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Morta Oriana Fallaci
FIRENZE - Oriana Fallaci è morta la notte scorsa in un ospedale di Firenze, dove era ricoverata da qualche giorno sotto il piu' stretto riserbo. Aveva 77 anni. Soffriva di un male incurabile. Le esequie della scrittrice, per sua espressa volonta', si svolgeranno in forma strettamente privata. Lo hanno reso noto i familiari.
Giornalista d' assalto, intervistatrice di 'grandi firme', polemista anti-Islam, scrittrice di best-seller: in un paese come l' Italia, che tiene ancora rigorosamente distinti letteratura e giornalismo e che solo in anni recenti ha visto il fiorire di figure di intellettuali-star, grazie alla diffusione dei talk-show televisivi, Oriana Fallaci ha rappresentato un 'caso'.
Toscana purosangue, con la sua forte personalità e i suoi modi spicci la Fallaci è stata la prima donna in Italia ad emergere in un terreno tradizionalmente occupato dagli uomini. Esplicita e sincera fino all' esibizionismo, ha interpretato sia il giornalismo che la vita con forte spirito d' avventura, documentando alcuni dei più importanti conflitti e insurrezioni tra gli anni '60 e '70, ma anche, benché dietro lo schermo della finzione letteraria, vicende personali. E quando è passata alla narrativa è diventata in breve tempo la scrittrice italiana contemporanea più letta nel mondo.
Nata a Firenze nel 1930, la Fallaci esordì non ancora diciassettenne come cronista di un quotidiano fiorentino per poi passare all' 'Europeo'. Qui si occupa di attualità e costume e a questa fase appartengono i suoi primi libri: 'I sette peccati di Hollywood' (1957), 'Il sesso inutile, viaggio intorno alla donna' (1961), il romanzo 'Penelope alla guerra' (1962) e 'Gli antipatici' (1963).
L' impegno nel giornalismo cresce negli anni successivi proporzionalmente all'importanza dei temi trattati. La Fallaci si misura con eventi come la conquista della Luna (tema del libro 'Se il Sole muore', 1965) e con la guerra in Vietnam: 'Niente e cosi' sià, 1969, è il libro con cui vince il suo primo premio Bancarella e rivela le sua qualità di corrispondente consolidando la sua fama internazionale. Negli anni seguenti continua a recarsi in Vietnam, seguendo le battaglie più sanguinose e distinguendosi per il coraggio. Si occupa anche, sempre per 'L' Europeò e poi per 'Il corriere della sera', dei conflitti indopakistani e mediorientali e delle insurrezioni in America Latina, rimanendo gravemente ferita nel massacro di Plaza Tlatelolco a Città del Messico (1968).
E' questo anche il periodo delle sue celebri interviste con capi di stato e leader politici, da qualcuno giudicate a tratti insolenti, da altri fino troppo addomesticate, ma che restano comunque un modello nel genere più difficile del giornalismo: particolarmente noti e riusciti i suoi "faccia a faccia" con Henry Kissinger, Nguyen Van Giap, Golda Meir, Ghedafi, Khomeini, Deng Xiao Ping che confluiscono nel libro "Intervista con la Storia" (1974).
Il suo passaggio alla narrativa, la cui vocazione covava chiaramente anche nello stile dei reportage, viene premiata dal pubblico di tutto il mondo. I suoi romanzi ('Lettera ad un bambino mai natò, 1975, 40 edizioni solo in Italia; 'Un uomo', 1979, premio Viareggio; 'Insciallah', 1990, superpremio Bancarella) vengono tradotti in 30 paesi (tra cui Giappone, Cina, Thailandia, paesi arabi), vendono milioni di copie e scatenano puntualmente polemiche culturali e non solo. Che sono solo l' antipasto di quello che accadrà per l'ultima, colossale battaglia della Fallaci, quella contro l'Islam inaugurata dal caso editoriale italiano degli ultimi anni, 'La rabbia e l'orgogliò, rielaborazione di un intervento apparso sul Corriere della sera all'indomani dell' 11 settembre, e proseguita con altri due libri.
