Gli italiani tornano alla vecchia ossessione: il fumo. E il Paese registra nel 2009 un’inversione di tendenza: per la prima volta dopo 6 anni si registra un aumento dei tabagisti. A trainare la crescita le ricadute di chi aveva detto addio alle "bionde". Ex fumatori che riprendono a fumare, complice l’effetto crisi, azzardano gli esperti. Oggi non si separa dalla sigaretta il 25,4% della popolazione over 15, vale a dire 13 milioni di persone, di cui 7,1 milioni di uomini e 5,9 milioni di donne. Nel 2008 il dato era inferiore di 3,4 punti percentuali (22%). A fotografare ’l’Italia del viziò è un’indagine Doxa commissionata dall’Istituto superiore di sanità (Iss), realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e la Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt).
Secondo i dati, raccolti attraverso 3 mila interviste e presentati oggi nel capoluogo lombardo in vista della Giornata mondiale senza tabacco (31 maggio), all’aumento degli italiani stregati dalle ’biondè corrisponde una diminuzione degli ex fumatori, passati dal 18,4% del 2008 al 14,6% del 2009. Non si registrerebbe, invece, un incremento nelle vendite di tabacco, che anzi nel 2008 sono calate dello 0,8%.
Quasi 4 tabagisti su 10 fumano dalle 15 alle 24 sigarette al giorno, uno su due si ferma sotto le 15. Lo zoccolo duro è nella fascia 25-44 anni, dove si registra una prevalenza del 32,1%, mentre si eguagliano le percentuali dei giovani fumatori (15-24 anni) e degli adulti dai 45 ai 64 anni, entrambi intorno al 29%. La prima ’biondà? Arriva in media a 18 anni. E 6 italiani su 10 confessano di essere finiti nel tunnel della dipendenza per spirito di emulazione o comunque in compagnia di amici e compagni di scuola.
Il 27,5% dei fumatori, secondo l’indagine, ha accarezzato l’idea di smettere, ma i tentativi non sono andati a buon fine. L’addio alle sigarette è durato da qualche giorno per il 21,7% a qualche mese (29,2%). E c’è anche chi ha ripreso a fumare dopo qualche anno di stop (18,6%). Sono proprio gli ex fumatori ricaduti nel vizio a spingere in parte l’aumento dei tabagisti registrato quest’anno.
«C’è chi ha ripreso la sigaretta. Complice forse la crisi economica, ma probabilmente anche il fatto che il fumatore non è consapevole del grado di dipendenza dalla nicotina e pensa quindi di poter smettere quando vuole e da solo», riflette Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Iss. Un 23% degli intervistati sembra avere buoni propositi per il futuro e si dice convinto che «smetterà di fumare nei prossimi 30 giorni». Dichiarazioni di intenti a parte, secondo Garattini, servono misure incisive che spingano i cittadini a non fumare. Come l’aumento del prezzo delle sigarette.
«Più del 50% dei fumatori - assicura - è favorevole a una tassa aggiuntiva di 10 centesimi da utilizzare a favore di supporti per smettere di fumare. Un altro provvedimento ritenuto utile è l’estensione dei divieti che vede favorevole più dell’85%». Nella lista degli interventi efficaci gli italiani collocano il divieto di vendita ai minori di 18 anni e la distribuzione gratuita dei medicinali per smettere, così come l’accesso gratuito ai centri di disassuefazione.
Gli italiani ricominciano a fumare - LASTAMPA.it
(ANSA) - Nel ventesimo secolo il fumo ha ucciso 100 milioni di persone, e ogni anno 5,4 milioni di persone ne muoiono. Lo rileva l'Iss. Un rapporto sul tabagismo stima che, senza azioni urgenti, nel 2030 i morti all'anno per tabacco saliranno a 8 mln, di cui l'80% nei paesi in via di sviluppo, per 175 milioni di morti in totale. Circa i 2/3 dei fumatori nel mondo vivono in 10 Paesi, di cui i primi tre sono Cina, India e Indonesia, ma in Italia le vendite di sigarette calano dell'1,1%.