Originariamente inviata da
Holly
Ma infatti (l'ho anche scritto) non lo ritengo né un coglione né altro: lo ritengo fortunato. Quindi lungi da me giudicare le scelte altrui.
Ho usato il termine "sistema" per dire che si tratta di un insieme di fattori. Dire che è solo colpa del tipo di formazione che si dà nelle università italiana è riduttivo, come sarebbe anche dare solo la colpa al governo che non tutela, solo alle aziende che sfruttano, etc.
Riprendendo il discorso dell'infermiere: è abbastanza scontato che sia più affidabile chi ha fatto della gavetta, ma va data fiducia anche al "nuovo".
Quello che voglio dire io è che ormai noi siamo stata una generazione (mi riferisco a tutti i nati negli anni '80) fregata, precaria e instabile. Ci hanno messi in condizione di ritenerci fortunati quando ci pagano, di ritenerci fortunati quando siamo stabili. E ci fanno credere che tutto stia al nostro spirito di sacrificio. E, va bene, può essere accettabile doversi fare il culo per i primi due o tre anni dopo la laurea. Non trovo accettabile avere il primo impiego indeterminato dopo i trent'anni. Se noi accettiamo ADESSO questo modo di entrare nel mondo del lavoro, DOMANI sarà la norma. E saranno fregate le generazioni a venire.
Quindi, tornando al punto iniziale, il sistema dello stage/tirocinio gratis è una fregatura per chi non può permettersi di farlo. Se venisse retribuito a dovere - come in una nazione civile dovrebbe accadere - tutto il tuo discorso sarebbe giustissimo. Quando però lo stage è aperto come sempre solo a chi può permetterselo, non vale più il discorso dei vantaggi o degli svantaggi. Crolla tutto alla luce del fatto che si può formare solo una classe di cittadini più ricca a discapito di una più povera. O si possono formare solo quei ragazzi che vivono a casa con i genitori, a discapito di quelli che vivono da soli e devono pagare affitto e bollette.
A me fondamentalmente fa arrabbiare il fatto che il lavoro sia ormai visto come manna dal cielo, che i diritti normali siano visti come manna dal cielo. Dobbiamo rifiutare questo modo di fare ora. Dobbiamo prenderlo come temporaneo. Altrimenti quel mondo che per noi negli anni '90 era normale, in cui bastava essere due impiegati per far parte del "ceto medio", diventerà una specie di bel ricordo in un'atmosfera da sogno. Noi giovani dobbiamo riconquistarcelo un mondo in cui non c'è lo stacco netto fra povero e milionario, ma esiste un margine di normalità economica. E non dico che dobbiamo fare chissà cosa, anche solo continuare a pensare che quello che ci stanno facendo fare, nel modo in cui ce lo stanno facendo fare, è sbagliato. Se lo accettiamo come normale oggi, domani sarà la fine.