L’altra mattina, esco di casa per fare quattro passi. Con i pensieri che c’ho per la testa, mi sono distratto un attimo - e quando ho sbattuto la crapa contro un cartello seganletico ho letto: Pietrapertosa (PZ, Piccole Dolomiti Lucane).
Già che c’ero, ho chiesto dove potevo mangiare qualcosa: mi hanno spedito a una festa appena fuori paese. Era un raduno di moldavi: a parte la nostalgia per la patria lontana, raccoglievano fondi per finanziare la campagna contro l’estensione dei PACS agli animali (proposta di legge Pecoraro, Pecorella, Gallo).
Per attirare un po’ di gente, avevano invitato Roberto Benigni, che gli stava declamando il Bardo Todol (libro tibetano dei morti) in toscano trecentesco. Poi interveniva Ruini in videoconferenza dal canile di Castelgandolfo.
Io sono un crapù e il toscano del Trecento dopo un po’ mi stanca, non lo capisco bene. Cominciavo a tirare sbadigli tipo Orecchio di Dionigi (SR), quando mi si avicina una gnocca moldava: mi dice se andiamo a letto insieme. Gentilmente, la ringrazio ma le spiego che sono sbadigli di noia e non di sonno. Siccome insiste, le spiego che è un po’ presto per andare a dormire; poi, non glielo dico, ma mi vergogno: non ho dietro neanche il pigiama.
La gnoccona mi strizza l’occhio e mi dice di stare tranquillo che non mi fa pagare tanto. “Ah, c’hai l’albergo!” le dico. Niente albergo: lei lavora in casa.
“E mi fai pagare per farmi dormire a casa tua!?”
“Tu vorresti venire a letto gratis?”
Sarà la lingua ma io questa non la capisco.
Lei mi guarda un po’ storto e mi fa: “Ti ha spiegato niente la mamma?”
Che c’entra, mia mamma mica capiva il moldavo.
Tira giù due porconi in serbo-croato e se ne va.
Io mi avvicino a Benigni per scroccargli un autografo e lui mi fa: “Te tu ti conosco!”
“Certo, ho visto tutti i tuoi film!”
Mi guarda un attimo così; poi spara a bruciapelo (*):
“Fatti non foste a viver come bruti /ma per seguir virtute e conoscenza! Perché non sei andato a letto con la moldava?”
Ma pure te tu ti ci metti, Benignaccio!
“Non vado mai a letto così presto. E poi – mi avvicino al suo orecchio e abbasso la voce – non c’ho nemmeno il pigiama”.
“Ma a te la tu’ mamma ‘un la t’ha spiegato nulla?”
Ancora ‘sta storia! Mia mamma non capiva nemmeno il toscano del Trecento, se è per quello. E poi è lei che mi ha insegnato che in casa d’altri non si va a dormire senza pigiama.
Mi sono rotto; decido di rientrare a casa. Mia. Chiedo a un tizio con la faccia da zingher qual è la strada per Roma; l’imbecille mi risponde: “Tutte le strade portano a Roma!”.
Io, devo stare attento a non farmi portare fuori strada dai miei pensieri – ma ce n’è di gente strana in giro ….
(*) variante lucana dello sparo a lupara