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Mafia e Stato
Di Gennaio è la notizia che un indagato da varie procure (Roma, Paola e Cosenza) lavora da una ventina di anni al Ministero dell'Interno.
La notizia non ha avuto molto risalto. Qualche giorno fa è stata presentata un'interpellanza urgente da Giulia Sarti (M5S) visto che dal Ministro dell'Interno Angelino Alfano non si erano ricevute risposte.
Ecco il video:
https://www.youtube.com/watch?v=vjy1SjK3A6o
Ecco l'altro video che interessa Angelino Alfano.
https://www.youtube.com/watch?v=lv-yZ6wZa7c
E' giusto secondo voi che un indagato per questioni di mafia possa tranquillamente continuare a lavorare al Ministero dell'Interno finchè non si arriverà al terzo grado di giudizio?
Non sarebbe meglio una sospensione dal servizio con possibile reintegrazione in caso di innocenza?
Ed è mai possibile che solo il M5S si sia interessato alla questione?
Ecco riportata la notizia:
Viminale, dirigente indagato per camorra. Alfano minimizza: "È qui da vent'anni" - Il Fatto Quotidiano
Userò questo topic tipo "lista" per portare alla vostra attenzione tutti gli intrecci tra politica e mafie.
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Se un indagato venisse interdetto dalla pratica lavorativa potrebbe diventare un "mezzo" per levare la gente dal lavoro. Non so se mi spiego ma, considerando i tempi biblici della giustizia, se una persona sotto accusa (cioè innocente, fino a colpevolezza accertata) venisse allontanata dal lavoro, si potrebbe "giocare" con questa cosa.
Quali sarebbero i "paletti" per determinare se un indagato debba o meno lasciare il lavoro, anche se a tempo determinato? Vedendo il suo incarico mi verrebbe da pensare che lo si dovrebbe allontanare IMMEDIATAMENTE da tutte le funzioni che possano in qualche modo essere pericolose, in caso di contatti verificati con la mafia.
In linea di massima sono d'accordo con questa idea di allontanare.. Cerco solo di capire come tutelare un possibile innocente da un'accusa fasulla.
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Vuoi sapere come si fa? Si fa così:
M5S, Defranceschi «graziato» dalla Corte dei Conti - Corriere di Bologna
"Il consigliere regionale del M5S Andrea Defranceschi, sospeso dal Movimento 5 Stelle in attesa che si chiarissero le contestazioni che gli erano state fatte dalla Corte dei Conti, vince la sua battaglia legale e si prepara al «reintegro» nel movimento.
«La Corte di Conti, alla quale avevo fatto ricorso, ha annullato la delibera che mi imputava l’irregolarità del pagamento anticipato dei due contratti di lavoro», annuncia trionfante il consigliere grillino, sottolineando che in questo modo decadono «tutte le contestazioni mosse dalla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, compresa la richiesta di restituzione delle cifre».
Una vittoria che, per Defranceschi, non è solo personale ma «di tutto il Movimento, che dà prova di essere di una pasta diversa. Quando gli si imputa di aver commesso un’irregolarità un rappresentante a 5 Stelle chiede spiegazioni, si sottopone a controlli, ci mette la faccia e se sbaglia, come ero pronto a fare, paga in prima persona». Il consigliere regionale, che era stato sospeso in via cautelativa dal M5S con un posto pubblicato sul blog di Beppe Grillo, adesso è pronto al reintegro nel movimento. "
La situazione si aggrava quando ci sono delle intercettazioni ambientali che riportano conversazioni tra il funzionario del Ministero e la camorra, che hanno come oggetto dei pagamenti e nello specifico, lamentale da parte del funzionario per essere stato pagato troppo poco. Sto riportando quello che è stato detto dalla Sarti nell'interpellanza urgente.
Basta il buon senso. Il solo sospetto, in questo caso supportato da intercettazioni, per me basterebbe. Se è innocente tante scuse, ma la giustizia è anche questa, cioè tutelare lo Stato a discapito di un cittadino sospetto. Per me, quindi opinione assolutamente personale, se si ha il minimo sospetto di infiltrazioni mafiose, non bisogna aspettare il terzo grado di giudizio, ma sospendere immediatamente la persona, anche a discapito della sua eventuale innocenza. Il dubbio deve vincere, soprattutto in casi di mafia. Per altre cose va benissimo aspettare, magari per danno erariale e altri realti simili, cioè non pericolosi come le infiltrazioni nello Stato. C'è, come è ovvio, reato e reato. Uno potrebbe risultare più pericoloso e dannoso degli altri davanti alla collettività.
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Sì, se si parla di mafia o comunque un elenco di reati più gravi di altri sono d'accordo. Il dubbio potrebbe bastare.
Però rendiamoci conto che, in caso di errore, la persona rischia di essere allontanata dal lavoro anche per anni.
Questa idea dovrebbe far parte di un pacchetto di riforme su tutta la giustizia e la burocrazia.
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Originariamente inviata da
Loller156
Sì, se si parla di mafia o comunque un elenco di reati più gravi di altri sono d'accordo. Il dubbio potrebbe bastare.
Però rendiamoci conto che, in caso di errore, la persona rischia di essere allontanata dal lavoro anche per anni.
Questa idea dovrebbe far parte di un pacchetto di riforme su tutta la giustizia e la burocrazia.
E, perdonami, sta cosa sarebbe negativa solo quando parliamo di un politico o funzionario? No perchè a me risulta che se un sospetto pedofilo lavora in un asilo, lo sbattono fuori in ogni caso.
