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Le zecche

  1. #1
    Overdose da FdT
    35 anni
    Iscrizione: 21/12/2004
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    Esclamazione Le zecche


    ( "Rhipicephalus sanguineus")



    Parassiti succhiatori di sangue esistenti in diverse specie. Si localizzano soprattutto sulla testa (fronte, orecchie, labbra, palpebre), sul collo e negli spazi interdigitali. Principalmente si trovano due tipi di zecche: il primo e rappresentato da parassiti che compaiono dai mesi primaverili a quelli estivi con maschi di colore rosso-marrone scuro, lunghi 2-3 millimetri con corpo piatto e 8 piccole zampe mentre le femmine sono più grandi (4-10 millimetri), grigiastre.
    Il secondo tipo, mene frequente, con parassiti molto piccoli (1-2 millimetri al massimo), di colore violaceo.



    Ogni femmina può deporre da 3000 a 5000 uova che dopo l'incubazione si trasformano in larve che possono svilupparsi solo su un ospite intermedio: dopo un pasto di sangue, che va di 3 ai 6 giorni, la larva cade e diventa una ninfa octopode. Un altro ospite intermedio è necessario perché si trasformi in adulto sessuato dove avverrà anche l'accoppiamento.
    Per staccare le zecche dal corpo dell'animale bisogna prima anestetizzarle con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool per alcuni secondi, quindi con una pinzetta estrarla girandola in senso antiorario. Quando estratta è opportuno bruciarla subito, non schiacciarla per terra perché questo consentirebbe alla zecca di continuare il suo ciclo naturale.
    La profilassi sanitaria necessita di un'azione antiparassitaria sull'animale (spray, polveri, bagni antiparassitari, ecc.) e nei luoghi contaminati.



    ( "Amblyomma")

    La zecca trasmette diverse malattie tra le quali: la Babesiosi o Piroplasmosi, malattia del sangue dovuta alla "Babesia Canis", protozoo parassita dei globuli rossi che li distrugge per moltiplicarsi, causando anemie , in alcuni casi, porta alla morte. I sintomi della malattia sono caratterizzati anche da difficoltà nella coagulazione, insufficienza renale e turbe nervose, nonché grande spossatezza, febbre, urine scure, turbe visive.

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  3. #2
    Assuefatto da FdT
    Donna 29 anni da Campobasso
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    che schifooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo oooooooooooooooooooooo
    sono l'unica che ti ho risposto..
    molto interessante che schifoo

  4. #3
    Overdose da FdT
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    Lo so che fanno schifo ma bisogna saperle riconoscere

  5. #4
    Eurasia
    Ospite

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    Hai ragione claudia, infatti io non le avevo mai viste in vita mia

  6. #5
    . lullaby.
    Donna 30 anni
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    Quote Originariamente inviata da EuRaSiA Visualizza il messaggio
    Hai ragione claudia, infatti io non le avevo mai viste in vita mia
    io sì,sto in campagna,quindi è normale vederle su animali etc etc
    e comunque non sono poi così pericolose,batsa essere vaccinati e vederle in tempo per poterle togliere.

  7. #6
    Overdose da FdT
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    Quote Originariamente inviata da lullaby. Visualizza il messaggio
    io sì,sto in campagna,quindi è normale vederle su animali etc etc
    e comunque non sono poi così pericolose,batsa essere vaccinati e vederle in tempo per poterle togliere.
    Vaccinati, controllati e con antiparassitari ed altro.
    Sono pericolose invece, specialmente se l'apparato immunitario dell'animale in quel momento è debole ed appunto non è stato controllato nè vaccinato.
    Non si scherza con le zecche,possono trasmettere malattie, anche del sangue

  8. #7
    Overdose da FdT
    Uomo 31 anni da Lucca
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    Quote Originariamente inviata da EuRaSiA Visualizza il messaggio
    Hai ragione claudia, infatti io non le avevo mai viste in vita mia

  9. #8
    . lullaby.
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    Quote Originariamente inviata da claudia-bionda Visualizza il messaggio
    Vaccinati, controllati e con antiparassitari ed altro.
    Sono pericolose invece, specialmente se l'apparato immunitario dell'animale in quel momento è debole ed appunto non è stato controllato nè vaccinato.
    Non si scherza con le zecche,possono trasmettere malattie, anche del sangue
    ahhh XD
    io intendevo che non sono pericolose per noi uomini,per gli animali,sinceramente non so.

