Santamente ispirate e saggiamente orientate, le suore clarisse ieri hanno dedicato un’intera giornata di preghiera alla televisione. Non che non ce ne fosse bisogno, casomai il problema è capire se la pur ottima iniziativa possa bastare. C’è da dubitarne: basta passare qualche ora davanti al video per convincersi che, più che qualche partecipato rosario, sarebbe il caso di chiamare direttamente l’esorcista (se ce ne sono ancora in attività). “Vieni fuori, Satanasso!”, e sarebbe un fuggi fuggi infernale da trasmissioni di ogni razza – a meno che pure il diavolo, che in quanto a vanità non è secondo a nessuno, non si facesse poi convincere da qualche produttore a entrare nel cast di un reality: due corna svettanti, tra tette smisurate e arrapamenti dilaganti, degnamente figurerebbero e televisivamente invoglierebbero. Non è escluso, anzi probabile. Proprio per questo, è ancora più ammirevole l’appello delle monache di clausura al cielo a mettere un po’ d’ordine sul piccolo schermo. Il Signore che tutto può – anche se certo non avrà particolare intenzione di finire a discutere di palinsesti a Cologno Monzese (e che dovrebbe dire: “Avete dei tronisti pure voi?”) né di farsi vivo durante le riunioni del cda Rai (capirai che impressione, quando si accende il dibattito sui famosi dell’Isola) – si potrebbe, nella sua infinita bontà, regolare in due modi: o mettere un po’ di sale in zucca ai dirigenti televisivi (dovesse dragare per avere la minima quantità tutte le restanti saline siciliane) oppure mandare direttamente e risolutamente una bella fulminata tra capo e collo. Lui è tipo che può fare cose del genere: Sodoma, Gomorra e il “Grande fratello”, si potrebbe un giorno leggere, con qualche giustificata soddisfazione, in un aggiornamento biblico.
Le clarisse, con intelligenza e devozione, hanno fatto tutto quello che potevano fare – stando pure il fatto che la loro fondatrice, santa Chiara, è da oltre mezzo secolo la protettrice della televisione. E già qui si annota un paradosso: quale protettrice della televisione (anche se sarebbe il caso di passarla direttamente al rango di protettrice dei telespettatori) è santa Chiara, le cui seguaci la televisione non la guardano proprio, neanche per sbaglio. Anzi, non ce l’hanno neppure. Il che, oltre a rendere chiaro in quale considerazione il chiassoso elettrodomestico è tenuto in cielo, rende palese il fatto che per dirne male non serve prenderne diretta visione. Ora, se le monache che hanno elevato ispirate preghiere mai posano lo sguardo sullo schermo, di sicuro alle orecchie delle consorelle sarà arrivata voce di quello che hanno la fortuna di perdersi (ma come potrà mai essere stata presentata, per dire, una roba come “La talpa”, che a volerla raccontare fa quasi più impressione dell’Apocalisse di san Giovanni?). Tanto deve essere sembrata allarmante la situazione a quelle sante donne, che si sono decise a una giornata intera di meditazione sulla faccenda. Tutto quello che potevano fare, loro l’hanno fatto.
Adesso tocca a santa Chiara darsi da fare. In maniera garbata, quale la sua santità richiede e la sua figura ispira, ma decisa. Per dire, repentino e inspiegabile sprofondamento dell’auditel di fronte alle schifezze più palesi. Crollo di scenografie di cartongesso all’avvio della sigla di certi talk show che manco Giobbe vorrebbe più trovarsi di fronte. Improvviso black out che impedisca la messa in onda di squinternate e squinernati senza arte né parte – braccia sottratte, per dire, alla zappatura dell’orto del monastero. C’è anche chi propone, per meglio riconsacrare quella sorta di antro dell’inferno (digitale), nuovi programmi sulle vite dei santi. E qui cascano le braccia pure a santa Chiara…
Le suore di clausura pregano per la tv, ma ormai ci vorrebbe l’esorcista - [ Il Foglio.it › La giornata ]