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Questo testo è un autentico pezzo di me*da
Viviamo in un mare di me*da. Il peggio è che io non so nuotare: se non riesci a stare a galla, annaspi, boccheggi – puoi morire o
1. soffocato
o
2. di indigestione.
Ho provato anche con la ciambella ma il sapore non cambia.
Che fine di me*da.
Che fine ….
Io, sono fine; certo: quando facevo il nettacessi nei bordelli di Singapore mi chiamavano THE END.
Sono un dandy: nelle borgate di Roma mi chiamano dandyfrocio per via che ho le natiche come due nacchere: quando cammino fanno CLAP! CLAP!
Sono fini anche quelli delle borgate romane. Un po’ fasci, ma fini.
Il povero Gianfranco è in crisi: da quando c’è l’euro, i suoi avversari lo chiamano Gianeuro, staccando l’avverbio, per giunta. Prima di lui era andato in crisi Storace, che già sognava di essere il nuovo Nerone: come fai ad incendiare Roma accompagnandoti con il suono dell’euro? Roba che ti uscivano le note … spese degli eurodeputati.
Pensare che Stor-candeggina (come lo chiamano gli amici) aveva già dovuto rinunciare al saluto romano, per non fare propaganda a Prodi.
La parola ‘me*da’ (evitare qualsiasi collegamento: anni fa ci fu già uno scandalo per la finta mortadella ripiena di me*da) mi ha sempre affascinato: anagrammandola, si ricava MADRE, DERMA, ARDEM (bergamasco = guardami). C’è un che di ancestrale, in ciò - tra l’esoterico e l’apotropaico, con una punta di antropomorfico.
Del resto, ME*DA è l’analgramma per antonomasia.
Bella parola anche questa: mi ha sempre ricordato l’Eurasia, quasi aree da Risiko. Chi non lo conosce?! Ebbe anche un proprio cantore in Luca Carboni, assurto alla gloria proprio con ‘Ci vuole un Risiko bestiale’.
Il povero Carboni cadde in disgrazia quando si passò al nucleare; ebbe un ultimo sussulto con ‘Ci vuole un Risiko nucleare’ ma nessuno gli dette retta. Perì in curva, durante una partita scampoli-annoiati.
Personalmente, all’atomo preferisco la toma: messe giù nell’olio buono con le erbette, farebbero risuscitare il palato anche alle mummie egizie. L’unica volta che si è visto Andreotti in erezione. Con il che fu definitivamente confutata la tesi che la gobba fosse il camuffamento di una forma di priapismo * posteriore. Già, il gobbo di Notre-Madam.
I Palazzi del Potere hanno il loro fascino – ma mai quanto il Palazzo del Potala **: sarà che sono bergamasco ….. Del resto, in bergamasco ‘tÜbèt’ significa ‘piccolo tubo’. Giusto l’idea che del Tibet hanno i cinesi: un tubetto da spremere. Ora hanno scagliato sul tetto del mondo una ferrovia da Guinness dei primati, che favorirà la definitiva invasione degli han *** a scapito delle popolazioni autoctone. L’unica speranza per loro è che le ferrovie cinesi abbiano dei sindacati autonomi dei macchinisti virulenti come i nostri.
I tibetani, purtroppo, sono solo lenti.
Con scarso potere di risoluzione.
Loro, che sono stati stroncati dalla Risoluzione Culturale.
NOTE
* http://it.wikipedia.org/wiki/Priapismo
** http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_del_Potala
** http://it.wikipedia.org/wiki/Han_(popolo)
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tÜbèt :lol:
bella :smt045
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sarò il Benni del 3000 - e oltre!
Ho visto anche gli zingari felici (1),
ho visto Gengis Khan potare l’erba;
non digerisco la milizia serba
se mangio pane e burro con le alici.
Lunga e diritta correva la strada (2)
e Giobbe si perdeva la pazienza,
l’Italia si smarriva la coscienza,
Cicchitto pasteggiava a fieno e biada.
Il papa Benedetto a mani tese
chiedeva l’elemosina in S. Pietro;
furtivo da un’edicola Di Pietro
fregava un album di Corto Maltese.
Costanzo più le Jene più Mentana,
un pizzico di sale e di furbizia:
voilà! ecco a voi di Matrix la primizia.
Io vado avanti con l’amatriciana.
Da lungi s’ode un gemito: chi gode?
E’ Silvio! si cincischia il sottopanza:
nel buon salotto lui della finanza
a casa s’è portato un 10 e lode.
Sull’ l’esempio dell’ex unto di Dio:
voglio sappiate che io sono e sarò
il Benni del Tremila e ancora un po’.
Come: chi l’ha detto? Lo dico io!
Non più di moda è oggi la coerenza
perché sa troppo di appicicaticcio:
la carne se la mangi in un pasticcio
non sai s’è fresca o s’è di rimanenza.
