SANTO STEFANO I segni dei tempi bisogna leggerli laddove si manifestano; e ieri, a Santo Stefano, la storia si è divertita a scrivere proprio una bella pagina. In municipio, Veronica, Marika e Chiara, tre ragazze del posto, hanno sposato Sainey, Ousmane e Jude Thaeddeus, tre giovani come loro, ma con un lungo viaggio alle spalle. Sono giunti in Cadore, infatti, nel maggio scorso provenienti dall'Africa, in fuga dal dolore e dalla guerra, insieme ad altri 87 coetanei. Occhi aperti sul futuro, spalancati prima dal terrore, poi dalla novità. Ieri dallo stupore e dalla gioia, per una comunità che li ha accolti e per tre ragazze che hanno deciso di condividere con loro non soltanto una scelta di integrazione, ma anche un progetto di vita. Tre matrimoni per una cerimonia sobria, che niente ha concesso allo spettacolo.
«Sono felice», ha detto il sindaco Alessandra Buzzo al termine del primo matrimonio, dopo aver snocciolato gli articoli 143, 144 e 147 del Codice civile, aver declinato le generalità, aver richiamato gli sposi agli impegni che si stavano assumendo. Ed ha ripreso: «Sapete quanto vi voglio bene e quanto quel 13 maggio di un anno fa ha cambiato la vostra vita ed anche la mia, e l'ha cambiata sicuramente in meglio. Siete stati coraggiosi, dovete continuare ad esserlo. Non sarà facile, le difficoltà ci saranno, i pregiudizi anche. Voi sapete, comunque, che io sarò sempre al vostro fianco e sono sicura che l'amore ed il rispetto vinceranno su tutto».
Poi ha lasciato il campo al suo vice Paolo Tonon, perché la terza ragazza andata ieri in sposa era Chiara, sua figlia. Così, da pubblico ufficiale è ridiventata mamma, “Mamma Africa”, come la chiamano ormai tutti quei ragazzi che, residenti ora in vari centri del Cadore, da Pieve a Tai, ma anche a Belluno, ieri mattina si sono dati appuntamento a Santo Stefano per festeggiare tre di loro, che coronavano un sogno.
Non che i problemi legati all'integrazione siano come per miracolo scomparsi tutto d'un tratto. In paese le voci sono diverse, non tutti apprezzano. Ma ieri la sala consiliare gremita esprimeva chiaramente l'ineluttabilità di una società multietnica, in cui dalle differenze non si può prescindere e forse allora vale la pena di valorizzarle, non di demonizzarle.
Così ieri Veronica Buzzo Contin ha scambiato l'anello con Sainey Badie, originario del Gambia; la sua sorella Marika ha sposato Ousmane Aboubacar Malan Sidi, proveniente dal Niger; e Chiara De Monte Pangon si è unita in matrimonio con Jude Thaeddeus Ejims, nativo della Nigeria. A coronare un lungo viaggio che a maggio li ha portati dall'Africa in un palazzetto dello sport di un paesino di montagna di tremila anime, a 900 metri di altezza. Eravamo a maggio 2011 in piena battaglia ideologica contro gli sbarchi di cittadini stranieri in Italia. Ora quella furia xenofoba, che contrasta con qualsiasi considerazione razionale, sembra essersi placata. Di certo da Santo Stefano è partito un messaggio che parla di rispetto, di ospitalità, di integrazione. Un segnale che la convivenza civile fra diversi non solo è possibile, ma auspicabile se si vuole veramente crescere, progredire, migliorare. «Sono ragazzi come i nostri», ribadisce il sindaco Alessandra Buzzo, «né più né meno. Basta guardarli». E lei lo fa con una sguardo da mamma. “Mamma Africa”, come la chiamano i suoi ragazzi.
Santo Stefano fiori d-arancio per tre profughi e tre ragazze cadorine - Cronaca - Corriere delle Alpi
chissà che invidia che avranno le altre per questi tre baldi principi azzurri ( se così possiamo ancora chiamarli )