Nel 1973 il centro di ricerche FIAT, coordinato dall'ingegner Mario Palazzetti, realizzò il progetto denominato TOTEM (TOTal Energy Module): il primo microcogeneratore prodotto in Italia.
Ecco come viene presentato dal suo ideatore: «In quel periodo in Fiat si confrontavano due linee strategiche sui problemi energetici. C'era chi puntava sulla tecnologia nucleare e chi sulle fonti alternative. Noi eravamo al di fuori di entrambe le logiche perché ritenevamo che fosse più importante, sia per l'ambiente, sia per lo sviluppo tecnologico e industriale, porre l'attenzione non sulle fonti, ma sull'efficienza energetica. Partivamo dal presupposto che dovunque si accenda un fuoco, una civiltà tecnologicamente evoluta non può limitarsi a utilizzarne il calore, poiché prima se ne può sfruttare la capacità di sviluppare una potenza motrice e dopo, quando la sua temperatura si è abbassata e non è più in grado di svolgere un lavoro, si può utilizzare per usi termici il calore residuo. La co-generazione è quindi la generazione contemporanea di energia meccanica, che viene trasformata in energia elettrica mediante un alternatore, e di energia termica da un unico processo di combustione».
«Il Totem - continua Palazzetti - utilizzava un motore da 903 centimetri cubi alimentato a gas naturale, o a biogas, per far girare un alternatore che sviluppava una potenza elettrica di 15 kW. Quanto basta al fabbisogno medio di una ventina di appartamenti. Contemporaneamente, recuperando il calore dei gas di scarico e quello sviluppato dal motore, erogava 33.500 chilocalorie all'ora, sufficienti a riscaldare tre piccoli alloggi. Utilizzando 105 unità di energia primaria questo piccolo cogeneratore forniva 100 unità di energia derivata: 28 di elettricità e 72 di calore. Per ottenere gli stessi risultati a una centrale elettrica ne occorrevano 84 e a una caldaia a gas 100: in totale 184. Quasi un raddoppio dell'efficienza. O, se preferisci, un dimezzamento dei consumi di fonti fossili (e delle emissioni di CO2) a parità di servizi all'utenza. Il Totem è stato prodotto dalla Fiat in quantità insignificanti fino al 1980. Poi è stato ceduto a un'altra azienda e dopo altri passaggi di mano è tuttora in produzione, ma non è mai diventato l'alternativa di massa alle caldaie negli impianti di riscaldamento domestici. In pratica si può dire che non è mai esistito come prodotto industriale».
Di quel progetto, dunque, rimangono soltanto alcuni esemplari dimenticati in qualche cantina, come nel caso del mio vicino di casa.
Forse, all'epoca, il basso prezzo dell'energia e la scarsa sensibilità ecologista ne determinarono l'insuccesso. Peccato, un'altra occasione persa per imporre un buon prodotto! Oggi, però, le condizioni sono drasticamente cambiate. E questo progetto appare più attuale che mai.
Si tratta, infatti di un sistema particolarmente efficiente, ecologico e realizzabile anche dal singolo cittadino.
Questi impianti, caratterizzati da rendimenti totali fino al 96%, possono essere realizzati senza complesse e dispendiose opere sugli edifici e, se connessi alla rete, potrebbero cedere l'energia elettrica prodotta in eccesso, al gestore.
Pensare ad una diffusione sistematica di questa tecnologia non dovrebbe essere un sogno, dal momento che, nelle nostre case, tutti noi abbiamo una caldaia, impiegata giornalmente per il riscaldamento, che brucia metano senza compiere nessun lavoro; utilizzata, dunque, in pratica, solo per il sottoprodotto di una trasformazione energetica, il calore: uno spreco!
Per chi voglia approfondire l'argomento, suggerisco la lettura del libro di Maurizio Pallante e Mario Palazzetti "L'USO RAZIONALE DELL'ENERGIA teoria e pratica del Negawattora" edito da Bollati Borlinghieri.