John Axel era un grande pugile. Aveva cominciato la sua carriera a 16 anni e in breve tempo era diventato un grande campione; decine e decine di trofei si ergevano superbi nella sua stanza, e la sua popolarità era alle stelle.
Era un campione sul ring, ma non nella vita. Aveva perso l'umiltà, era cinico e superficiale, trattava i pochi amici rimasti con arroganza, e vedeva le ragazze come oggetti da utilizzare per trarre piacere.
Aveva fame di successo, e quel successo tanto ricercato, con duri allenamenti e grande umiltà si stava tramutando in veleno, un veleno che lo rendeva sempre più freddo, sempre più vuoto, sempre più spento.
Nel maggio del 1980 John era 23enne, e si trovava sul ring per disputare un incontro fortemente voluto da un altro giovane pugile, Matthew.
Quest'ultimo non aveva specificato le motivazioni, si era limitato a sfidarlo. John aveva prontamente accettato, con una risata di scherno.
Dopo due settimane di frecciate sui giornali, si trovavano uno di fronte all'altro: Matthew era concentrato e lo guardava fisso negli occhi, John rideva a crepapelle.
L'incontro cominciò, e i due atleti si azzuffarono con grande foga, scambiandosi colpi violentissimi. Le ferite si materializzavano sui loro volti, mentre il pubblico affluito era costernato.
Di Matthew infatti non si sapeva alcunché, eppure stava tenendo testa a John, il quale non si stava affatto risparmiando.
Allo scoccare della sesta ripresa John, imbufalito, colpì Matthew all'occhio destro con tutta la sua forza, e lo fece cadere rovinosamente al tappeto.
L'arbitro cominciò immediatamente a contare, e Matthew, con una maschera di sangue, aggrappandosi a forze ignote, si rialzò, barcollando vistosamente. John gli si stava avventando contro quando Matthew disse con voce flebile: "Johnny, mettici energia, non rabbia". John si bloccò di colpo, rimase impietrito. "Johnny, il vero successo è conservare l'umiltà quando si vince". Il suo volto era rigato dalle lacrime.
Il grande campione sentiva i brividi scorrere lungo il corpo. Quelle parole erano di Richard Eard, il suo primo maestro. .
In Richard vedeva un eroe, una guida e un amico.
Aveva perso la vita in un incidente stradale quando John aveva 19 anni.
E Matthew era Matthew Lender, il suo amico "Mat". John e Mat frequentavano la stessa palestra, condividevano lo stesso grande maestro, ma Mat abbandonò gli allenamenti per aiutare la propria famiglia, che versava in condizioni economiche disperate. John, una volta ottenuti i primi successi, non si era più curato di Mat, al punto tale da non riconoscerlo.
Ora si fissavano negli occhi, quegli occhi che si facevano sempre più famigliari.
John abbassò lo sguardo, aveva appena maturato la consapevolezza di aver subito la più grande sconfitta della sua vita: era finito al tappeto con i suoi stessi colpi.
"Johnny, nella vita non sono i muscoli a vincere, vince il cuore".