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Non riesco a parlare.
Sento le mie corde vocali vibrare, un piccolo principio di nevralgia per lo sforzo, ma niente.
Totale assenza di voce.
"Perché ti agiti tanto?"
"Perché non riesco a farmi sentire nonna."
"Ma io ti sento benissimo, vuoi una frittella?"
"Volentieri."
Deliziosa. Sapeva di rabbia e gioventù.
"Perché tu riesci a sentirmi nonna?"
"Signor Tessler! Signor Tessler! Mi risponda!!"
Il dottore era d'inanzi a me. Urlava, mi schiaffeggiava e impartiva ordini all'infermiera.
Mi iniettarono qualcosa e tempo 5 minuti sentii una grande calma.
Mi rilassai e mi addormentai.
Come ogni mattina, da 10 anni a questa parte, la sveglia suona alle 7:03.
Come ogni mattina, da 10 anni a questa parte, io mi alzo alle 7:15.
Lo faccio perché non mi va di alzarmi e non trovarmi il caffè pronto, per questo approfitto degli orari di Marta.
Così mi alzo col profumo di caffè gentilmente preparato da mia moglie.
Come ogni mattina, da 5 anni a questa parte, io e mia moglie facciamo colazione in cucina.
"Sei uno stronzo."
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- Come scusa?
"sei uno stronzo" mi sorride, slacciandosi la vestaglia. Sotto è nuda. Ha due belle tette Marta, sempre avute.
Mi avvicino, le respiro l'incavo del collo ritrovando quell'odore dolce e sensuale che, come sempre, ha il potere di accendermi. E mi accendo infatti...
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Percorro la curva del suo collo con le labbra, quella curva tanto familiare. Ha la pelle morbidissima, sa di bagnoschiuma.
La vestaglia cade e lascia nudo il suo corpo esile e bianco. Lo accarezzo ed esploro sapientemente ogni suo angolo ed ogni sua curva, conosco a memoria ogni centimetro di Marta.
La stringo a me e la bacio sulla bocca.
E proprio mentre mi perdevo nel calore del suo eccitamento...
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...mi ritrovo nella carrozza con lui.
"Ma porca di quella puttana!"
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(ma che cazzo jo :lol: )
Non riesco a capacitarmi, non riesco più a discernere il vero ed il falso.
La figura dell'uomo scompare ed io sono solo al buio, in quella che mi sembra essere una carrozza (riconosco il mal di carrozza ed il rumore delle ruote sulla strada).
Dov'è ora quell'uomo?
Ma, soprattutto, dove sono io? E' la realtà?
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Mi risveglio acora una volta in questo dannato letto di ospedale, sono una pozza di sudore freddo...e nella bocca ho una frittella !!!!?????!!!
L'effetto delle morfine e di tutte le porcate con cui m'imbottiscono puntualmente sta per finire...devo aver dormito parecchio, ma fuori è buio pesto.! Com'è possibile ?
La porta della stanza è aperta, ma dal corridoio posso percepire solo un silenzio profondo quanto il buio fuori dalla finestra.
Decido di alzarmi e di recarmi personalmente all'infermeria del reparto, sarà una buona occasione per sgranchire le mie gambe.
Appena poggio i piedi in terra noto che il pavimento è ricoperto da uno spesso strato di polvere e a quanto pare dovrò camminare scalzo perchè non trovo ne scarpe ne ciabatte.
Giunto davanti la porta che da sul corridoio mi sembra di essere in un posto abbandonato da mesi se non addirittura da anni, le uniche luci che funzionano sono quelle di emergenza..che diavolo è successo qui ? per quanto tempo ho dormito ?
Devo trovare qualcuno che possa spiegarmi qualcosa, ma più continuo a girare e più sembra vana la possibilità d'incontrare una persona.
Pondero l'idea di ritornare all'intenzione iniziale che mi aveva portato ad alzarmi dal letto, e finalmente giungo al'infermeria che contiene ancora quello che mi serve....mi serve proprio una bella botta in questo, una dose doppia di morfina mi farà tranquillizzare.
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Ma la morfina non c'è, non c'è nessun medicinale, a dir la verità, è tutto sfasciato, tutto sporco e tutto buio. Starò ancora sognando, perchè all'improvviso mi sembra di essermi risvegliato nella prima puntata di The walking dead. Eh no, anche gli zombie no, per favore.