Il suo stile, enfatico e magniloquente secondo i critici più spietati, piace al pubblico e d' altra parte corrisponde, nel bene e nel male, ai tratti della sua personalità. Il pubblico apprezza gli accenti sinceri delle sue confessioni anche quando il confine della retorica sembra essere superato, ma i critici di professione non le conferiscono mai la definitiva patente di 'scrittrice'. Lei se ne rammarica, ma lo fa senza conveniente diplomazia: ancora qualche anno fa, ricevendo un premio in Francia, aveva detto: "In Italia la gente mi ama, ma quelli che pretendono di dire cosa deve o non deve piacere mi amano molto meno".
Qualcuno le aveva rimproverato anche l' eccessivo gusto per la spettacolarizzazione dei propri casi personali: gli incidenti in guerra, l' amore per Panagulis, la malattia. Ma era inevitabile che un carattere indomabile come il suo 'personificasse' anche la sfida dell' ultimo, tragico 'faccia a faccia'.
Ansa.it
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Requiescat in pace
ha smesso di scrivere cazzate!!
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mi dispiace che sia morta però devo ammettere che non mi era simpatica.
Ma in questi momenti preferisco lasciare da parte l'odio e pensare alla persona.
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Originariamente inviata da killuminato
mi dispiace che sia morta però devo ammettere che non mi era simpatica.
Ma in questi momenti preferisco lasciare da parte l'odio e pensare alla persona.
mi associo.
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Originariamente inviata da s@ve
Requiescat in pace
ha smesso di scrivere cazzate!!
Come non quotare...
ma quando muore una persona...chiunque essa sia stata o abbia fatto..lascia sempre uno strano senso di inquietudine....
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Io invece (pur non essendo sempre daccordo col suo pensiero) apprezzavo i suoi toni forti e rudi. Le sue polmiche ti portano riflettere anche a lungo.
Riposa in pace.
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Originariamente inviata da DKNY
Io invece (pur non essendo sempre daccordo col suo pensiero) apprezzavo i suoi toni forti e rudi. Le sue polmiche ti portano riflettere anche a lungo.
Riposa in pace.
Verissimo.
Ciao Oriana
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Originariamente inviata da DKNY
Io invece (pur non essendo sempre daccordo col suo pensiero) apprezzavo i suoi toni forti e rudi. Le sue polmiche ti portano riflettere anche a lungo.
Riposa in pace.
il modo in cui scriveva era fantastico, straordinario, sublime.
E' stata una donna che è riuscita ad esprimere perfettamente le sue idee e i suoi valori, sempre. Durante un'intervista aveva dichiarato che per lei nella vita di una persona erano difficili due cose: vivere con dignità e morire con dignità... c'è riuscita :)
Addio Oriana ;)
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Originariamente inviata da LetJennyFunkybe
il modo in cui scriveva era fantastico, straordinario, sublime.
E' stata una donna che è riuscita ad esprimere perfettamente le sue idee e i suoi valori, sempre. Durante un'intervista aveva dichiarato che per lei nella vita di una persona erano difficili due cose: vivere con dignità e morire con dignità... c'è riuscita :)
Addio Oriana ;)
Che significa morire con dignità?
Scusami ma mi sembra una frase fatta senza grande senso...
Potresti farmi un esempio di morte con dignità e un altro di morte senza dignità?
Nessuno sceglie il modo in cui morirà... :roll:
Supponi che malauguratamente ti prende un tumore come è successo a lei: ti tormenti di dolore, ti lamenti, se non ti lamenti è perché sei pieno di morfina... e allora?
Era così, scusa, tanto per dire... :(
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Originariamente inviata da s@ve
Che significa morire con dignità?
Scusami ma mi sembra una frase fatta senza grande senso...
Potresti farmi un esempio di morte con dignità e un altro di morte senza dignità?
Nessuno sceglie il modo in cui morirà... :roll:
Supponi che malauguratamente ti prende un tumore come è successo a lei: ti tormenti di dolore, ti lamenti, se non ti lamenti è perché sei pieno di morfina... e allora?
Era così, scusa, tanto per dire... :(
credo che sia un discorso che va ben aldilà del tumore e del lamentarsi, credo che fosse riferito ad un resoconto totale di ciò che hai fatto nella tua vita.
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è stata fino ad un certo punto un'ottima giornalista ed un'eccellente scrittrice.
non ho capito cosa sia successo poi, questa xenofobia rigettata sulle pagine delle sue ultime opere.
mi dispiace che una persona così colta ci abbia lasciato con un'immagine così discutibile..
in ogni caso una perdita importante nel panorama (scarso) italiano.
ciao oriana.
