Originariamente inviata da
Holly
Non so farti questo discorso in modo approfondito perché io non studio critica letteraria, ma, anzi, sono di tutt'altra scuola :D
L'arte è oggettiva, i gusti sono soggettivi.
A definire "arte", per esempio, L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto è la sua portata in relazione al suo contesto, il contenuto, la forma, ci sono parametri che definiscono cosa oggettivamente si possa definire arte e cosa non si possa definire tale. Ti ripeto, la mia difficoltà è enorme perché io di critica letteraria so poco (e la disciplina in sé mi sta anche antipatica XD), preferisco un approccio diverso alla letteratura.
Dire che dopo Dante, in Italia, c'è ben poco di Bello è un'eresia: ci sono Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, Parini, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Verga... e via dicendo. Non è gente da poco. La nostra tradizione letteraria (poetica, va ripetuto, perché per la prosa le cose stanno diversamente) è un unicum di capolavori su capolavori.
Hai poi ragione a dire che l'interpretazione del messaggio poi non dipende più da chi ha emesso il messaggio (quindi non dal pittore, non dal poeta, ecc.), però il messaggio in sé rimane tale, non varia. Varia il modo in cui viene percepito, ma l'arte in sé non varia.
Banalizzando di molto un esempio, leggendo la Commedia di Dante si possono fare una marea di letture. Per esempio, la perdizione nella selva oscura potrebbe avere un valore morale o, come per esempio credo io, anche metapoetico. Si possono operare tantissime letture di un testo, e che io ne legga la storia di un uomo che sta camminando in un bosco, che io legga la perdizione di un uomo su una strada di immoralità, che io legga l'allontanamento di un poeta verso la filosofia che "devia", resta comunque un testo, un oggetto, e quello è uguale.
L'arte, poi, non è un modo per comunicare emozioni. L'arte è un modo per comunicare.