: l’elefante femmina che letteralmente riempie la scena, che interagisce con gli attori, gioca con loro, si esibisce e si diverte a fare la star. I colori, le luci, lo scintillio del circo dominano per oltre metà film, nella “più spettacolare extravaganza dei Fratelli Benzini”, lo show a cui tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di assistere. Poi sopraggiungono il triangolo amoroso, la ribellione a una tirannia, l’affermazione di se stessi e molto altro, lasciando comunque il sentore che tra le pagine scritte ci fosse ancora di più.
Dai ritmi dilatati e i dialoghi romantici, “Come l’acqua per gli elefanti” è un vero melò, di quelli tanto cari al pubblico femminile. E non è tanto per l’idolo delle figlie e delle mamme Robert Pattinson, quanto per il fatto che film come questo hanno fatto tintinnare denari nelle casse della Kleenex per anni. Come chi scrive ha già avuto modo di ribadire altrove, il melodramma, il coinvolgimento e la commozione che ne conseguono non sono qualcosa di cui ci si debba vergognare. Questo è un film romantico, e il ritmo si culla nel lento e dolce miele della storia. Cosa chiedere di meglio?