Nessuno può competere con il re della sfiga – che sarei poi io. Già il fatto che son nato è una sfiga bella e buona - non si sa ancora se più per me o per gli altri.
Quel mascalzone che sarebbe diventato mio papà era un donnaiolo peggio del Briatore: se ne portava in camporella più lui che il resto della compagnia. Una sera che ne aveva rimorchiata una nemmeno tanto bellina (chi si contenta gode, era il suo motto), c'era la luna e un'arietta fina fina che gli venne voglia di farlo sul prato. Mentre stendeva la coperta (altrimenti le senti le formiche come s’incazzano, nel loro piccolo) si punse con un rovo e gli restò la spina nel dito pollice. Tanta era la voglia che se ne fregò.
Al momento di infilare il guanto sul battista, il culo della spina fece un graffietto nella gomma … ed eccomi qua! frutto dell' amore e del rotto della cuffia.
Vi ho raccontato della mia concezione (o concepitura o concepimento?), non proprio calcolata al millesimo. E se nascevo femmina mi chiamavano Rosa, perché essendo figlia di una spina…
Quello del preservativo bucato non se l'è sposata, la mia mamma; così lei si è ritrovata ragazza-madre. Non sono nato spontaneamente: un giorno mia mamma, mentre camminava per strada, svoltando un angolo, un po' soprapensiero, s'è trovata faccia faccia con La Russa che distribuiva volantini dell' allora MSI. Per lo spavento ha avuto le contrazioni anticipate (mia mamma, non La Russa) e hanno chiamato l'ambulanza. Sul percorso per tornare in ospedale, però, c'erano dei lavori in corso: l’ambulanzaè finita con una ruota sopra lo spigolo di un tombino sollevato e ha forato (aridagli!). La ruota di scorta l'avevano rubata nel corso della notte: hanno dovuto chiamare un altro mezzo. Nel frattempo, La Russa tentava di prestare assistenza legale a mia madre, per il fatto della paternità, aggravando ancor più le condizioni della puerpera. E' così che io sono nato radicalmente antifascista.
Una volta arrivata in ospedale, scoppiò un furioso temporale che mise fuori uso l' intero impianto elettrico; i generatori stavano facendo la gara d’appalto per comperarli nuovi. E' andata a finire che mi hanno fatto nascere al buio e al freddo e facevano anche gli spiritosi, dicendo a mia mamma che quell'altro che era nato così era diventato famoso… che poi lei per tutta la vita mi ha detto che ero una croce.
Il mio è stato un parto a lume di candela e forse per questo, una volta adulto, non ho mai sopportato i party a lume di candela.
Mia mamma è nata con il colesterolo alto e così le hanno proibito da sempre latte e latticini. Col risultato che nel suo latte non c’erano grassi, era un po' come il latte scremato a lunga conservazione. Non ha potuto allattarmi, insomma e mi hanno affidato a una balia. Questa simpatica signora, andando un mattino al mercato, si imbattè improvvisamente in La Russa che volantinava e perse il latte all'istante. Dopo vane ricerche, rinunciò a cercarlo e dovettero sostituirla. Fortuna era ancora in garanzia.
La nuova balia era una tipa molto acida e anche il suo latte ne risentiva. Solo che a me tutto 'sto acido mi faceva un certo effetto … è in quel periodo che ho sperimentato i miei primi trip, dai quali mi sono salvato solo con una terapia d'urto suggerita dal nonno paterno: trippa a volontà ogni volta che partivo. Come dire: dal trip alla trippa.
E siamo ai due anni.
Ricorderò sempre il giorno del mio secondo compleanno: le candeline si sciolsero tutte sulla torta in mezzo alla panna, nessuno se ne accorse e finimmo tutti all' ospedale (la cera non era mica di quella buona). Lì mia mamma conobbe un infermiere molto simpatico, che la mise incinta, perché mia mamma sbagliò il conto dei giorni e lui non mise la retro: sul più bello, entrai io nella stanza, punto da una zanzara.
Anche l'infermiere non sposò mia mamma, che però mi voleva bene ugualmente.
La nascita del fratellino ci costrinse a cambiare casa; durante il trasloco mi addormentai dentro uno scatolone da imballaggio vuoto, che fu mollato in una discarica clandestina con tutto il resto degli scarti. Quella notte si accampò lì vicino una piccola carovana di zingari: sentendo piangere lo scatolone, pensarono ad un qualche spirito maligno e si spaventarono tutti a morte e non chiusero occhio tutta la notte.
Quando la mattina riuscii finalmente a saltar fuori dallo scatolone, mi rifilarono una scarica di botte liberatoria - per loro. Però mi presero a cuore e dopo avermi portato al pronto soccorso mi adottarono e mi trattarono come figlio loro. Cioè andavo a chiedere la carità con qualsiasi tempo e dovevo anche cercare di sgraffignare il portafoglio a quelli cui chiedevo la carità. Perché, da sfigato, ero capitato nell'unica comunità di zingari che ancora viveva così.
Ma della mia vita da zingaro nulla dirò, perché sicuramente avrete tutti letto la mia autobiografia integrale in 15 volumi e 23 tomi, pubblicata dalla Mondadori di Berlusconi proprio il giorno prima della morte dell'editore.