Originariamente inviata da
Abel Balbo
Essere felice non è una delle mie ambizioni primarie.
Sarà che spesso quando mi sento felice mi sento anche un po' cretino. Ieri sera per esempio la mia squadra del cuore ha vinto con un gol segnato all'ultimo minuto e io mi son sentito per un brevissimo periodo felice; quindi mi son detto: "...e allora?"
Ho letto di qualcuno che più che la felicità persegue la serenità. Pensandoci bene però, anche la serenità di che cosa è frutto se non di una situazione mentale che ci privi di qualsiasi motivo d'ansia? Ma non preoccuparci delle cose che ci circondano non fa anch'esso un po' deficienti? Vero è il detto inglese "No news, good news", quindi tutti vorremmo che non ci piovesse addosso il cataclisma, però è nella legge della vita il dove fare i conti con la brutta malattia, con la perdita di un affetto importante, con dei bisogni di prima necessità da colmare senza poterlo, etc. Quindi uno stato di serenità perpetuo equivarrebbe a non vivere (eventualità la cui auspicabilità sarebbe da non sottovalutare).
Allora mi rifaccio ad Alberto Moravia che disse "Non perseguo la felicità, ma l'espressione". Esprimersi nel senso latino del termine, cioè far uscire del succo da se stessi.
Io per esempio ho vissuto una brutta malattia, l'uscirne è stato fonte di una sensazione di felicità: quando il verdetto finale è stato "continuare a vivere", pur disprezzandola, a questa vita mi ci ero così attaccato che mi son sentito felice. Però la vera ricchezza, ciò di cui oggi mi sento pieno, è stata l'esperienza della malattia più che la ormai probabile guarigione. In sala d'attesa per la medicazione periodica, è quello che mi sono scambiato con gli altri astanti che mi rende ricco oggi.
Ho vissuto due lutti importanti, ma più che infelice per l'abbandono, mi sento ricco per il vissuto insieme.
Poi certo, è faticoso essere in ansia perché tua moglie ha il diabete, perché tuo figlio non va bene a scuola, perché perderai la causa, perché tua madre sai che è agli sgoccioli... però questo è il vivere, ha senso esprimersi su questi palcoscenici, essere resilienti a ogni avversità facendo tesoro di ogni esperienza. La felicità è cosa da stolti.