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la ringrazio per avermi avvicinata alla lettura.
non le perdonerò mai quello che ha scritto, detto e dichiarato.
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E' stata una grande giornalista e una grande scrittrice, che non ha mai avuto paura di rischiare la pelle pur di portare notizie vere, e poi pur di diffondere il suo pensiero politicamente scorretto. E' morta una guerriera, una delle poche persone ad aver capito com'è la situazione socio-politica internazionale oggi.
Riposa in pace Oriana, con la speranza che le tue parole non siano dimenticate.
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Originariamente inviata da DKNY
credo che sia un discorso che va ben aldilà del tumore e del lamentarsi, credo che fosse riferito ad un resoconto totale di ciò che hai fatto nella tua vita.
No, ella ha parlato di vivere con dignità e morire con dignità, differenziando le due cose.
Che una vita possa essere più o meno dignitosa mi sta bene, senza entrare nel merito della Fallaci, della quale non ho condiviso molte cose; d'altra parte la dignità della vita trascorsa con quale metro la si deve misurare? E' una cosa soggettiva e quindi forse non ha comunque tanto senso parlarne.
Invece la dignità della morte è un po' più difficile da immaginare... comunque era tanto per dibatterne, magari insieme riusciamo invece a scoprire che si può distinguere la morte in più o meno dignitosa.
Proprio adesso mi è venuto in mente una persona che, vissuta un'intera vita da ateo anticlericale, ha rifuggito il prete fino all'ultimo respiro e ha lasciato disposizione che non ci fossero croci al suo funerale. Ricordo ancora come s'addannava il becchino che non riusciva a toglierlo dal tetto del carro funebre :lol:
Un grande uomo quello, si, morto con dignità, però probabilmente è cosa soggettiva mia, per altri sarebbe tutt'altro che dignitosa come morte...
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M'è venuta in mente un'altra morte dignitosa, quella di Nicola Sacco che, di fronte alla sedia elettrica, anziché fare resistenza, scansò il boia, disse: "Viva l'Anarchia" e si sedette da solo sulla sedia.
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Originariamente inviata da s@ve
Proprio adesso mi è venuto in mente una persona che, vissuta un'intera vita da ateo anticlericale, ha rifuggito il prete fino all'ultimo respiro e ha lasciato disposizione che non ci fossero croci al suo funerale. Ricordo ancora come s'addannava il becchino che non riusciva a toglierlo dal tetto del carro funebre :lol:
Un grande uomo quello, si, morto con dignità, però probabilmente è cosa soggettiva mia, per altri sarebbe tutt'altro che dignitosa come morte...
Grande uomo non lo so perchè non so cosa ha fatto in vita...di certo è stato coerente fino all'ultimo, e questo di sicuro conferisce almeno un minimo di dignità alla sua morte. Quella in un certo senso è una morte dignitosa, secondo me, per la coerenza che è stata dimostrata.
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mi spiace... era una donna con le palle... è sempre stata contro tutto e tutti... personaggio scomodo, senza peli sulla lingua, forse superbo, ma meglio un superbo ke un ignavo...
molti l'accuseranno di razzismo: per me sbagliano! nn è certo stata moderata nel giudicare l'islam e gli avvenimenti collegati ad essa, ma nn ha fatto altro ke esprimere un proprio giudizio, pesante e negativa, ma nn razzista, o meglio, nn grauitamente razzista... bisogna sdoganare questo termine...
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Originariamente inviata da s@ve
M'è venuta in mente un'altra morte dignitosa, quella di Nicola Sacco che, di fronte alla sedia elettrica, anziché fare resistenza, scansò il boia, disse: "Viva l'Anarchia" e si sedette da solo sulla sedia.
Dignitosa anche questa, certamente. Ora ti faccio un altro esempio....e scommetto quello che vuoi che invece qua non sarai d'accordo:
la morte di Fabrizio Quattrocchi per me è stata più che dignitosa...
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Però gli esempi che ho fatto, tutto sommato, anziché produrre l'attribuzione di una morte dignitosa, danno quella di una vita dignitosa, seppur nelle ultime battute.
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Originariamente inviata da darkness_creature
Dignitosa anche questa, certamente. Ora ti faccio un altro esempio....e scommetto quello che vuoi che invece qua non sarai d'accordo:
la morte di Fabrizio Quattrocchi per me è stata più che dignitosa...