Esco dall'infermeria e provo ad entrare nelle stanze dei pazienti, lì magari c'è ancora qualche medicina che posso iniettarmi. O sniffare. Le pillole non le prendo, però, quelle troppo grosse mi fanno paura.
Per fortuna in nessuna stanza ci sono i non-morti, no perchè sul serio io non saprei che fare. Che poi ho anche il cancro al cervello, quindi dovrò morì lo stesso. Gli zombie no, però, per favore no.
Non trovo nessuna medicina da nessuna parte, è sempre tutto più buio anche se le luci al neon lampeggiano. Esco dall'ennesima stanza, svolto e l'angolo e...
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Di nuovo la carozza!
Questa volta dentro quella che sembra essere ( o essere stata) una sala di attesa dell'ospedale. Dentro una stanza!!!
Non credo ai miei occhi, sono in preda alla disperazione, mi lascio cadere atterra, contro la parete, disperato.
Li riapro, e quella carrozza è ancora lì. Il cavallo nero è immobile, impassibile, eretto. Mi fissa.
Sono completamente impotente, completamente prigioniero della mia testa.
Non voglio morfina, io voglio smetterla, non posso resistere neanche solo un minuto di più in questo incubo.
E proprio mentre guardo con avidità un pezzo di vetro atterra, proprio mentre mi sto pregustando una morte liberatoria, sento di nuovo quella voce...
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"Ho la sciatica!"
Mi alzo.
E' il 2010. Lo so perché un enorme orologio (di quelli che segnano ora e data) regna sovrano nella stanza.
Una stanza completamente vuota e bianca. Di un bianco accecante.
Dietro di me c'è una piccola finestra triangolare, da dove posso vedere una città che onestamente non riconosco.
Non sono tanto le strade sospese in aria ad avermi sorpreso, e nemmeno i palazzi che non toccano il terreno. Avrei potuto sorprendermi anche nel vedere quelle due lune lì accompagnate da un cielo di color viola, ma no.
La cosa che mi fece restare di stucco fu la mia faccia stampata su un cartellone pubblicitario grande almeno una cinquantina di metri.
Ero raffigurato in mezzo busto, di tre quarti, e tenevo una pillola in mano.
Lungo il lato inferiore del manifesto regnava una scritta trionfante che diceva:
"Sii quello che sarebbi."
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Finalmente tutto mi è chiaro, sono tornato nel paese del NonEssere, quello per il quale ero destinato, senza nemmeno ricordarlo.
Ma sono davvero quello che sarebbi?
Sono riuscito a diventassi il diventabile?
Non so perché, ma decido di buttarmi dalla finestra.
Straordinariamente non impatto col terreno sfracellandomi, succede invece una cosa strana...
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Galleggio nell'aria, perchè non c'è gravità. E io che pensavo che quella città fosse opera di un qualche geniale ingegnere. No, è tutto merito dell'assenza di gravità, e quindi continuo a fluttuare nell'aria, e temo di non fermarmi mai fino a quando non vado a sbattere contro una cupola invisibile che circonda la città.
Mi sento all'improvviso come un pesce rosso nella sua boccia, e non è piacevole. Ma neanche spiacevole. Mi sento al sicuro, almeno. Però anche costretto. Il mio senso di claustrofobia si rifà vivo dopo tanti anni, e non aiuta il sentirmi osservato da tutte le persone che si trovano in strada. "Chi è quello scemo attaccato alla cupola?" staranno pensando, ma se me lo chiedessero non lo saprei.
Chi sono io?
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Acqua sul viso.
- Piove? E perché la gente ride?
Pensando questo mi risveglio, una hippie mora dai lunghi capelli mi sta bagnando con un po' d'acqua di mare, ridendo. "Ma che cazz??!" Poi capisco...sono ancora su quella spiaggia. La festa in maschera, il falò...ma quanto ero fuso ieri sera? Quanto?
Mi tocco la testa...mi gira un po' - un bel po' - ma è tutto ok. Rido anche io, sollevato "basta, non mi sballo più se l'effetto è quella angoscia maledetta" penso.Mi alzo e stampo un bacio sulle labbra della ragazza, che corre via ridacchiando.