NOTE
1. http://www.sem.gte.it/claudiololli/zing_fel.htm
2. http://web.tiscali.it/webgratis/Musica/Francesco%20Guccini/01-%20Folk%20Beat%20n1%20(1967)/canzone_per_amica.htm
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Rioflessioni di uno speck
Guardo lo specchio e rifletto.
Lo specchio riflette.
Una riflessione comune.
Lo specchio riflette me che rifletto.
Una metariflessione.
Rifletto sullo specchio che mi riflette mentre rifletto.
Lo specchio – perplesso – mi rimanda anche questa riflessione.
D’improvviso, un riflesso dalla finestra di fronte colpisce lo specchio.
Lo specchio, colpito da questa improvvisa riflessione, riflette.
La riflessione si fa profonda.
Riempio d’acqua la vasca da bagno; vi immergo lo specchio. La riflessione si fa ancora più profonda.
Eureka! Archimede non fu l’inventore degli specchi ustori: Archimede ERA UNO SPECCHIO! Infatti, immerso nella vasca da bagno, riflettendo, elaborò il famoso ‘Eureka!’
Il mio è uno specchio molto lucido: come mi paro davanti, subito mi riflette. Ha i riflessi pronti.
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e rifletto: lo specchio è come Dio.
Come.
Infatti mi crea non a SUA ma a MIA immagine e somiglianza.
Con uno specchio, ognuno di noi può farsi Dio.
‘Farsi’ inteso nel senso di divenire, zozzoni.
Io sono un riflesso di Dio. Sono io che rifletto Dio o è lui che si riflette in me? Insomma, chi è lo specchio?
Dare dello specchio a Dio è una bestemmia?
Di uno specchio fatto ad arte si può dire che è fatto da Dio.
Essendo un riflesso di Dio, non posso che essere uomo di specchiata virtù. Infatti, ho saldi principi morali. Approfittatene: i saldi stanno per finire.
Cambiamo immagine. Riflettiamo (suggestione offerta da Cacciari) su uno speck che si specchi e nel far ciò rifletta a se stesso specchiato dallo specchio. Lo speck riflette sullo specchio che lo riflette.
Ma qui entriamo nel campo dell’imponderabile.
Pensate a Catherine Spack * che si riflette in uno specchio mentre mangia lo speck con uno spicchio d’aglio.
Riflettete, speculando, sulla Spack che si specchia mentre mangia dello speck con uno spicchio d’aglio leggendo il dottor Spock **.
Voi capite che basta averne voglia e le riflessioni sono infinite.
‘riflettere’ = ‘rifletto’ all’infinito.
Se metto uno specchio in borsa, voi pensate che voglia speculare. No: voglio solo preservarlo dall’emicrania dovuta alle troppe riflessioni.
Ho riflettuto troppo a lungo e mi sono appannato.
In conclusione:
1. la riflessione non è appannaggio del solo specchio
2. lo speck stagionato è più buono
3. la Spack è stagionata ma non è più bbona
4. Basta spegnere la luce e lo specchio smette di riflettere
5. Chi ha spento la mia luce interiore?
* http://it.wikipedia.org/wiki/Catherine_Spaak
** http://it.wikipedia.org/wiki/Spock
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lo spek stagionato è più buono :P
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DELLA sPACK stagionata, sicuramente
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ho traslocato in UMORISMO
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Il Nobel sogno già d’avere in tasca
A volte quando piove nella pampa
si formano pozzanghere iridate;
i gauchos se le mangiano panate
secondo che nel Tibet fanno i Khampa.
Il giorno 48 di febbraio
due gnocche si facevano la barba;
l’iperbole la ficco se mi garba
oppure metto su ‘passo carraio’.
Il Nobel sogno già d’avere in tasca,
ho fatto rinforzare anche i calzoni
temendo che ci sian delle esplosioni
per via dell’eta *– non la mia, la basca.
Il Nobel prenderò per l’enuresi **
perché la moglie mia c’ha la cistite,
perché tante fanciulle ho divertite
con il mio cazzeggiare in questi mesi.
Sapendo quanto piaccia al Cavaliere
comporre canzoncine che poi canta,
ho preso due lattine della Fanta
e le ho riempite d’aria del sedere.
Per rinfrescar le corde della cetra
uso l’aria talor condizionata,
altre invece quella della ‘Traviata’
e recito l’Aida in quel di Petra.
A Prodi, che coi PACS cerca consenso
- era un presagio dolce e lusinghiero –
Mastella: “Vade retro, Zapatero!”.
S’agitò nella bara il Conte Benso ***.
NOTE
* gioco di parole fra ETA (Paesi baschi) e età.
** http://www.ipsico.org/enuresi.htm
*** Camillo Cavour, grande padre dell’Italia laica
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