Il tuo esempio di morte dignitosa m'è venuto in mente mentre postavo quello di Sacco; invece sono d'accordo sul fatto che ci sia stata dignità; col ripensamento che ho avuto però con l'ultimo intervento (non avevo ancora letto il tuo), forse alla fine son tutte vite dignitose e non morti dignitose.
Del Quattrocchi quel che obietto è l'uso strumentale che s'è fatto di quella morte, così strumentale da far dubitare che fosse realmente andata così.
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Originariamente inviata da s@ve
Il tuo esempio di morte dignitosa m'è venuto in mente mentre postavo quello di Sacco; invece sono d'accordo sul fatto che ci sia stata dignità; col ripensamento che ho avuto però con l'ultimo intervento (non avevo ancora letto il tuo), forse alla fine son tutte vite dignitose e non morti dignitose.
Del Quattrocchi quel che obietto è l'uso strumentale che s'è fatto di quella morte, così strumentale da far dubitare che fosse realmente andata così.
Questo è un altro possibile spunto di riflessione, però a quanto pare sul resto siamo d'accordo, capito :)
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Originariamente inviata da darkness_creature
Questo è un altro possibile spunto di riflessione, però a quanto pare sul resto siamo d'accordo, capito :)
Domenica allora piove o, meglio, visto che è brutto già oggi, succede qualcos'altro di insolito...
...va a finire che l'Inter vince!! :lol:
Per salvarmi dall'OT do un cenno all'opera più importante della Fallaci, del 1975: Lettera a un bambino mai nato.
Scritto nel 1975 in seguito alla perdita di un figlio, Lettera ad un bambino mai nato è un libro di non più di cento pagine, in cui Oriana Fallaci riesce a condensare il travaglio di una donna di fronte ad una maternità inaspettata. È un libro complesso, del quale il titolo suggerisce solo l'epilogo drammatico. Il lettore può esserne ingannato, e aspettarsi fin dalle prime pagine di assistere allo sfogo femminista di chi vuole far valere e imporre una posizione. In realtà non è così. Il libro ha il pregio di trattare un tema spinoso come quello dell'aborto lasciandolo però sullo sfondo, facendo emergere, invece, il tema centrale della maternità, che si snoda attraverso il dialogo di una donna con il bimbo che porta in grembo.
Seguendo questo filo conduttore, come fosse un cordone ombelicale, si ricostruisce la vita, le paure e le gioie di una donna, senza un volto e un nome preciso, incarnazione dei sentimenti di chi come lei ha dovuto affrontare la scelta di essere madre. Accettare questo ruolo non è semplice. Per una donna sola la scoperta di portare in grembo un figlio può essere un ostacolo. È così anche per la protagonista, che inizia un estenuante e doloroso monologo con il figlio — e soprattutto con se stessa — alla ricerca di una risposta.
È così che si scontra con la propria mente e soprattutto con il proprio cuore, che da subito la obbliga ad una scelta: accettare un figlio e impegnarsi a crescere con lui. Tra i due si instaura un legame particolare: da un lato ci sono affetto, amore, complicità, e dall'altro i litigi, contrasti e rimpianti di due esseri distinti ma uniti in un'unica persona. Ecco quindi la donna che si scopre madre nel seguire con la mente ogni minuscolo cambiamento del proprio ventre e del figlio, come per rendersi conto appieno della scelta fatta. Poi, subito dopo, la paura e la richiesta d'aiuto per continuare a scegliere la vita alla morte: «Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via? […] darei tanto bambino perché tu mi aiutassi con un cenno, un indizio». E il bimbo sceglie: non verrà mai al mondo, lasciando che il rimorso e l'angoscia portino inconsapevolmente la madre a seguire un destino altrettanto crudele, rinunciare alla propria esistenza.
Durante gli interminabili dialoghi, Oriana Fallaci riesce a fare emergere la paura di una donna di fronte alla propria vita e alla società. Attraverso altri protagonisti della sua vicenda, la realtà quotidiana viene sminuzzata e rivissuta attraverso l'ostilità del medico, la vigliaccheria del padre del bimbo, il femminismo dell'amica, la comprensione dei genitori, il sostegno della dottoressa, e la superficialità del datore di lavoro. Un intero mondo con cui confrontarsi. Ogni personaggio incarna un pezzetto di una verità mai univoca, che non esita a minare la certezza della scelta iniziale e a insinuare il dubbio.