Mi guardo intorno, la spiaggia semideserta, i resti del falò e di innumerevoli bottiglie di birra e alcolici non meglio specificati.
"Sei sempre il solito pirla, Matteo. In che situazioni ti vai sempre a ficcare?!" penso con quel finto rimorso tipico dei doposbornia.
In quel momento sento nitrire subito dietro di me, sul bagnasciuga...
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E stavolta la carrozza è in acqua, e i cavalli sono diventati creature marine con la coda di pesce, non hanno più le ali.
Nessuna voce mi dice di salirci sopra, eppure apro lo sportello della carrozza, me lo richiudo alle spalle, e la sento muoversi sotto di me. Sento lo sciabordio dell'acqua contro il legno e quello della coda dei cavalli - che poi non sono mica più cavalli, ora che sono mezzi pesci. Che specie sono? - che batte sulla superficie del mare.
E poi iniziamo a sprofondare verso le profondità marine, la luce diminuisce, vedo i coralli sfilare fuori dal finestrino, i pesci pagliaccio e tanti altri che non conosco. Conosco solo i pesci pagliacci, a dir la verità, e solo grazie a Nemo. Pesciolino stupidotto che rincorre i motoschifi! penso, sorridendo al ricordo di quella scena.
Comunque, la fauna marittima continua a sfilare ai lati del mio campo visivo, e io non so più dove guardare.
Ben presto non c'è più nulla da guardare, però, perchè la luce del sole non arriva fino al fondale, dove ci stiamo sempre più lentamente dirigendo.
Dove mi starà portando questa maledetta carrozza?
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Passano forse delle ore, o mesi, o anni. Perdo completamente il senso del tempo in quel buio negli abissi, ed io sono così confuso che non riesco a più a seguire tutti questi sbalzi. Il blu intorno a me è così intenso e statico, mi lascio cullare dal rumore della carrozza che si muove velocemente nell'acqua...
è un suono così armonioso che mi distoglie dalla paradossale situazione: sono in una carrozza, anzi nella carrozza,che si dirige autonomamente in direzione di qualcosa in fondo all'oceano (ma quale oceano? in realtà non so nemmeno se è un oceano questo!).
Io non mi sento completamente cosciente, ogni tanto mi pare di prendere sonno, ogni tanto mi ricordo che è una situazione assurda e ho degli attacchi momentanei di panico...ma poi mi calmo, in un modo così naturale, così confortante, che non può essere reale.
Dunque, non so dire quanto tempo è passato.
L'unica certezza che ho,è che ad un certo punto la corsa viene interrotta: la carrozza inchioda bruscamente strattonandomi con forza e questo mi fa tornare vigile.
In un nanosecondo, quello strano veicolo si ferma e lo sportello si apre. Siamo sul fondo, vedo sabbia.
"Finalmente sei arrivato"
La voce sembra giungere , irreale, da una figura scura, immersa nell'abisso.
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Restai impietrito e sgomento mentre l'oscura figura mi fa cenno di scendere.
Era Giancarlo Magalli....cosa diavolo facesse li non riuscirò mai a capirlo, ma aveva molta fretta di accompagnarmi da qualcuno che a detta dello stessso Carletto mi attendeva da parecchio.
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(:lol: magalli no :lol:)
Capisco di doverlo seguire. Ero così attonito e stupito dalla visione di Magalli che non mi accorgo che sto respirando.O meglio, attorno a me c'è acqua, guardo in alto e non vedo la superficie. Non so quanto in fondo sono, ma respiro e non soffro la pressione. Tutto ciò è veramente assurdo, ma poco mi importa. Respiro, non so nemmeno io come.
E soprattutto, mi muovo con naturalezza sul fondale, senza nessuno sforzo.
Magalli si dirige frettolosamente, ogni tanto si volta per assicurarsi che io lo stia seguendo. Cerco di non perderlo e di non farmi distrarre troppo dalle bizzarie che mi circondando: fiori e piante dai colori variegatissimi, pesci e altre specie mai viste prima.
Ci inoltriamo nella flora di questo fondale fino a che , con mio grande stupore, ci ritroviamo davanti a quelle che sembrano essere proprio le mura di una sorta di città! Una città in fondo agli abissi!