Succede che le persone vengono allontanate dai loro posti lavoro per le motivazioni più insensate di questo mondo. Succede che lo Stato stesso permette ai datori di lavoro di licenziare un giovane senza giusta causa per i primi 3 anni dall'assunzione (Job Act). Licenziamento senza giusta causa e precarizzazione legalizzate.
Mo dobbiamo davvero chiederci cosa succederebbe a questo cristiano che lavora al Ministero dell'Interno. Tranquillo, avrà già maturato la sua bella pensioncina.
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che ci siano legami tra mafia e governo è sempre stato tristemente ipotizzabile...
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Originariamente inviata da
John Reese
che ci siano legami tra mafia e governo è sempre stato tristemente ipotizzabile...
Veramente ci sono le prove, quindi non sono ipotesi, almeno secondo il tribunale di Firenze. Secondo quest'ultimo la trattativa ci fu e furono gli uomini dello Stato a cercare la mafia per trattare, per fermare le stragi che avevano cominciato ad uccidere i politici e dopo varie minacce di morte ricevute.
Chi dice o scrive che la trattativa è ipotesi o è presunta o, addirittura non è esistita, ti sta dicendo una cazzata clamorosa. Ho la sentenza del Tribunale di Firenze in PDF se ti interessa.
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Originariamente inviata da
Annie Lennox
Veramente ci sono le prove, quindi non sono ipotesi, almeno secondo il tribunale di Firenze. Secondo quest'ultimo la trattativa ci fu e furono gli uomini dello Stato a cercare la mafia per trattare, per fermare le stragi che avevano cominciato ad uccidere i politici e dopo varie minacce di morte ricevute.
Chi dice o scrive che la trattativa è ipotesi o è presunta o, addirittura non è esistita, ti sta dicendo una cazzata clamorosa. Ho la sentenza del Tribunale di Firenze in PDF se ti interessa.
ho detto ipotizzabile perchè non sapevo se c'erano prove certe
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Trattativa Stato-mafia, Galliano: "Nel '91 Riina incontrò generali, ministri e politici"
Articolo pubblicato il: 10/07/2014
"Tra ottobre e novembre 1991", "a ridosso della decisione del maxiprocesso" il boss Totò Riina "ha partecipato in Calabria a una riunione a cui partecipavano anche generali, ministri, politici ed esponenti delle istituzioni". Lo ha detto il pentito di mafia Antonino Galliano deponendo, in videoconferenza, al processo per la trattativa tra Stato e mafia.
"Non vedevo Mimmo Ganci da un po' di tempo - racconta Galliano - Quando lo rividi mi disse che era stato fuori perché aveva accompagnato Totò Riina in un luogo imprecisato della Calabria per partecipare a una riunione a cui partecipavano anche generali, ministri, politici ed esponenti delle istituzioni. Ganci mi disse che tentavano di 'destabilizzare lo Stato'".
Galliano parla anche dei rapporti tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. "Marcello Dell'Utri era l'intermediario tra Berlusconi e la mafia". "Dell'Utri dava dei soldi di Berlusconi che venivano ritirati da Antonino Cinà (boss mafioso, ndr) che poi li portava a Palermo. Mio zio Raffaele Ganci faceva avere questi soldi a Totò Riina. Accadeva negli anni Ottanta".
"Poi ci fu la guerra di mafia e Berlusconi non volle più dare soldi - prosegue Galliano - Ci fu un periodo di stasi. Ganci mi raccontava che per fare tornare a pagare Berlusconi ci fu l'interessamento di Riina che tramite i catanesi fecero mettere una bomba per sollecitare Berlusconi a ricercare aiuto in Dell'Utri e così è successo". Poi il collaboratore di giustizia, parlando di Vittorio Mangano, lo 'stalliere di Arcore', ha aggiunto: "Vittorio Mangano venne mandato a Milano perché Berlusconi aveva paura e chiedeva una copertura".
"Nel 1994 Salvatore Cucuzza (oggi pentito, ndr) chiese a me e Franco Spina se eravamo d'accordo che Vittorio Mangano andasse a trovare Dell'Utri per aiutare i detenuti, soprattutto per tentare di levare il 41 bis - racconta ancora il pentito tra molti 'non ricordo' - Del colloquio con Cucuzza non ricordo molto perché sono passati 20 anni. Ricordo che si diceva di avvicinare Dell'Utri per motivi inerenti ai carcerati. Già c'era un nuovo governo in carica, Forza Italia era al governo. Pensavamo di sfruttare Mangano e la sua amicizia con Dell'Utri, ma i particolari non li ricordo dopo vent'anni".
Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992 "prima dell'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima", dice ancora Galliano, Cosa nostra diceva che "bisognava uccidere i politici siciliani che non si erano interessati alle problematiche della Sicilia". In particolare i boss facevano pedinare l'ex ministro Carlo Vizzini. "Me lo disse Domenico Ganci. E mi disse che stava pedinando Vizzini".
Fonte: Trattativa Stato-mafia, Galliano: "Nel '91 Riina incontrò generali, ministri e politici" - Adnkronos
Solo per capire chi è il nostro nuovo padre costituente, insieme a Verdini rinviato a giudizio per bancarotta e truffa ai danni dello Stato.
Renzi dice che il patto del Nazareno non si tocca.
Ci sta facendo le riforme con questi due soggetti qui e pare esserne soddisfatto.
Io vorrei una diretta streaming, tanto per fare le cose per bene. Quando Renzi incontra il M5S sembra un grande fan dello streaming, quando incontra Berlusconi e Verdini, se ne dimentica magicamente.
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premetto che non ho letto tutto, ma esprimo comunque la mia opinione: sarebbe da fare una legge non che vieta a chi è indagato di lavorare, ma che vieta di far parte della politica...