  10. #9
    Overdose da FdT
    35 anni
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    Non è per contraddire Lullaby
    Ma quando scrivo "non si scherza con le zecche" intendo tutti gli esseri viventi.
    Anche noi

    "Zecche e uomo: un problema attuale
    A cura del dott. Marco Selmi
    Con i primi caldi si ripresenta il problema delle zecche
    In pratica è così, anche se le zecche sono presenti tutto l’anno o addirittura, per alcune specie, la distribuzione ha un picco ad inizio primavera ed una successiva flessione. Diciamo piuttosto che con la stagione calda un maggior numero di persone frequenta luoghi a rischio o comunque si vive più tempo all’aperto, aumentando così le probabilità di infestazione.
    Che cosa sono esattamente le zecche
    Le zecche appartengono al "phylum" degli artropodi ed alla classe Arachnida come i ragni ma si distinguono da questi perché sono dotati di apparato buccale con dispositivi per pungere e succhiare il sangue. E’ questa caratteristica, peraltro mantenuta a tutti gli stadi (larva, ninfa e adulto) e nei due sessi, al contrario delle zanzare, che rende le zecche potenzialmente pericolose.
    Quali e quante sono le zecche pericolose per l’uomo
    Sono conosciute in tutto il mondo circa 800 specie di zecche che parassitano prevalentemente mammiferi, uccelli e rettili, suddivise in due famiglie: le "zecche dure" e le "zecche molli". Le zecche dure rappresentano i generi più importanti che poi ritroviamo su animali domestici e sull’uomo. Benché non esista una zecca specifica dell’uomo possiamo comunque essere visitati da quei generi meno strettamente legati al loro ospite e che, purtroppo per noi, coincidono con più pericolosi per la trasmissione di patologie importanti.
    In che modo rappresentano un problema per la salute
    E' utile sapere che le zecche sono attirate dalle vibrazioni, dal calore, dal biossido di carbonio e dall'acido butirrico che è presente nel sudore, nelle feci e nelle urine. Giunta sull'uomo la zecca si attacca ai capelli, ai peli od ai vestiti ed aspetta, da alcune ore ad un giorno, fino a che l'ospite non sia a riposo. Poi raggiunge un'area cutanea ed inizia a saggiare la possibilità di pasteggiare. Non è automatico che questo accada nel 100% dei casi. Comunque una eventuale azione dannosa si esplica, nell’uomo, con diverse modalità: la ferita provocata dall’infissione del rostro può causare un processo infiammatorio locale nella sede della puntura, sintomi sistemici o trasmettere gravi malattie. In genere il morso non provoca dolore, ma entro alcuni giorni dall’introduzione della saliva della zecca, compaiono vari sintomi. Si va dal prurito e reazioni orticarioidi locali con interessamento spesso dei linfonodi satelliti, alla formazione di noduli, dovuti ad una reazione da corpo estraneo nei confronti del rostro infisso nella cute. Possono manifestarsi reazioni sistemiche importanti come orticaria generalizzata, febbre e paralisi come avviene per certe specie presenti in Nord America, ma tali sintomi scompaiono rapidamente una volta rimosso l’artropode. Nelle nostre zone, comunque, i problemi sanitari più concreti si limitano alla possibilità di trasmissione di due malattie: la malattia di Lyme (detta anche eritema cronico migrante), caratterizzata appunto da un esantema cutaneo associato a febbre, malessere generale, cefalea, dolori articolari, spesso con manifestazioni tardive a distanza anche di mesi che coinvolgono le articolazioni, il cuore e il sistema nervoso; la Rickettsiosi o febbre bottonosa del mediterraneo, che provoca febbre, manifestazioni cutanee, cefalea, sintomi respiratori, dolori muscolari, ingrossamento dei linfonodi, della milza e del fegato. Recentemente sono stati segnalati diversi casi di una sindrome definita La TIBOLA è una sindrome caratterizzata da una tumefazione dei linfonodi generalmente del collo, a cui segue la produzione di una lesione crostosa medio piccola nel punto di morsicatura e sintomi di carattere generale di tipo similinfluenzale. Prevalentemente è contratta da bambini e donne che vengono morsicati al cuoio capelluto. Pur non essendo particolarmente grave è comunque fastidiosa, provoca in genere 2 o 3 ingressi nella struttura ospedaliera ed ovviamente crea notevole apprensione, soprattutto a causa della tumefazione dei linfonodi. I sintomi possono non regredire spontaneamente e la malattia protrarsi anche per mesi se non è correttamente diagnosticata e curata.
    Riguardo alla trasmissione di patogeni le ninfe risultano responsabili della maggior parte dei casi di malattia. La preminenza delle ninfe rispetto agli adulti, soprattutto nell'epidemiologia della Borreliosi di Lyme, è motivato dalla loro dimensione più piccola, dalla loro più grande abbondanza e dalla coincidenza del loro picco di attività con quello dell'attività umana all'aperto.
    Negli animali è conosciuta anche una azione anemizzante, ovviamente possibile in selvatici o domestici trascurati e sostenuta da gravi parassitizzazioni, nel qual caso un elevato numero di zecche, pasteggiando, può determinare la sottrazione di considerevoli quantità di sangue.

