Buonasera!
Ditemi tutto quello che sapete su sto libro.
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mastro Don gesualdo è una delle novelle del ciclo dei vinti di verga. Posso dirti che quest'uomo è l'uomo che ha tentato l'ascesa sociale anche con un discreto successo...ma nonostante questo non si scrollerà mai di dosso le sue umili origini (tanto che infatti il "mastro" gli rimarrà affibiato fino la morte)...una volta morto...si scoprirà che il mondo attorno a lui, se pur lussuoso nasconde un livello sociale( i nobili) Ipocrita, soprattutto nei confronti del povero protagonista...in quanto si scoprirà che è stato sempre denigrato.
Con questo verga ci dice non è possibile cambiare la propria esistenza...o la propria condizione sociale
(anche nei Malavoglia la nave Provvidenza...non a caso ha questo nome... affonda...mandando in rovina la famiglia a causa del carico di lupini da vendere che trasportava )
queste sono le reminescenze dello scorso anno meglio non so dirti! XD
è il secondo romanzo del ciclo dei vinti di verga, ciclo incompiuto, composto da i malavoglia, mastro don gesualdo, e la contessa di leyra (controlla il titolo perché sicuro non è questo) di cui però verga scrisse soltanto un capitolo.
il ciclo dei vinti esamina l'ideale dell'ostrica da classe sociale a classe sociale, partendo dal ceto più umile fino a quello più abbiente. il don gesualdo, che è il secondo, esamina la classe della borghesia arricchita (i parvenu)
la trama te la leggi su internet.
già il nome del protagonista la dice lunga sul romanzo. è sia mastro, perché proviene dal ceto umile, sia don perché entrato a far parte della classe superiore, da cui però non viene accettato. qui c'è l'ideale dell'ostrica e il fatalismo greco, gesualdo appartiene a un mondo e ogni sorta di cambiamento sarà negativo.
il pessimismo verghiano si incupisce rispetto ai malavoglia. se nei malavoglia la struttura è quasi circolare, infatti la famiglia torna al punto di partenza, nel mastro don gesualdo questo non avviene. il desiderio di miglioramento del protagonista lo porta all'autodistruzione, la sua situazione non migliora e muore in totale solitudine.
sono numerose le analogie con il satyricon di petronio (vedi trimalcione e la classe dei parvenu), anche dal punto di vista dell'attaccamento alla roba, come unica cosa che sopravvive all'uomo (vedi anche l'omonima novella di verga)
verga non mi piace, ma se mi viene in mente altro te lo scrivo.
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
grazie per le info!
ma sai dirmi qualcosa in più sulle analogie con il satyricon? o se esiste un sito o qualcosa del genere?
ti copio i miei appunti...
Mastro Don Gesualdo
È il secondo romanzo del ciclo dei vinti, quello che tratta della borghesia. Gesualdo sta bene economicamente, ma vuole diventare più importante. Sposa, così, Bianca Trao, appartenente ad una famiglia nobile ma squattrinata. Lei non lo ama, ed è già incinta di un altro uomo, e nasce, dunque, Isabella, che non è la figlia di Gesualdo. Nemmeno Isabella amerà Gesualdo, che sarà un “vinto” negli affetti.
Per quanto riguarda le tecniche narrative parliamo di “osmosi del narratore nel personaggio”. Il narratore popolare cede talvolta la parola al protagonista, quasi come se se ne identifichi. La forma narrativa non è più l’indiretto libero ma il monologo. Mastro Don Gesualdo è quasi un modo per anticipare il romanzo decadente; il narratore coincide con il personaggio.
poooooi
Le novelle rusticane
A questa raccolta appartengono novelle come “la roba”, “libertà”, “pane nero”, “malaria”
Pane nero, ad esempio, parla di una ragazza che diventa l’amante di Don Venerando, senza che la sua famiglia dica nulla, dal momento che Don Venerando le ha promesso una ricca dote, e che l’avrebbe fatta sposare con un suo servo. Tutto ciò nei precedenti scritti del Verga non sarebbe mai successo, perché la famiglia non si sarebbe mai fatta comprare. Nell’ideologia Verghiana qualcosa cambia. C’è una sorta di decadimento dai tempi de “i Malavoglia” e “Vita dei Campi”, una sorta di decadimento dell’onore, che è indice di un incupimento del pessimismo del Verga, incupimento che traspare nelle sue opere. Che valori restano, dunque? L’interesse economico e la roba (ovvero i possedimenti materiali, intorno a cui ruotano tutte le situazioni). La roba è importantissima, perché tutti gli altri valori sono venuti meno. Il mondo di Verga è un mondo ateo, dopo la morte, contrariamente al sepolcro, come in Foscolo, a garantirci la sopravvivenza rimane solo la roba. Si parla quasi di “religione della roba”. Mazzarò, protagonista della novella “la roba”, in maniera particolare, sente questo attaccamento alla roba. È un uomo molto ricco che, però, quando sta per morire, come impazzito bastona anatre e tacchini, dicendo “roba mia, vienitene con me”. Questi personaggi lottano per la roba, ma non possono portarla con sé dopo che saranno morti. Una scena molto simile vi è nel Mastro Don Gesualdo, quando questi, ormai vicino alla morte, bastona le galline. Questi personaggi sembrano avvicinarsi alla figura dell’avaro, ma, in realtà, così non è. Possiamo definire “avari” i personaggi di Goldoni o di Molière, mentre Gesualdo è generoso, quando può donare, dona senza problemi, ma è un personaggio attaccato religiosamente alla roba, dal momento che è l’unica traccia che lascerà di sé sulla terra dopo la sua morte.
il resto purtroppo è sul mio libro del liceo. a casa mia. a cinque ore di macchina.
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
thank u! devo ammettere che mi sei stata molto utile!
questo libro non mi è piaciuto per nulla, non sono nemmeno riuscita a finirlo.