Ho scritto questo testo nel 1966/67, quando frequentavo il liceo Marco Galdi di Cava dei Tirreni (SA) , ma non lo ricordo tutto. Sarei grato a chi ne fosse a conoscenza di completare la seconda parte, che prende spunto dal titolo
Una mattina me ne andavo per la via
pensando ai cazzi della vita mia
quando vidi sparsi su un muretto
una mutanda, due calze e un reggipetto
Dietro il muricciòlo, col ditino
una ragazza faceasi un ditalino
e alternava al dito della mano
una carota che mettea nell'ano
Hai quanto a dir com'era è cosa dura
esta scena arrapante ed aspra e forte
che al sol pensier s'intosta a dismisura.
Ella mi disse: fermati, che fai!
Piàcciati di restare in questo loco
e brucerotti con quel sacro foco
che m'arde proprio qui: e fece segno
a quel buco peloso, nero e degno
d'un ercole, d'un mulo o d'elefante
tant'era aperto, e io che militante
son nell'esercito di venere e cupido
cacciai il mio baston cotanto fido.
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il resto non me lo ricordo più