FALCONERIA: una contraddizione?
La falconeria nasce in tempi antichi con lo scopo della caccia, nel Medioevo diventa un rituale autorappresentativo della regalità e della nobiltà(del resto per addestrare un falco ci vuole un sacco di tempo...chi meglio dei nobili fancazzisti poteva dedicarsi a questa pratica?)
Fu detta anche: ars venandi cum avibus...l'arte del cacciare con gli uccelli.
Definita 'arte' probabilmente per l'eleganza del volo e per la cattura con un'arma bianca delle prede; i volatili secondo la nobilità potevano sostituire il corpo a corpo cosi' violento e cruento.
Arabi, Normanni (ai quali si deve il cappuccio che evito' di suturare continuamente le palpebre dei volatili), fino a Federico Barbarossa che scrisse la bibbia dei falconieri...il rapace ha sempre generato interesse nell'uomo.
Il declino della nobiltà, l'avvento della polvere da sparo e la ovvia minor fatica nell'uccidere declino' per sempre l'importanza del rapporto uomo-falco.
Con l'avvento dei pesticidi poi ci fu il quasi totale sterminio di certe razze di falco.
I falconieri di oggi sono stimati da molti e criticati da altri...loro sostengono di difendere la razza dall'estinzione ma in realtà questa razza in natura si comporta molto diversamente rispetto ad un falco in cattività.
Dunque...ne vale davvero la pena addestrare un falco?
Per proteggere i falchi è necessaria sempre la cattività?
Ma soprattutto questa pratica che risale al Medioevo, deve essere portata avanti come patrimonio culturale?
La falconeria oggi ha senso?
Vi faccio l'esempio di Malpensa...chiamano i falconieri per limitare i volatili che si infilano nei motori degli aerei...il falco caccia la sua preda e un uccello in meno finisce tritato...ma per 100 piccioni...ci vorrebbero 100 falchi...anche la falconeria insegna che il falco caccia solo per sfamarsi...gli basta una preda sola...(cosa che fa dedurre il digiuno forzato).
ESPRIMETEVI!