Brutta bestia, la fame. Io una volta l’ho incontrata, di notte, nel bòsco …..
Stavo andando dalla nonna, che se ne stava a letto malata, per recarle cibo e conforto, quando …. orcalòca ho sbagliato fiaba.
Quella notte – se non era pasqua era ferragosto - non riuscivo a prender sonno – vuoi che avessi l’esca sbagliata vuoi che avessi Saturno nei Gemelli o un sassolino nelle scarpe (io dormo sempre con le scarpe ai piedi, per non farmi sorprendere come le famose vergini stolte: se arriva lo sposo, io voglio essere pronto a scappare, prima che mi becchi a letto con sua moglie).
Mi decido: balzo dal letto, mi lusso una spalla e mi fratturo un perone - mai che mi ricordassi che dormo in un letto a castello, al piano alto - perché si sa mai, se si allaga la casa ….
Ho visto le stelle del firmamento, ma però (lo so che non si dice ‘ma però’, ma io sto scrivendo) è stato uno spettacolo da cinemascope. Tanto che ad un certo punto arriva uno che voleva farmi pagare il biglietto. E io a insistere che il biglietto non l’ho preso e mi rifiuto di pagarlo. Devo starci attento, perché a forza di rifiuti la pattumiera punta al tutto esaurito – e dopo, l’esaurimento glielo devo curare io.
Insomma, non riesco a dormire; mi alzo; prendo ‘Gli esercizi di stile’ di Queneau (1) e comincio a metterli in pratica, tanto per sgranchirmi un po’ i muscoli. Ma c’è qualcosa che non mi quadra, mi ritrovo intorcinato peggio che un contorsionista del kamasutra. Mi devo decidere a comperarmi l’edizione in italiano.
Mi sciolgo, vado al frigorifero, lo apro, ne tolgo il quarto volume della Treccani (2) e …. ocacchio, quanto fa ‘un quarto di tre cani’?
Su questo quesito vado in catalessi mentale. Cerco conforto nell’alcol, ma mi dicono che è uscito.
Gli chiedo ugualmente: “Lei che ne pensa di me?”
“Perché non lo chiede direttamentea lei?”
“Sa, preferisco il discorso indiretto”.
“Mi dispiace, ma non parlo l’indi”
“In compenso il suo retto parla per lei”.
“Non è bello ciò che ha detto”.
“In effetti, è bello ciò che piace”.
Sorpreso da questo mio dire ardito, mi fissa, mi fissa e alla fine mi fissa un appuntamento. Decidiamo di uscire insieme – ma non ci passiamo, insieme, dalla stessa porta.
E’ a questo punto che avverto una violenta fitta tra l’inguine e la nuca. Essa mi ringrazia dell’avvertimento ma io le ingiungo di non cambiare discorso. Dopo una breve esitazione, mi asseconda, tira fuori una ventina di fogli A4 e comincia a leggere.
Fossero stati fogli A3, a quest’ora saremmo bloccati sulla Salerno-Reggio Calabria.
Sempre meglio che essere bloccati qui, senza sapere dove andare.
NOTE
1. http://it.wikipedia.org/wiki/Raymond_Queneau; http://www.girodivite.it/antenati/xx...i_stile_rr.htm
2. http://www.treccani.it/site/www/index.htm