Credeva fosse un ladro, potrebbe essere assolto
MILANO - Ha strangolato la moglie nel sonno, convinto che fosse un ladro che si era introdotto nel loro camper. Ma Brian Thomas, 59 anni, di Neath, sud del Galles, potrebbe essere assolto dall’accusa di omicidio per insanità mentale, visto che avrebbe agito mentre era sonnambulo. Come hanno, infatti, stabilito i medici che lo hanno sottoposto ad una serie di test, l’uomo soffrirebbe di disturbi del sonno da almeno 50 anni e il suo comportamento sarebbe «coerente con il concetto giuridico di automatismo».
LA DIFESA - Per questo motivo, il pubblico ministero, Paul Thomas, si sarebbe detto favorevole a non incriminarlo per omicidio colposo, ma a richiedere, invece, un verdetto speciale di non colpevolezza per motivi di insanità mentale. «In pratica – ha spiegato l’avvocato dell’accusa – al momento della morte, l’imputato era addormentato e, quindi, la sua mente non aveva il controllo su quanto stava facendo il corpo». Secondo la giurisprudenza, due sono i tipi di “automatismi” riconosciuti: quello folle e quello non folle. A detta dell’accusa, «questo sarebbe un caso di automatismo folle, perché i disturbi del sonno di cui l’imputato soffre sin da bambino facevano ormai parte di lui e non sono un problema che si poteva curare». L’avvocato della difesa, Elwen Evans, sostiene, invece, che si tratti di un automatismo “non folle”. Da qui, la richiesta di proscioglimento fatta dalla difesa, mentre il pubblico ministero ha richiesto l’internamento di Thomas in un ospedale psichiatrico. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato lo stesso signor Thomas a chiamare il 999, il numero per le emergenze, alle 3.49 del 26 luglio dell’anno scorso quando, al risveglio dopo una notte piena di incubi durante la quale aveva sognato che c’erano degli intrusi nel suo camper, si sarebbe ritrovato accanto il corpo senza vita della moglie Christine, con cui era in vacanza ad Aberporth, nel Galles occidentale, per festeggiare il quarantesimo anniversario di matrimonio.
LA TESTIMONIANZA - «Penso di aver ucciso mia moglie – ha raccontato l’uomo all’operatore del 999 che aveva preso la sua chiamata, registrata e fatta ascoltare in aula - . Credevo che qualcuno si fosse introdotto nel camper e io stavo lottando con questi teppisti, ma invece si trattava di Christine. Devo aver sognato o qualcosa di simile. O mio Dio, che cosa ho fatto?». Dieci minuti dopo quella telefonata, gli agenti che sono accorsi nel parcheggio pubblico dove i Thomas avevano posteggiato il loro mezzo hanno trovato la donna morta strangolata e il marito in lacrime, che singhiozzava «lei era tutta la mia vita». A quanto è emerso, l’imputato avrebbe interrotto l’assunzione degli antidepressivi e delle medicine per curare il Parkinson proprio durante la vacanza con la moglie, perché compromettevano le sue prestazioni sessuali, visto che i due dormivano insieme, a differenza di quanto avveniva a casa, dove erano in camere separate. Intanto il processo continua. (corriere)
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Ma smettere le medicine non equivale ad essere responsabile sapendo della propria condizione ? oppure è veramente innocente in un modo
o nell altro come sostengono accusa e difesa e quindi va assolto e la circostanza di non aver assunto medicine è un fatto solo marginale in quanto compromettevano le sue prestazioni sessuali
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