(Questa poesia doveva essere valida per il concorso GDSM ma essendo che del concorso non se ne sa più nulla la pubblico qui,per avere così qualche vostra opinione.)
(prima strofa)
Rosseggianti tinte brillanti irrorano le mie gote
accoglienti lacrime vane.
Il principio di ciascun dì eccita e commuove.
Spettatore atrabile del consueto evento medito malinconicamente.
Consapevole del fugace attimo vissuto,
mi curo prematuramente dell'epilogo.
Scettico su qualsivoglia emozione attendo trepidante la conclusione.
Già ,della fine v'è certezza.
Fatalismo esasperato atto a non esser colto impreparato,
una concezione illogica nella sua tragicità .
Un'esistenza compromessa da terrori infondati.
Sguardo alla luce vagavo nell'ombra,
non vedevo letizia.
Percorrendo così una strada fittizia.
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(seconda strofa)
Sole supremo su me,
su me che del fosco seguo la filosofia.
L’irresolutezza degli eventi sconcerta il mio corpo esanime,
in una condizione di circoscritta atrofia.
Nel paradosso di un rigoglio imprevisto
percorro la via della redenzione,
abbandonando il grigiore infesto
seppur con scarsa convinzione.
Fugaci momenti di ordinaria follia,
conati di vita respinti dalla sottomissione di un io ormai perduto.
Deliranti teorie tramutate in dottrine di vita,
non vissuta ma pur sempre tale.
Il sole ha ormai oltrepassato il suo apice,
inesorabile cala,
lento,
violento nel suo incedere,
trascorro gli ultimi momenti di terrore.
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(terza strofa)
Esigue le ore concesse,
la fatal Signora sta giungendo sul nero calesse,
segugi fedeli la scortano a distanza
come valorosi guerrieri dalla fisica prestanza.
Il mio volto è uno specchio di pensieri,
l’orgoglio padrone ferito da precisi arcieri.
Sangue pare sgorgare all’orizzonte,
il sole sta calando dietro il torrente
per l’occasione mascherato d’Acheronte
a trasportar su il mio corpo sorvegliato dalla Signora accogliente.
Lieto l’evento ormai prossimo
a sancir l’esattezza del nefasto presagio,
follia di un malato del brutale incantesimo,
che nel terrore non prova disagio.
Bieco lo sguardo,volto alla luna,
ma il sole permane sull’irreale laguna.
Minuti inesauribili la sorte concede,
rimembrando il buio vissuto sussulto impaurito,
nitida una tela poggiata s’un treppiede
mostra la vita con un tratto svanito.
Regna sovrana l’immagine inquietante,
impietrito e provato mi maschero il viso
le dita a barriera per ripudiare il mandante
di un epilogo atteso con ampio preavviso.
Il torrente maldestro si tinge di rosso,
il sole è annegato con tempismo indiscusso.
Redenzione tardiva,crudele e feroce
neppure un sol minuto concesso per vivere
a un anima vagante portante la croce,
un destino impietoso di una realtà da riscrivere.
Giace inerme il cadavere dannato,
senza dignità appar avvilito
d’una fine già segnata per un pensiero dissennato
merita la sorte ch’egli stesso ha stabilito.
Scura nel volto a profezia compiuta
la nera Signora lacrima costernata.
Stringe a sé stessa il corpo derelitto,
carezza le gote a dimostrar affetto
a me che tal pena mi son’inflitto.
Il sole è morto con dignità maestosa.
Percorro le sue orme differendo d’aspetto.