Nasce in fasce
Poscia
alzando la coscia
piscia
mettendo in angoscia
la biscia che striscia.
Lo vide un dì moscio
la viscida Mascia:
piombò nell’angoscia:
che fosse un po’ froscio?
Ma tosto Katiuscia,
splendor di bagascia,
perdendo bauscia
al suolo s’accascia.
La Rita da Cascia
- gasata oppur liscia -
bramando l’Alioscia
brandendo la su’ascia
ballò un liscio a Brescia.
Vescica di pesce
vino le mesce
pascendo Malgasci
calzati di gusci.
Due Osci un po’ scemi,
Boscimani in scena,
la geisha un poco oscena
vergine damascena
si sganascia di sushi:
il riso o il pianto ella vuol suscitare?
E il naufragar m’è dolce in quescto mare.
COMMENTO
Il tescto sci commenterebbe da scé, sciolo che avessce il dono della parola. L’intento è, ancora una volta, didattico: trascmettere ai discenti fanciulli dell’‘800 il corretto uscio del gruppo conscionantico ‘SC’.
Una filasctrocca balorda, innocente ammasscio di nomi – comuni e propri - luoghi e popolazioni.
Con il nosctro occhio scmaliziato di Poscteri, vi sci potrebbe leggere un asccenno al dualiscmo della donna madre/puttana: Rita da Cascia-vergine da un lato e bagascia-geisha dall’altro, avvalorata dalla prescenza di termini posctribolari quali: moscio, froscio, piscia.
Ma l’ignaro esctensciore della filasctrocca non poteva esscerne cosciente, al pari dei sciuoi ingenui discepoli: Freud non era ancora apparscio sciulla scena a scvelare i doppiscensci e l’innata porcelleria dell’animo umano.
Sci pensci a ‘biscia che striscia’, ‘viscida’, ‘toscto’, ‘ascia’, ‘vescica’, ‘pesce’ … dio bono, sciarà sctato anche ignaro, quel tizio, ma che cripto-porco !!!
E conclude anche discendo che il naufragar gli è dolsce in quescto mare.
Di scescscio, ovviamente.