Chi di voi ha maneggiato le banconote della vecchia Lira, non avrà difficoltà a ricordarsi di una piccola dicitura riportata su ogni banconota: "Proprietà della Banca d'Italia".
Vi siete mai chiesti cosa significasse?
I più, probabilmente avranno pensato che quel denaro, essendo parte del proprio stipendio guadagnato con il proprio lavoro, fosse proprio. Ma in realtà la cosa è molto più semplice di quanto sembri: il denaro era come affermava la dicitura, di proprietà della Banca d’Italia.
Questo perché tutta la moneta che circolava e circola nel nostro paese, è emessa dagli unici istituti che hanno l’autorizzazione per stamparla: la banca centrale e quelle che ne ricevono la delega dalla stessa, che era proprietaria della moneta per il suo valore, in quanto ne possedeva il corrispettivo in oro nelle proprie riserve.
Il 15 agosto 1971 vi è stata sia l’abolizione della convertibilità della moneta in riserva, sia della riserva stessa; e quindi da quella data la banca centrale non è più proprietaria della moneta.
La banca centrale quando stampa moneta, non fa altro che prendere della carta, dell’inchiostro, e stampare banconote. Ma quanto vale realmente la moneta che stampa? Semplice, il costo della carta più quello dell’inchiostro. Quindi se noi prendiamo una banconota da 100 euro, questa banconota ha un valore reale nemmeno paragonabile al valore nominale di appunto 100 euro.
Ma cos’è allora che da valore alle banconote? Siamo noi, che prendiamo la banconota da cento euro, e ne restituiamo lavoro o beni corrispondenti a quella somma. Siamo noi che ne creiamo il valore, non la banca con la propria riserva quindi, e la moneta dovrebbe essere nostra.
Il fatto è che tuttoggi, la banca centrale presta la moneta che emette come se ne fosse proprietaria, creandone un profitto ed un danno per chi la riceve che va oltre ogni immaginazione.
Ad esempio, una banconota da cento euro, che ha un valore reale (stampa, carta, inchiostro) irrisorio, dopo essere stata stampata, viene prestata allo Stato italiano, che la mette in circolazione, pagando stipendi e altro. La banca da questa operazione ne ricava il valore nominale della banconota (100 euro), meno il valore della stampa, più gli interessi per il prestito che ha fatto allo Stato italiano.
Tenete conto che tutta la moneta presente in Italia, e oramai in Europa, sottostà a questa trafila; si parla quindi di miliardi di miliardi di euro; denaro che in realtà, esprime un valore che è virtuale.
Il debito che lo Stato crea accettando la moneta dalle banche, va a formare quello che è il debito pubblico, su cui oltretutto siamo tenuti (noi cittadini..) a pagare gli interessi.
E non è cos’ solo da noi, è così in tutto il globo, per noi come per gli Stati Uniti, come per la Nigeria o per il Congo. I debiti immensi, che oltre al nostro paese opprimono paesi come appunto quelli africani, castrandone ogni possibilità di ricchezza e sviluppo, non è altro che un debito virtuale, fittizio. Debito che ai fatti, non saremmo tenuti a pagare, poiché legittimi proprietari della moneta.
Legge su legge, convenzione su convenzione, il sistema bancario e monetario mondiale si è assicurato dei diritti e dei privilegi che non gli spettano; e mentre i nostri politici si scannano per le stronzate, il nostro paese e tutto il mondo soffoca nei debiti per il benessere di pochi eletti, che sfruttano il lavoro di ogni uomo per un denaro che non gli appartiene.
Un eminente professore, defunto l’anno scorso, Giacinto Auriti (ex docente di svariate cattedre di giurisprudenza, cofondatore dell’Università di Teramo) per anni si è battuto contro questa ignominia, denunciando la banca centrale a più riprese.
Vi consiglio le sue interviste e le sue pubblicazioni, se desiderate approfondire l’argomento.