Una vita intera dedicata al violino. Poi, all'improvviso la caduta nella polvere: l'accusa di aver venduto falsi strumenti, spacciandoli per rari «Guadagnini» e introvabili «Gasparo da Salò», ai suoi studenti. L'onta dell'arresto, i domiciliari. La vergogna, forse il rimorso, dopo che la notizia era finita nei tg. E, ieri pomeriggio, la tragedia: il maestro russo Sergey Diatchenko, 64 anni, si è ucciso nella sua abitazione romana. Nessuno si aspettava che Diatchenko volesse farla finita in questo modo. È salito al secondo piano della sua villetta, al Prenestino, e si è impiccato a una trave in camera da letto. In quel momento la moglie e il suo avvocato stavano discutendo la strategia difensiva in un'altra stanza. Inutili i soccorsi, per il violinista non c'era più nulla da fare. «Un truffatore insospettabile... ». Poche ore prima erano stati i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico a raccontare i particolari dell'indagine che, domenica scorsa, aveva portato all'arresto. Diatchenko, russo con passaporto italiano, era stato fermato all'uscita di un palazzo del centro con una valigetta contenente 20 mila euro in contanti. «Si trattava della prima tranche versata da un suo allievo disabile per l'acquisto di un "Gasparo da Salò" che sul mercato può valere mezzo milione di euro», hanno spiegato gli investigatori, anche loro sgomenti per la drammatica conclusione della vicenda. In realtà, come ha dimostrato la perizia del maestro liutaio Claude Lebet, era un falso strumento del valore di poche migliaia di euro che il ragazzo, un trentenne costretto alla sedia a rotelle dopo un incidente in moto, era stato indotto ad acquistare per 120 mila euro dal suo maestro di violino. Pochi mesi fa lo stesso allievo aveva pagato a Diatchenko 650 mila euro, una cospicua parte del risarcimento danni per l'incidente, per comprare un «Guadagnini», anch'esso «clonato». Fondatore dell'associazione «Art Music» di Roma, Diatchenko ha «battezzato» moltissimi allievi, compresa la figlia Masha, un talento internazionale, che ha suonato anche davanti a Papa Giovanni Paolo II e a Papa Benedetto XVI. «Ci faceva pagare 25 euro a lezione, quando di solito costano il doppio», ha rivelato uno degli altri 5 studenti raggirati.