    Cosa fare se si viene punti da una zecca
    Il morso della zecca è indolore e la sua presenza può anche passare del tutto inosservata, soprattutto come abbiamo già detto allo stadio larvale e ninfale. Nel qual caso noteremo una piccola zona arrossata che compare qualche giorno dopo il contatto.
    Se invece ci accorgiamo della presenza della zecca sulla cute questa va rimossa al più presto, rivolgendosi, se questo è possibile, al medico. Si è osservato, infatti, che più tempo resta infissa maggiori sono le possibilità che venga trasmessa una eventuale infezione. L'asportazione può essere effettuata anche da soli: si afferra con una pinzetta il più possibile vicino alla pelle e si stacca con una leggera trazione e torsione in senso orario ed antiorario, senza strappare. La manovra va compiuta con prudenza ma con decisione, in quanto ogni manipolazione scatena nella zecca movimenti di difesa che rendono l’asportazione più complicata o incompleta: nell'eventualità che ciò avvenga si deve cercare di estrarre il rostro rimasto infisso nella cute utilizzando un ago da siringa sterile.
    Ovviamente il corpo della zecca non va schiacciato o rotto, in questo caso le possibilità di infezione aumenterebbero.
    L’ultima raccomandazione è di non far precedere la manovra dall’applicazione di oli, sostanze anestetiche od irritanti: queste pratiche, purtroppo a volte consigliate, occludono le trachee dell’artropode o comunque scatenano fenomeni di difesa che possono esitare in un rigurgito del contenuto della zecca, che è proprio ciò che vogliamo evitare.
    E’ comunque consigliato rivolgersi al medico
    Rivolgersi al medico offre la garanzia che venga effettuata sia una corretta e completa asportazione di tutti i tessuti della zecca, sia una buona disinfezione della ferita. Inoltre il sanitario può rendersi conto dell’esigenza di iniziare un trattamento locale o generale, anche se in genere ciò si evita, preferendo dare informazioni al paziente ed attuare un periodo di osservazione.
    Quindi una terapia antibiotica non è sempre necessaria
    L’analisi dei fattori che individuino l’opportunità di un trattamento antibiotico è complessa.
    Come sopra riportato uno dei parametri significativi è il tempo di permanenza della zecca sull’ospite. In ogni stadio della crescita, la zecca compie un unico pasto ematico di diversa durata: fino a 5 gg nella fase larvale, 7 gg circa nella fase ninfale e fino a 2 settimane quando l'acaro è adulto (dati riferiti a Ixodes).
    Per introdurre una quantità di nutrienti che le assicurino la sufficiente energia per il passaggio di fase o per la maturazione delle uova, compie più volte una

