Piccola anima,
accartocciata dentro un involucro di carne.
Il tuo respiro attraversa il petto.
C'è luce, c'è ombra.
Ancora luce, di nuovo ombra.
La mano ascolta il tumulto, l'ossessione.
La punta della penna solca il foglio.
Scrivi per te. Scrivi di te.
Mi parli di una realtà che regna dietro tante porte.
Di sangue del proprio sangue.
Di verità custodite in silenzio.
Nessuno vuole essere o sentirsi colpevole.
Nessuno vuole macchiarsi l'abito con la terra
che ancora senti avere sulle unghie.
Quello che non mi dici
è che è ciò che la tua mente desiderava,
a cui non importava dare alcun nome.
Qualcuno ha scritto:
a ciò che non conosci puoi dare tutti i significati che vuoi.
Allora inghiotti aria e trenta gocce di metamizolo.
Ascolto ancora mentre le ombre sul tuo corpo si fanno più profonde,
cullate da quella materia carnale che spinge fuori a forza la voluttuosità.
Ogni nuova cellula che nasce sai non essere quella di allora.
Il tempo che ti mostro.
Non puoi morire dentro per tornare indietro.
Niente sarà più come allora.
Ansimi tremante dell'odio e dell'amore.
Il tempo che ti mostro ora.
Quello che non vuoi più consumare
perché hai conosciuto troppo presto
quanto il bene e il male possano penetrarti.
Fa tutto parte del gioco. Stai gelando ora.
Inghiotti ancora aria e metamizolo.
Aria e metamizolo.
Il cuore non ha mai avuto difese.
Ti guardo morire.
Si può morire di disperazione.
La penna sul pavimento.
Le tue braccia sul pavimento.
Le ombre abbracciano ciò che resta di te.
Un involucro di carne.
Due dita sulle mie labbra.
Un bacio le sfiora.
Le stesse dita verso di te.
Non sono un angelo,
non sono un demone.
Io sono la verità.
A volte la verità uccide