Nel libro emerge così anche il filone etico. Un'interminabile sequenza di domande che la protagonista ossessivamente pone a se stessa: a quale scopo soffrire? Perché il diritto all'esistenza di un essere appena abbozzato deve prevalere su chi è già vita? E ancora, quando la vita è vita? Il libro di Oriana Fallaci non prende mai posizione ed è questo il suo miglior pregio. Pur anticipato dal titolo, l'attesa dell'esito finale crea suspense grazie alla capacità della scrittrice di affrontare un tema moderno e scottante senza imporre una chiave di lettura. Anzi, nel finale, la scrittrice sembra volere interrogare proprio il lettore.
Il nodo del libro infatti è il processo che la donna, dopo avere perso per sempre il figlio, si trova ad affrontare attraverso un sogno allucinato. Si trova proiettata all'interno di un tribunale, dietro le sbarre di una gabbia, mentre la propria coscienza viene processata. Tra i giudici, i sette protagonisti della sua vita e il figlio, ormai adulto. È allora che le posizioni si ribaltano: è quest'ultimo adesso ad avere tra le mani la vita della madre e a dovere emettere la sentenza.
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esattamente quello che pensai quando si suicidò cecilia gatto trocchi...una in meno.
non vedo che differenza ci fosse tra le due,entrambe pronte a sparare a zero su tutto e tutti senza un minimo di capacità critica e oggettività
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La morte di Carlo Zima, uno dei miei personaggi preferiti, è stata dignitosa?
Carlo Zima, soldato della I° guerra mondiale, fu catturato dagli asburgici. Uno di essi lo cosparse di acqua ragia e accese un cerino, lanciandoglielo contro. Carlo Zima, in preda alle fiamme, si lanciò contro il suo assassino e lo abbracciò forte, cosicché morirono insieme.
Quando la vendetta diventa dignità!
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Originariamente inviata da Angelique
esattamente quello che pensai quando si suicidò cecilia gatto trocchi...una in meno.
non vedo che differenza ci fosse tra le due,entrambe pronte a sparare a zero su tutto e tutti senza un minimo di capacità critica e oggettività
E' su te e altri come te che l'Islam conta.....sa che ce ne sono tanti....e che molti di questi sono al governo.....
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Originariamente inviata da DKNY
Io invece (pur non essendo sempre daccordo col suo pensiero) apprezzavo i suoi toni forti e rudi. Le sue polmiche ti portano riflettere anche a lungo.
Riposa in pace.
anche io apprezzavo i suoi toni forti e duri, credo che a volte siano necessari!
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Originariamente inviata da Angelique
esattamente quello che pensai quando si suicidò cecilia gatto trocchi...una in meno.
non vedo che differenza ci fosse tra le due,entrambe pronte a sparare a zero su tutto e tutti senza un minimo di capacità critica e oggettività
Penso invece che avesse le palle per dire cose che molti pensano ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dire o scrivere, come dell'attacco che da qualche anno a questa parte l'islam stà portando al mondo occidentale.
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Originariamente inviata da s@ve
La morte di Carlo Zima, uno dei miei personaggi preferiti, è stata dignitosa?
Carlo Zima, soldato della I° guerra mondiale, fu catturato dagli asburgici. Uno di essi lo cosparse di acqua ragia e accese un cerino, lanciandoglielo contro. Carlo Zima, in preda alle fiamme, si lanciò contro il suo assassino e lo abbracciò forte, cosicché morirono insieme.
Quando la vendetta diventa dignità!
Questa non è semplicemente una morte dignitosa, è una morte da vero eroe! E parlo sul serio!
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Originariamente inviata da Astor12
Penso invece che avesse le palle per dire cose che molti pensano ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dire o scrivere, come dell'attacco che da qualche anno a questa parte l'islam stà portando al mondo occidentale.
niente da dire sui metodi,sono gli estremismi che non mi sono mai piaciuti
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Originariamente inviata da Astor12
Penso invece che avesse le palle per dire cose che molti pensano ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dire o scrivere, come dell'attacco che da qualche anno a questa parte l'islam stà portando al mondo occidentale.
La penso esattamente allo stesso modo