PLEASE KNOCKING…
Micio non se l’aspettava. Non se l’aspettava affatto. Se ne stava tranquillo, chiuso nella sua stanza con della musica di un argenteo iPod ancorata alle proprie orecchie. Inoltre stava leggendo un’intricata graphic novel sulla vita di una lesbica americana, il che per lui era interessante. “Take my hand tonight…” cantavano i Simple Plan. “Sì certo. Prendi la mia mano.” pensò scettico. Era seduto sul suo letto e aveva le gambe accavallate e con il piede sul pavimento cominciò a tenere il ritmo della canzone. Teneva il libro perpendicolare al proprio sguardo che era rivolto più o meno verso l’alto. Faceva così perché non voleva che qualcuno, aprendo la porta, vedesse il suo sguardo mentre leggeva, e non voleva vedere che gli stava davanti. Gli piaceva creare situazioni da cinema. Il viso di un personaggio non si vede perché è coperto da qualcosa come un giornale con “Uomo morto per soffocamento da mentina”, invece lui stava con questo libro il cui titolo era “Fun Home” che però era l’abbreviazione di “Funeral Home” che lo faceva stare in una situazione parallela alla cronaca di giornale.
Comunque, ciò che non si aspettava era un’apparizione. Sentì aprire la porta e immediatamente disse: “Non hai letto il cartello sulla porta? Please knocking.” Invece chi stava oltre il libro di Micio rispose molto garbatamente: “Io odio l’inglese.” Micio aggrottò la fronte. Quella voce gli ricordava qualcosa. Fu così che, per la prima volta nella sua vita, fece scendere il libro sul suo petto. Giulia stava appoggiata con una spalla ad uno squadro della porta con le braccia incrociate e uno sguardo che Micio non seppe descrivere ma azzardò “malizioso”. Si alzò mantenendo fisso lo sguardo verso di lei. “Che ci fai qui?” chiese. Lei rispose senza muovere un muscolo dalla propria posizione:
“C’è la festa di tuo fratello. E mio fratello è stato invitato. Quindi sono venuta anch’io.”
“Ok. Volevi dirmi qualcosa?”
“Che cos’è questa scontrosità?”
“Ah. Vedo che dopo un anno hai anche ampliato il tuo lessico. Tutto ciò che sapevi dire era: Lascia stare.”
“Senti, non sono venuta per litigare va bene?”
“A me sta bene. Comunque di che cosa volevi parlarmi?”
“Non mi vedi da quasi un anno ed è così che mi parli? Non mi hai neanche detto ciao.”
Micio si alzò e andò alla scrivania verso sinistra per poggiare il libro. Guardò fuori della finestra. “Non ci riesco. È difficile non portare rancore per qualcuno che ti lascia senza neanche avere un motivo.” Si avvicinò al davanzale e vi si appoggiò con gli avambracci. Fuori c’era un bel sole. Si voltò. “Shut up. Shut up. Shut up. Don’t wanna hear it…” Non ho ancora detto nulla. Giulia non era più nella sua posizione. Era più vicina a lui. Si staccò le cuffie dalle orecchie e attaccò l’iPod alle casse. Adesso i Simple Plan non si limitavano alle orecchie di Micio: si diffondevano in tutta la stanza. “Non cambierai mai. Da un anno ascolti lo stesso gruppo.” Non rispose. Guardò Giulia dalla testa ai piedi: nemmeno lei era cambiata. La stessa maglia nera, lo stesso taglio di capelli e diverse “stesse” cose. “Siediti sul letto di mio fratello.” Ordinò placidamente Micio. Giulia si sedette, mentre Micio si inginocchiò di fronte a lei. “Ti ricorda niente questo?” chiese Micio. Giulia stette per rispondere, ma lui la precedette. “Cara Giulietta, il tuo Romeo aspetta solo una risposta. Vieni con me stasera?” Giulia gli tirò uno schiaffo. Lui cadde a terra e si mise nella posizione di Gesù Cristo.
“Sì fu proprio così. Poi te ne andasti.”
“Si lo so. Mi ero auto-giustificata dicendo che volevi farlo con me e io non volevo.”
“Il bello è che io non volevo affatto!”
Micio si rialzò. Andò di nuovo alle casse. Alzò il volume. “I've dethroned the king of contradiction...” ma non erano i Simple Plan, erano molto più violenti, adatti alle emozioni del momento.
“Se lui è il re della contraddizione tu sei la sua regina.”
“Molto spiritoso” rispose lei sarcastica. Giulia si alzò dal letto. Si avvicinò a Micio. “Ti ricorda niente questo?” disse lei mettendo le mani attorno al collo di Micio. “Che stai facendo adesso?” Lei si avvicinò ancora di più. “Aspetta, aspetta, aspetta. Mi dici che stai facendo?” Si staccò dalla sua presa. “Volevo onorare i vecchi tempi. Volevo un bacio.” Micio spalancò gli occhi. “Francy, io volevo un bacio.” Solo lei poteva chiamarlo così. “Vaffanculo.” disse lui. E si avvicinò a lei.
FINE