UNIONE SARDA 03/05/2006
Giocano a pallone, trovano un cervello
Macabra scoperta di due adolescenti fuori dalla scuola
Un calcio mal calibrato e la palla schizza oltre la recinzione del campo sportivo del "Leonardo da Vinci".
Per Andrea e Nicola, 13 e 14 anni, non c'è altro da fare che scavalcare il cancello e andarla a recuperare. «Era finita in questa aiuola», raccontano indicando una spalletta erbosa punteggiata di oleandri a ridosso del marciapiede di viale Ciusa: «Il barattolo con il cervello era lì accanto», nascosto in un angolo invisibile dalla strada. I
l barattoloDentro il contenitore, di vetro e con un tappo ermetico c'era proprio un cervello umano immerso in soluzione trasparente, quasi certamente formalina. All'esterno c'era un'etichetta: un nome e un cognome, poi l'indicazione "Ospedale psichiatrico della Provincia di Cagliari" e la frase "Autopsia eseguita il 7 maggio 1925".
«Nicola», spiega divertito Andrea, «era schifato. Io invece ho preso in mano il barattolo e l'ho capovolto. C'era anche dell'altro materiale, oltre il cervello. Volevo aprirlo, ma Nicola mi ha detto di non farlo e ha chiamato il 113».
L'operatore che venerdì mattina era di turno alla centrale operativa della Questura non voleva credere alle sue orecchie: così si è fatto lasciare del quattordicenne nome e cognome e numero di telefonino e l'ha richiamato per una conferma. E Nicola, senza battere ciglio, ha ripetuto la storia: barattolo, cervello, aiuola di viale Ciusa. «Gli agenti - racconta il ragazzo - sono arrivati poco dopo. Ci hanno detto che abbiamo fatto bene ad avvisarli, ci hanno ringraziato, hanno messo il barattolo dentro una busta e sono andati via».
È cominciata così la seconda parte dell'indagine, quella che ha portato gli agenti fra i padiglioni del vecchio manicomio: un puzzle di vecchi edifici abbandonati e cantieri aperti, alberi splendidi ed erbacce incolte dove si trova l'Istituto di neuropsichiatria infantile e la Asl sta realizzando la futura cittadella universitaria. A guidarli, il custode. Nell'ala che un tempo era riservata ai pazienti maschi, gli agenti hanno trovato una porta forzata. Dentro, il caos: gettate alla rinfusa sul pavimento, cartelle cliniche, vecchie lastre radiografiche, registri. Qualcuno doveva aver curiosato a lungo fra i ricordi di antiche degenze, camere di contenimento, storie cliniche di follie dimenticate. E autopsie eseguite ottant'anni fa, alla ricerca delle radici anatomiche dei disturbi psichici: in un corridoio, uno scaffale con i ripiani colmi di barattoli di vetro identici a quello trovato dai due ragazzini. Molti, hanno annotato gli agenti nel loro rapporto, avevano il tappo rotto: il contenuto era ridotto ormai a una poltiglia. Furto con scassoSotto il profilo investigativo, il caso per ora si chiude qui: furto con scasso, refurtiva restituita al custode, porta forzata rimessa in sicurezza. Ieri o oggi, i responsabili della Asl numero 8, cui appartiene tutta l'area, dovrebbero presentare una denuncia dettagliata. Restano alcuni dubbi inquietanti: chi è stato e perché? E mancano altri reperti, oltre a quel cervello sezionato e studiato ottantun anni fa in uno dei centri più importanti per la storia della psichiatria? Al momento, non è stato possibile stabilirlo, e in Questura la vicenda è avvolta dal riserbo. Ma non è improbabile che le persone che hanno forzato quella porta si siano portati via qualche altro souvenir e che nei prossimi giorni salti fuori qualche altro ritrovamento. A che scopo, è tutto da stabilirsi. Forse semplice curiosità adolescenziale: magari qualche studente del "Leonardo" ha scavalcato la recinzione che separa l'istituto dal parco di Villa Clara e si è avventurato fra gli edifici chiusi ormai da dieci anni e non ha resistito al fascino del macabro. L'area, una parte della quale era visitabile, lo scorso fine settimana, nell'ambito della manifestazione "Monumenti aperti", è vastissima e solo in minima parte frequentata da medici e dipendenti Asl. Ed entrarci non è difficile: un muro non invalicabile la separa dal parco provinciale di Monte Claro, una rete che in qualche tratto è stata abbattuta la divide dal deposito del Ctm e dal cortile dell'Istituto tecnico commerciale. Marco Noce