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Earl88
Milano
L’Italia, e soprattutto tre Regioni del Meridione, hanno un esercito di invalidi. Un esercito assolutamente sproporzionato, quindici volte più numeroso dell’esercito «vero», che pesa sui conti pubblici italiani fino a costituire, in Calabria, Campania e Sicilia, una sorta di diffuso e improprio «sostegno al reddito» o indennità di disoccupazione.
I beneficiari di pensioni d’invalità in Italia, afferma uno studio della Confartigianato, sono 2.057.881, circa 15 volte i dipendenti delle Forze Armate. A rendere fortemente sospetta la reale «invalidità» di tutti questi beneficiari dell’assegno, sta il fatto che l’erogazione della pensione è collegata a precise condizioni di menomazione fisica, mentre la percentuale di pensioni d’invalidità erogate è in realtà fortemente differenziata per area territoriale. Secondo l’analisi di Confartigianato, il rapporto tra beneficiari di assegni d’invalidità e occupati è mediamente, in Italia, del 9,2\%. Ma nel Meridione si tocca il 13,6\%, mentre il Centro è a quota 8,9\% e il Nord si ferma al 6,8\%. In particolare in quattro regioni il rapporto tra beneficiari di pensioni di invalidità e occupati è enormemente elevato: in Calabria ci sono addirittura 15,5 beneficiari di pensioni di invalidità ogni 100 occupati; segue la Campania con 14,5\%, la Sicilia con 14,2\% e l’Umbria con il 13,1\%. Le regioni con l’incidenza più bassa di pensioni d’invalidità sono il Veneto, la Valle d’Aosta e la Lombardia con un «fisiologico» 6,2\%, precedute soltanto dal Trentino e dal Sudtirolo, che hanno soltanto 4,9 beneficiari di pensioni d’invalidità ogni 100 occupati.
In Campania, Calabria e Sicilia, la pensione di invalidità è talmente diffusa che il numero di beneficiari è addirittura superiore al totale di lavoratori autonomi artigiani della Regione. In Campania gli invalidi che incassano l’assegno sono più del triplo dei lavoratori autonomi dell’artigianato), in Calabria e in Sicilia sono più del doppio. Gli invalidi della Campania sono in numero pressoché uguale (255 mila) al totale degli artigiani (titolari, soci e collaboratori di imprese artigiane) di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta messe insieme (253 mila).«Queste differenze distributive - rileva Confartigianato - sono state spiegate come fenomeno correlato alla irregolarità nel mercato del lavoro meridionale». Ma in realtà non sfugge all’analisi di Confartigianato la natura anomala di assegni d’invalidità così diffusi: «I trasferimenti per pensioni di invalidità - spiega lo studio - costituiscono un sostegno al reddito per disoccupati o per bassi redditi e una forma sostitutiva di pensionamento per coloro che, in avanzata età anagrafica, non disponevano di sufficienti posizioni contributive».
Altre criticità sul fronte della gestione delle pensioni di invalidità, emergono dall’analisi dei dati sui procedimenti civili che hanno come oggetto le corresponsioni di pensioni, e che ricomprendono anche i procedimenti relativi alle pensioni d’invalidità.Dal totale dei procedimenti Confartigianato ha isolato quelli specifici ad ambiti di erogazioni previdenziali, che sono pari a 117.964 nel 2004, di cui 102.042 di primo grado (pari all’86,5\%) e 15.922 di secondo grado (pari al restante 13,5\%). Tra queste oltre la metà dei procedimenti (56.715, pari al 53,7\% del totale) riguarda le pensioni d’invalidità. Con una particolarità gran parte delle cause si fanno nel mezzogiorno dove si concentra l’82,4\% delle cause per le pensioni, dato che riventa 89,5\% se si tratta di pensioni d’invalidità.
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