    manovra di concentrazione del sangue ingerito, sbarazzandosi della parte liquida che viene ripompata nell’ospite: questa è la fase più rischiosa per la possibilità di introduzione di eventuali microrganismi che albergano nell’intestino e nelle ghiandole salivari della zecca. Diciamo che il rischio si fa concreto per permanenze superiori alle 24-48 ore (dati riferiti a Ixodes).
    Altro parametro da considerare è la località di provenienza della zecca: le patologie a trasmissione vettoriale seguono una definita distribuzione in aree, in base alla presenza di animali serbatoio, della specie di zecca e del patogeno, ma per utilizzare al meglio questo dato serve un accurato studio e la stesura di mappe di rischio.
    Comunque, per portare un esempio, persino nelle zone dove la Malattia di Lyme è endemica la percentuale di zecche infette non sale sopra il 2-5 % (altri dati riportano 10%), cosicché la somministrazione di antibiotici a tutti i soggetti infestati vorrebbe dire un notevole aggravio sulla spesa sanitaria ed una gratuita esposizione agli effetti indesiderati dei farmaci, per trattare la maggioranza di pazienti che non ne hanno alcun bisogno.
    Infine, relativamente alla Lyme, una terapia antibiotica, soprattutto se incongrua, instaurata nella fase Precoce Localizzata può smorzare o bloccare la risposta immunitaria portando ad una perdita di reattività (sieronegatività), non permettendo in pratica di svelare, con esami ematologici, fasi eventualmente progredite della malattia. Pertanto la scelta tra trattare e non trattare, che risulta evidentemente complessa, è lasciata al sanitario in base alle considerazioni sopra riportate.
    Per quanto riguarda TIBOLA il discorso è diverso. Il microrganismo non ha tendenza a generalizzare ed è facilmente aggredibile da antibiotici. Alcuni autori suggeriscono addirittura una monodose di 200 mg di doxyciclina. Inoltre l’agente patogeno della TIBOLA, la Rickettsia slovaca, infetta una percentuale molto alta di zecche, per cui il rischio di trasmissione a seguito di contatto è particolarmente elevato.
    Cosa è stato fatto per il controllo di queste malattie nella nostra Azienda
    Nella USL 2 di Lucca, è attivo già dal 2001 un Gruppo Operativo che si occupa di queste tematiche, confluito, nei primi mesi del 2005, in un Osservatorio Permanente per Patologie e trasmissione Vettoriale (OPPV).
    Relativamente alle patologie veicolate da zecche è stato istituito un sistema di osservazione ed elaborazione dei dati provenienti, prevalentemente, da Pronto Soccorso, 118 e Guardia Medica, dislocati sul nostro territorio.
    Gli obiettivi individuati sono stati essenzialmente:
    1. ottenere uno studio sulla prevalenza delle infestazioni da ixodidae sul nostro territorio;
    2. valutare i fattori di rischio attraverso una classificazione precoce dell’artropode ed una stima del tempo di permanenza.
    I risultati sono stati elaborati per consentire la individuazione di un modello territoriale di rischio per malattie trasmesse da ixodidae e le relative analisi e considerazioni in merito sono state divulgate a tutto il personale sanitario coinvolto al programma.
    Sistema di sorveglianza sulle infestazioni da Ixodidae- Distribuzione delle specie DermacentorIxodesHyalommaRiphicephalusaltre
    Risultato dello studio sulla prevalenza dell’ixodofauna nella ASL 2 - Zona Piana di Lucca, a seguito di classificazione degli artropodi in provenienza da pazienti afferiti al PS del PO di Campo di Marte
    In che modo potranno essere utilizzati questi risultati
    Nel tempo questa attività permetterà di ottenere mappe di rischio, cioè il dettaglio della presenza e distribuzione sul territorio dei vari infestanti e quindi dare indicazioni sulla possibilità di contrarre una patologia nella frequentazione di determinate località. Inoltre sarà possibile ottenere dati relativi alla prevalenza di infettività nelle zecche, confrontando il totale dei pazienti pervenuti con il totale delle patologie o di sieropositività.
    Ma in assoluto il contributo pratico più significativo consiste nella possibilità di ottenere precocemente una classificazione dell’artropode e quindi una indicazione sulla possibilità che questo sia realmente vettore di patologia e di quale si tratta. Questa indicazione è un importante ausilio ai medici curanti ai fini di orientamento alla diagnosi e di valutazione sull’opportunità di ulteriori indagini o trattamenti.
    Da Maggio 2005 una evoluzione interessante del Sistema di sorveglianza è stata ottenuta organizzando la classificazione dei campioni all’interno dell’ASL 2, in collaborazione con il Laboratorio Sanità Pubblica di Carraia, opportunità che permette di ottenere una sensibile riduzione dei tempi di risposta.
    Quali indicazioni possiamo dare per difendersi dalle zecche
    Esiste una differenza fondamentale tra ecologia di Rhipicephalus sanguineus, la zecca del cane e Ixodes ricinus, la zecca dei boschi.
    Rhipicephalus sanguineus è in assoluto la zecca che ha più opportunità di coabitare con l’uomo, avendo come ospite abituale il cane e potendosi moltiplicare abbondantemente nei pressi di cucce e canili. Il biotopo ideale è l’interfaccia casa giardino con uno o più cani, dove è possibile lo svolgimento

