Isengard: sotto questo monicker si cela un gruppo di culto, uno dei migliori progetti di Fenriz nella prima metà degli anni ’90, periodo in cui il celebre batterista dei Darkthrone era attivissimo –come del resto tutta la scena norvegese- e in cui egli raggiunse l’apice musicale della sua carriera, sia con i Darkthrone che con i suoi side-projects più riusciti, quali gli Storm e questi Isengard.
Fenriz infatti era in una fase di grande fertilità creativa, e siccome non voleva “inquinare” il sound dei Darkthrone, creò alcuni progetti paralleli in cui riversò le idee e i suoni che non potevano entrare in un disco del suo gruppo principale.
Dopo essere stati una demo-band per anni, gli Isengard arrivano al primo full nel ‘94 con la pubblicazione da parte della Peaceville di questo Vinterskugge.
Sono lo scarno booklet e la tetra copertina in pieno stile Darkthrone a presentarci Vinterskugge, le ombre invernali.
La piccola gemma qui recensita è in realtà una raccolta dei demo della band fino a quel momento: in apertura troviamo il principale, Vandreren, del 1993, seguito dalle primissime registrazioni di Fenriz (Spectres over Gorgoroth) e come terza parte ci viene presentato del materiale vario raccolto sotto il nome di Horizons e risalente all’incirca al 1991.
Data la varietà di questi lavori, che rende il disco piuttosto disomogeneo nel suo insieme, è meglio analizzarli separatamente.
Capitolo Primo : “Vandreren”
Vandreren è la parte più recente del disco: registrato per ultimo, gode di una produzione buona e di canzoni ottime, a partire dall’eccellente opener Vinterskugge in cui a darci il benvenuto è il vocione di Fenriz. Le clean vocals sono accostabili a quanto ci farà sentire su Nordavind degli Storm l’anno successivo, e possono ricordare, per chi non fosse a conoscenza del disco citato, la voce di Vintersorg: Fenriz ha un timbro profondo, caldo, riconoscibile all’istante: dove non c’è particolare tecnica è la personalità a fare la differenza, e questa è una lezione che una vecchia volpe del Black norvegese come Fenriz conosce alla perfezione.
E infatti è proprio la voce il punto forte della prima traccia, che risulta una delle migliori della raccolta, e che costituisce un esempio del suono Isengard: musica epica, nordica fino al midollo, evocativa e oscura.
A seguire vi è la strumentale di chitarra Gjennom Skogen til Blaafjellene: interamente costituita da un lungo assolo di chitarra che mediante un climax eccezionale raggiunge nel finale momenti da brivido, riportandoci alla mente le foreste nordiche e le montagne di cui Fenriz scrive nel titolo.
La terza Ut I Vannets Dyp Hvor Morket Hviler è più tradizionalmente Black Metal e accelera il passo rispetto alle precedenti; Fenriz inoltre ci mostra una buona padronanza dello screaming: il cantato particolarmente arcigno esalta le qualità della song.
Si prosegue con Dommedagssalme: qui i ritmi calano vistosamente fino a raggiungere atmosfere al limite del Doom. Troviamo poi altre due strumentali: In the Halls and Chambers of Stardust the Crystallic Heavens Open è completamente costituita da accordi di sintetizzatore (lo strumento pare un clavicembalo) e punta molto sull’atmosfera (per fare un paragone potreste pensare ad Han Som Reiste di Burzum, anche se meno ossessiva) mentre la successiva è più ritmata grazie all’apporto della batteria ed è principalmente incentrata su scambi tra chitarra e tastiera dal sapore folk.
A chiudere troviamo l’ottima Naglfar, un bel pezzo di viking metal primigenio, un brano epico dove l’intelaiatura del pezzo è tessuta dal basso, su cui sintetizzatore e voce descrivono il viaggio della mitologica nave Naglfar, costruita con le unghie dei morti.
Capitolo Secondo: “Spectres Over Gorgoroth” - Isengard Demo
Questo demo risalente all’estate del 1989 ci mostra un Black/Death Metal con assoli velocissimi e confusionari, growls infernali, grezzo e violento, a volte più aggressivo e veloce (Thy Gruesome Death), a volte più cadenzato (DeathCult) caratterizzato da una produzione indecente: addirittura durante la già citata DeathCult c’è un crollo dei volumi imbarazzante.
I brani di questa seconda parte possono ricordare i primissimi Mayhem, ma ciò colpisce è comunque la relativa “freschezza” dei brani, che anche a distanza di quindici anni possono risultare godibili, nonostante la loro importanza per l’ascoltatore sia soprattutto di carattere storico.
Capitolo Terzo: “Horizons”
La distortissima The Fog, lenta e maligna, apre quest’ultima sezione di Vinterskugge, contenente quattro canzoni: in particolare si deve segnalare l’ottima Storm of Evil, un pezzo praticamente Rock, con un sintetizzatore che fa a pugni con quanto ci ha presentato l’album fino a questo punto. Si tratta comunque di uno dei migliori episodi dell’album. La funerea strumentale d’atmosfera Bergtrollets Gravferd ci introduce a Our Lord Will Come in cui Fenriz canta con una voce decisamente fuori luogo, (ricorda quasi un Ozzy Osbourne stonato) delle clean decisamente immature che rovinano, seppur parzialmente, un’ottima song.
Come conclusione, che dire? Questo disco è parte della Storia del metal scandinavo.
Pur non essendo vero Black nella musica lo è nell’anima: ha il feeling tipico di un disco del panorama norvegese d’inizio anni ’90, e i nostalgici di quelle sonorità non possono non possederlo, e trovo possa essere un acquisto interessante anche per gli amanti di sonorità Viking/Folk per la varietà dei brani contenuti.
Che le ombre invernali continuino ad accompagnarci...
LINE-UP:
Fenriz - Voce, Chitarra, Basso, Batteria, Tastiera
TRACKLIST:
1. Vinterskugge
2. Gjennom Skogen Til Blaafjellene
3. Ut I Vannets Dyp Hvor Mørket Hviler
4. Dommedagssalme
5. In The Halls And Chambers Of Stardust The Crystallic Heavens Opens
6. Fanden Lokker Til Dypet (Nytrad)
7. Naglfar
8. Thy Gruesome Death
9. Deathcult
10. Rise From Below
11. Dark Lord Of Gorgoroth
12. Trollwandering (outro)
13. The Fog (early 1991)
14. Storm Of Evil
15. Bergtrollets Gravferd
16. Our Lord Will Come