Alcuni testi scritti di getto in momenti diversi. Work in progress.
Parte PrimaParte SecondaLa rabbia, la rabbia mi consuma. E' evidente, così evidente da apparire quasi una banalità, un'ovvietà. Le mie membra sono percosse giorno e notte da lampi di collera, che pervadono le vene e ne gonfiano le pareti per poi sfuggire al controllo della mia mente da ogni orifizio, fisico e mentale, che lascio incustodito.
Mi ritrovo in uno stato intermedio tra la pietosa debolezza dei patetici perdenti e la bestiale consapevolezza degli affamati di sangue umano. Non credo che durerà a lungo, o almeno non credo che riuscirò a farlo durare quanto necessario.
Quanto necessario per lasciar sbollire la bestia che dentro me cresce, giorno dopo giorno.
Odio? Rimorso?
Le mani mi tremano mentre ipotizzo le fattezze del carnefice della mia umanità. Ma è un fremito di gioia, di paranoica e isterica sensazione di potenza scibile, indivisibile da quell'animo che quella stessa volontà di potenza continuamente rode e lecca, bevendone le vene.
Sono stanco delle convenzioni societarie imperanti, che mi lasciano spalle al muro a subire i colpi di quelle condizioni che ci sono imposte dalla nascita. Volto rivolto verso le rocce della stanza a quattro mura del mio spirito, schiena alle lacerazioni e agli sputi. Ma presto da quella schiena ciò che nascerannò, strappandomi la carne, saranno ali di pipistrello che squarceranno le tenebre dell'ordine venendo inglobate dal caos che da esse stesse trasuderà.
Vivi per respirare, vivi per osservare, vivi per parlare, vivi per subire, vivi per distruggere.
E tutto quanto torna al Caos, al libero moto meccanico di particelle che è origine di questo mondo in cui di liberò non v'è nulla, se non la scelta tra morte e prigionia. Ma spezzerò le catene, e volerò alto negli abissi celesti, lasciandomi dietro la luce del sole per venire inghiottito dalla dolce quiete del freddo cosmico, alto sopra di noi e in noi sepolto.
Amo sentire i miei nervi crollare sotto il peso delle ombre. Il giorno fa il suo ingresso con me dietro le quinte, si ruba la scena, la stupra. Poi si apre l'atto secondo, e il pubblico non applaude davanti al mio ingresso in scena tra sangue bevuto e sputato.
Sono l'amante, non lo stupratore, accarezzo la scena con la punta delle dita perchè la mia malvagità è più profonda, più inaccessibile, più soddisfacente. Non sono parte dei miei interessi le lacrime che scorrono dal suo volto, non ora, non nel godimento, tra gli spasmi e i gemiti di un piacere orgasmico non carnale. Le asciugerà, quelle lacrime, e allora a me non resterà altro che il ricordo della fugace contrazione che è figlia del piacere. No.
Io sono l'amante.
La gentilezza e le esche sono le mie armi, i colpi non sono mai sferrati in pieno viso e le vene mai recise di netto, ma consumate con la lingua fino a sentirne sulle papille il sapore. La concentrazione raggiunge l'apice e le pupille si restringono, mentre il sorriso che si dipinge sul mio volto completa il suo ribrezzo. Verso quello che sono, verso quello che faccio, verso come la penso, verso il mio esser sudicio.
Nulla importa la ragione, ciò che importa davvero è che sia l'altra parte dello specchio scuro in cui devo riflettermi.
Un'altra notte passa, e sai che sarai la tela del ragno che ti divorerà, complice del carnefice e preda innocente.
Ma qui ogni cosa è flebile, tutto è buio. Anzi, no. Il sole s'insinua tra le fessure della finestra. Mi preannuncia il sonno, come unica via di fuga dal suo disprezzo. I muscoli soffrono gli spasmi dell'ennesima notte senza sonno, e il sudore mi copre la fronte e m'inzuppa i capelli per l'ennesima, noiosa e triste volta; un giorno massacrerò il sole, lo divorerò, e gusterò lentamente i pezzetti rimasti tra i miei denti.
Ditemi cosa ne pensate e che impressioni vi suscitano, accetto tutte le critiche.