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Esclamai:
"Atlandite, la città perduta di cui narrava il mio caro amico d'infanzia Platone!"
Poi mi voltai per ricevere conferma da Giancarletto, ma di lui non c'era nessuna traccia, escluso un flaconcino di Nelsen Piatti ch doveva aver scordato nella fretta.
Improvvisamente però iniziai ad udire dei canti armoniosi, la cui melodia era sublime e irresistibile...
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Nello stesso momento in cui mi accorgo che il mio amico Giancarlo si è volatizzato, davanti a me una porticina incastonata nelle mura si apre. La musica è troppo irresistibile, non riesco a trattenere l'impulso, non ho freni nè paure. Dunque attraverso il passaggio senza pensarci due volte, senza farmi nessuna domanda.
E mi trovo in una sorta di cortile, con un pianoforte meraviglioso al centro. Bianco, a coda, sembra quasi di pietra.
Una figura femminile vestita di bianco suona la melodia sublime ed io la guardo incantato.
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Era Maria de Filippi, smise di suonare e mi disse:
"Sei pronto per la sfida settimanale? Ti sei preparato ?"
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"Ho sbagliato programma, io non so suonare...." esclamo attonito.
"Andiamo nell'altro studio, allora, c'è una persona che non vedi da tanto tempo che vuole dirti due parole"
E allora la seguo fuori di lì e arriviamo nello studio di c'è posta per te: la busta è un enorme acquario pieno di pesci tropicali, con squaletti e alghe e razze. E nonostante sia trasparente non riesco a vedere oltre di essa.
Chi mi manda a chiamare? Chi vuole parlare con me? Ti prego, non la nonna con le frittelle, adesso le frittelle non mi piacciono più!
Mi siedo, paziente, al mio posto, e aspetto che Maria mi introduca la situazione. E più mi parla e più inizio a intuire chi mi abbia mandato a chiamare...
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...è di nuovo lui, con la sua voce strana e gli occhi gelidi.
Mi viene da ridere: la mia vita si è trasformata in una fiera dell'assurdo? Chi è che si diverte tanto a muovere i fili del destino e a farmi sopportare tutto questo?
Apre la bocca, sta per parlare. In quell'istante prima che lo faccia capisco già cosa mi chiederà...
- Vorrà che scelga. Ora si, ora non si può più tornare indietro...
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"Vuoi una frittella?" mi chiede, spiazzandomi.
"Una... frittella?" ripeto come un pappagallo.
"Sì, una frittella"
E' la voce della nonna che sento uscire dal suo corpo, e tutto assume una piega più bizzarra che spaventosa.
"Nonna? Nonna sei tu?" gli chiedo, cercando di non scoppiare a ridere. O a piangere. Sono davvero confuso, sia su come mi sento e sia su come comportarmi. Che devo fare?
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A mezzanotte chiudo il topic, mi raccomando, voglio un gran finale!:D
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(uh..allora devo finirlo io...non ha continuato nessuno...)
Ma mia nonna è morta. E' morta 15 anni fa.
Sentire la sua voce mi riempie di gioia però. "Ok" penso "sto a questo assurdo gioco, così sia"
- Si nonna, voglio almeno 4 frittelle, non una!
In quel momento intorno a me tutto si scioglie, come pareti d'acqua tutto mi scivola intorno. Sento contrarsi tutto intorno a me, mi sento spingere, inevitabilmente verso il basso.
Provo ad aggrapparmi, non riesco. Ho paura...sto per morire? La memoria scivola via dalla mia mente e anche io mi sento scivolare via. Non ricordo più nulla, non ricordo nemmeno più il mio nome.
Freddo, un freddo intenso. Mi colpiscono. Apro la bocca, qualcosa di feroce e affilato mi taglia la gola. Piango...e nel farlo respiro.
E fu così che nacqui, cinquantasette anni fa.
E da lì inizio la mia nuova porzione di esistenza terrena, una delle mie innumerevoli vite tra la vita...ma quella è un'altra storia.
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Si conclude così il primo esperimento.:D
Com'è andata?
Ditelo qui:
http://forum.fuoriditesta.it/problem...iative-12.html