Carcere per il poker sui siti irregolari Ma nella proposta del governo ci sono sanzioni anche per i giocatori che frequentano le bische online non a norma
La roulette online proposta da un casinò online americano. I giocatori italiani potranno rivolgersi solo a quelli che si adegueranno alle norme che il governo sta per varareAnche se di questi tempi non si butta via niente, con i 28 milioni che il governo conta di incassare quest'anno non ci risaneranno il bilancio dello Stato. Ma il punto non è questo: l'ultima mossa delle Finanze sui giochi via internet potrebbe aprire scenari diversi da quelli strettamente erariali.
Il 21 gennaio il ministero dell'Economia ha depositato un emendamento chilometrico e piuttosto contorto alla legge comunitaria del 2008 in discussione al Senato. In quel testo, accanto ad alcune disposizioni fiscali di adeguamento alle norme europee, sono stati infilati anche una ventina di commi che con le questioni di Bruxelles c'entrano come i cavoli a merenda. Ma sono pieni zeppi di notizie sconvolgenti per i maniaci di scommesse e giochi on line, come pure per chi li gestisce.
Un assaggio: i giocatori potranno accedere al sito, sempre che quello sia titolare di una regolare concessione, soltanto attraverso il portale dei Monopoli di Stato. Già questo potrebbe bastare. Per avere poi una delle 200 concessioni che le Finanze sono disposte a dare «in fase di prima applicazione» di questa specie di riforma, sarà necessario, per chi già non sia titolare di uno dei tradizionali permessi per le scommesse, i giochi a pronostico, il bingo, le lotterie e quant'altro, di una lunga serie di requisiti. Intanto avere hardware e software in un Paese dell' Unione. Quindi operare attraverso una società di capitali con fatturato biennale non inferiore a 1,5 milioni oppure in grado di fornire una garanzia bancaria per il medesimo importo, essere in regola con i requisiti di professionalità e affidabilità, garantire la sicurezza del browser e pagare un «contributo » al Fisco che può arrivare a 350 mila euro.
Per i gestori dei siti che vogliono fare i furbi c'è il deterrente del carcere: da sei mesi a tre anni. Ma rischiano fino a tre mesi d'arresto, oppure un'ammenda fino a 2 mila euro, anche i giocatori. Costoro dovranno sottoscrivere con il gestore del sito un contratto per l'apertura di un «conto di gioco» sulla base di un modello predisposto dai Monopoli. Su quel conto transiteranno le puntate del giocatore, le vincite e le perdite. Trascorsi tre anni senza giocate, tutto quanto è rimasto sul conto verrà incamerato dall'Erario.
Il governo motiva il giro di vite (comma 12 dell'emendamento) con l'esigenza di «contrastare in Italia la diffusione del gioco irregolare e illegale, nonché di perseguire la tutela dei consumatori e dell'ordine pubblico, la tutela dei minori e la lotta al gioco minorile e alle infiltrazioni della criminalità organizzata». Nella relazione tecnica si spiega poi che questo sporco giro d'affari via internet è di due miliardi di euro l'anno. E che questa operazione favorirà nel 2009 l'«emersione del gioco illegale» per 700 milioni di euro, facendo incassare allo Stato 21 milioni (più sette per le nuove concessioni). A regime, inoltre, gli incassi dovrebbero salire a 30 milioni. Stime che però il servizio bilancio del Senato mette palesemente in dubbio, sostenendo che «non è chiaro» come i calcoli siano stati fatti. Non entrano invece comprensibilmente nel merito, i tecnici di palazzo Madama, su dubbi di ben altro genere che inevitabilmente suscita la relazione tecnica del governo, quando afferma che alle stime di gettito dovuto all'emersione del gioco illecito «può aggiungersi anche una maggiore entrata derivante da una diversificazione in atto del portafoglio dei prodotti di giochi pubblici (giochi di carte, scommesse virtuali, scommesse a interazione diretta, ecc...)».
(corriere)
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Capisco l'esigenza di uno Stato di capitalizzare il più possibile le entrate di bilancio. Ma rimango sempre profondamente colpito dalla censura, in particolare di quella che si scatena sul mondo online .