Originariamente inviata da
tato
Non è uno stato di cose dedicato al meridione, sfatiamo questi luoghi comuni, ci sono molte altre realtà presenti nel resto d'italia che stanno avendo lo stesso seguito, penso alla raffineria API della falconara (ancona) o come già citato prima la centrale enel di porto tolle. Realtà che stanno convergendo contro un modello nuovo di sviluppo, non centralizzato ma micro-distribuito e soprattutto sostenibile. Quello che dobbiamo fare è evitare di giustificare queste società con la scusa che sono loro a creare posti di lavoro. Ma quale posti di lavoro! e i costi per la sanità allora? Le strade a Taranto sono coperte da una patina rossa, la stessa che finisce anche nel cibo locale. Dobbiamo renderci conto che non possiamo più fare le cose senza tenere conto che viviamo dentro un sistema più complesso del "esiste solo l'uomo e siccome noi siamo al centro del mondo possiamo sfruttare, distruggere, estirpare più che possiamo, perché siamo in fondo uno scalino sotto Dio". No, viviamo invece in un sistema complesso dove, se distruggiamo gli ecosistemi distruggiamo anche noi, ci ammaliamo e finiamo per estinguerci. O il nostro egoismo o la nostra sopravvivenza.
Il lavoro si crea, non si trova e basta, la crisi ci aiuta in questo. Taranto, turisticamente parlando, potrebbe offrire molto, ma non si fa nulla in questa direzione. La mobilità è ferma a 10 anni fa, nelle vie principali di scorrimento il mezzo principale è il mezzo privato (l'auto) e la mobilità pubblica lascia molto a desiderare. Si potrebbero creare percorsi cicloturistici dove si fa turismo sostenibile, riqualificare alcune parti di taranto, rimettere in moto la filiera locale di produzione e consumo del cibo (quindi agricoltura), produzione di energia rinnovabile, istituire poli di ricerca ed innovazione.