Oltre 280mila firme con Saviano contro il ddl sul "processo Breve", tu cosa ne pensi?
Mobilitazioni e sit-in in molte città. L'intervento di Verdi e Legambiente
Aderiscono la governatrice del Piemonte e i familiari della Thyessen
Processo breve, oltre 280mila firme
Realacci: "A rischio i processi ecomafie"
di MAURO FAVALE
ROMA - Non solo firme ma anche mobilitazioni e sit in. Ieri erano in 100 davanti al tribunale di Varese per manifestare in favore dell'appello lanciato da Roberto Saviano, sabato scorso, sulla prima pagina di Repubblica. "Presidente - aveva scritto l'autore di Gomorra rivolto a Berlusconi - ritiri la norma del privilegio", quella sul cosiddetto "processo breve".
Ieri l'appello è stato stampato e distribuito da un comitato di "liberi cittadini senza bandiere di partito" davanti al palazzo di giustizia di Varese. Un segnale di come le parole di Saviano facciano breccia. Mentre sul sito di Repubblica.it sono tantissimi coloro che lasciano il proprio nome e cognome in calce all'appello. Siamo ormai oltre quota 280 mila. "Ritiri la legge e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto", ha chiesto Saviano al premier.
A fare la stessa richiesta, si sono aggiunti, dal mondo politico, la federazione dei Verdi, la governatrice del Piemonte Mercedes Bresso e il senatore del Pd Roberto Della Seta. "Questa è una norma - afferma Della Seta - che salva i corrotti e condanna gli immigrati irregolari". Insieme a loro hanno firmato anche l'associazione Legami d'acciaio, che raccoglie i familiari delle vittime del rogo della Thyssen e Legambiente.
Il rischio è che saltino, a causa della prescrizione, molti dei processi già avviati per reati ambientali: da quello a Taranto per la diossina all'Ilva a quello per l'inquinamento chimico della Valle del Sacco, ai procedimenti sull'affare Eternit, che vedono coinvolte quasi tremila persone. "Siamo sulla stessa lunghezza d'onda di Saviano - racconta Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente - il termine "ecomafie", tra l'altro, lo inventammo noi proprio per evidenziare il peso della criminalità organizzata nella vita dei cittadini". Per Realacci, "questa battaglia richiede una certezza del diritto. Il contrario di quello che fa la norma sul processo breve che, invece rappresenta un vero e proprio vulnus".
È di ieri anche l'adesione e la presa di posizione dell'Aspp, l'associazione degli studiosi del diritto penale "Gian Domenico Pisapia". "Il testo sul processo breve - scrivono in un documento - viola il principio costituzionale di uguaglianza, discriminando tra imputati incensurati e soggetti con precedenti penali, e distorce il significato della durata ragionevole del processo, trasformandola - concludono - in una sorta di privilegio da riservare solo a certi imputati come se l'efficienza della giustizia non fosse un diritto da riconoscere a tutti i cittadini".
© Riproduzione riservata(19 novembre 2009)
Tratto da Repubblica.it
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