Ti ho viso per la prima volta davanti alla scuola, con il tuo motorino rotto e la sigaretta spenta. Mi hai chiesto se avevo d’accendere, ti ho detto di no e me ne sono andata. Ti ho rivisto nel pomeriggio, eri con i tuoi amici, mi hai salutata. Avevi un sorriso bellissimo. Ho chiesto di te alle mie amiche e da tutte ho avuto la stessa risposata : “LASCIA PERDERE, E’ UN RAGAZZO DIFFICILE, SBANDATO”. Ho sentito parlare di te dai prof : “E’ UN DISGRAZIATO, UN POVERO DROGATO”. Io non ci credevo, tu mi piacevi. Poi un giorno mi hai detto: “MI BUCO”. Volevo chiederti il perché ma mi hai preceduta “MIO PADRE E’ UN ALCOLIZZATO, MIA MADRE FA LA BELLA VITA. NON E’ FACILE VIVERE IN UNA CITTA’ DOVE TUTTI SI FANNO GLI AFFARI PROPRI”. Ti ho salutato e me ne sono andata piangendo. Nel pomeriggio mi hai chiesto il diario, te l’ho dato. Un po’ di giorni dopo, un il tuo amico è venuto a riportarmelo. “LUI DOV’E’?” ho chiesto. “L’ULTIMO BUCO L’HA FATTO MORIRE”. Eri morto. Sono restata immobile come una statua, mentre i miei occhi lacrimavano. Ho aperto il diario e ho letto: “RICORDAMI”. Era l’ultimo tuo ricordo.