NOTA: Questo testo si ispira alle dicerie su un certo figlio naturale di Mussolini. Ci si può anche non credere.
Quella sera Benito era incazzato nero: Lui, che Gli stava sulle balle già il Re, Lo carceravano proprio a Campo Imperatore?!
Per distrarSi, convocò una sessione di scopone scientifico con gli altri camerati – ma, pur con lo strenuo impegno dei Suoi dignitari, non vinse una sola partita.
Incapace di perdere (in casa Sua nemmeno i rubinetti perdevano, MAI!), buttò all’aria il tavolo e montò su tutte le furie. Il che Gli provocò una voglia bestiale di amplesso (i paroloni del Suo amico Gabriele, gran sgarapassere e gran parlatore. Lui, era il vero Gran Sesso abruzzese!). Chiese una donna. I dignitari si fecero in quattro … ma a quell’ora, a quelle altezze ….
Quando il Duce vide in faccia la prescelta, l’indice di gradimento s’impennò fin sotto i talloni. Inutile, non era giornata: le avessero sparato a lupara in faccia, avrebbe avuto meno affinità con un colabrodo.
Un vero uomo, però, è un vero uomo: Lui non Si sottrasse e, sognando le meglio baldracche della Sua carriera scopareccia, riuscì a dar corpo al Suo istinto. Però, uomo accorto e geniale statista, ingroppò la giovinetta passando dall’entrata di servizio: bastardi in giro ne aveva già troppi.
Sbrigata la pratica, se ne andò a dormire.
La notizia che la neropuntata era incinta Gli arrivò come una fucilata: chi era quella, la brutta copia della Madonna?! AhiLui, il conto dei giorni lo inchiodava.
C’era una sola spiegazione: un qualche viscido spermatozoo era sgusciato dal gruppo, imboccando la strada sbagliata.
Non volle mai vederne il frutto, non lo riconobbe e proibì alla madre di chiamarlo Benito.
Il prete che lo battezzò, superato lo shock, gli diede nome Bruco.
Quando la madre si sposò, il marito accettò di riconoscere Bruco, ma decise che due insetti mal si coniugavano in un nome solo.
E fu Bruno Vespa.