    dell’intero ciclo di R. sanguineus. Nella nostra zona rappresenta oltre il 20% delle zecche estratte da pazienti che riferiscono una infestazione domestica. In inverno rimane protetta dalle avversità atmosferiche nelle crepe e nelle fessure. Nelle stagioni favorevoli al suo sviluppo, si ritrova lungo i muri, i marciapiedi e le strade, anche all’interno delle abitazioni, alla ricerca dei cani, dei gatti e, eventualmente, dell’uomo per un pasto di sangue.
    Ixodes ricinus è la zecca del capriolo e di altri ungulati selvatici e domestici e frequenta soprattutto boschi di latifoglie e privilegia esposizioni non dirette ed habitat umidi, ed è più abbondante ad altitudine inferiore ai 1.000 metri: da noi rappresenta quasi l’80% del totale delle zecche estratte nella Piana di Lucca e più del 90% nella Zona Valle del Serchio. E’ maggiormente attiva dalla primavera all'autunno avanzato, soprattutto nelle ore più calde della giornata. Per la sua bassa specificità è parassita di numerosi animali selvatici e domestici ed occasionalmente anche dell'uomo. In ragione del rischio che possiamo correre nella frequentazione di habitat dove I.ricinus è presente, non essendo realizzabile per ragioni pratiche una disinfestazione su vasta scala, la prevenzione principale è quella di evitare la puntura.
    Dermacentor marginatus ha particolare affinità con il cinghiale ed ovviamente è presente in particolar modo nelle aree frequentate da questi animali. Nelle nostre zone si tratta di pascoli o prati di mezza collina, asciutti ed esposti, quindi un habitat diverso da quello di I. ricinus, come diverso è il picco massimo della densità dell’adulto, l’unico stadio che sembra parassitare l’uomo, e che raggiunge il massimo nei mesi freddi.
    In ambiente domestico è fondamentale un regolare sfalcio dei prati e la rimozione di erba e foglie cadute per evitare depositi di materiale, la potatura degli alberi e delle siepi per consentire una maggiore penetrazione dei raggi solari. L’erba dei giardini va tenuta sempre ben tagliata. Gli animali domestici devono essere periodicamente controllati, ponendo particolare attenzione alla presenza di ninfe, che per le loro ridotte dimensioni possono sfuggire all’ispezione e che in genere tendono a localizzarsi al capo e nella zona periorbitale in particolare. Eseguire il trattamento anti zecche a cani e gatti ricorrendo a preparati di pratica applicazione, come spray o spot on, in genere a base di piretroidi. In caso di infestazione di zone peridomestiche, la deltametrina e i piretroidi in generale, mostrano una buona attività.
    Per le zecche adattate ad ambienti naturali, il rischio di infestazione è legato alla frequentazione di determinati luoghi e si è visto che è particolarmente elevato nello svolgimento di alcune attività: passeggiate in campagna, camping, ricerca di funghi, pesca e caccia. Quest’ultima attività presenta un ulteriore fattore di rischio legato alla manipolazione di selvaggina spesso massivamente infestata. Come precauzioni risulterà utile indossare indumenti di colore chiaro, che permettono una facile identificazione della zecca. Nelle passeggiate nei boschi è consigliabile seguire i sentieri, evitare di sedersi o poggiare zaini o indumenti direttamente per terra. E’ buona norma effettuare una ispezione accurata del corpo al ritorno da gite in ambienti potenzialmente frequentati da zecche, facendosi eventualmente aiutare per le zone più

    difficilmente visibili, come la nuca o il cuoio capelluto. Risultano moderatamente efficaci i repellenti a base di N,N-dietil-3-metilbenzamide o DEET (es. AUTAN) e gli insetticidi a base di permetrina. Queste raccomandazioni, come pure quelle riguardanti la corretta tecnica di estrazione dovrebbero essere seguite particolarmente da coloro che frequentano zone dichiarate endemiche per le patologie importanti o zone nelle quali la situazione epidemiologica non è nota e senz’altro da tutti i viaggiatori internazionali. "


    C'è gente che è morta con le zecche...

  11. #10
    . lullaby.
    Donna 30 anni
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    allora mi sbaglierò,ma credimi,in campagna non è niente di speciale prendersi una zecca,ma forse dovremmo stare più attenti,non ti so dire

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