Dea solitaria d'un unico paesaggio,
eremita dal più antico fascino,
ch'ogni uomo muove e scuote;
Porti in seno la più bella delle vipere.
Malinconia! Anch'essa per la tua bellezza.
Dea solitaria d'un unico paesaggio,
eremita dal più antico fascino,
ch'ogni uomo muove e scuote;
Porti in seno la più bella delle vipere.
Malinconia! Anch'essa per la tua bellezza.
LO STILE OSTILE
“…si sono già ingoiati tutte le vaccate…
se ne sono rimpinzati…
e ne vogliono ancora!
…basta che abbiano un
buon lancio!
sfrontato!
…massiccio!
…l’ha detto Voltaire!”
L.F. Céline
a Fabrizia
“che mi ha definito, con magnifica precisione, uomo dell’ottocento”
No no, così non va bene. Ad un occhio di poco più esperto, tutto risulterebbe rachitico e svilito. Forme artistiche in decadenza, impiastricciate alla meglio. Distici e giambici, passi di danza fra deca ed endecasillabi. Mi muovo con strano cuore su queste pagine morte. Cerco un ritmo e un senso che non c’è o difficile darsi. Inciampo in rime baciate o semplicemente abbracciate, amiche o fidanzate fa poca differenza. Calpesto ancora, con quella stupida foga che mi contraddistingue , tasti a falso caso, illudendomi di un destino assai cattivo con l’aspirante pigiatore. In fondo poi non so mica cosa scrivere! Non so cosa ci si aspetta da uno come me, senza segni particolari e/o attitudini. Da dove partire allora? Beh senz’altro posso scrivere almeno una lettera: A. Uhm…strano modo di scherzare il linguaggio. Quella A mi guarda severa e altezzosa, come a dire “se sto nella parola CASA non è solo perché ci assomiglio”, e ha maledettamente ragione. Una A ti cambia la vita, si, da VIT, a VITA. Ma dopotutto è la maiuscola, e alle maiuscole si deve portar rispetto. La piccola invece, lei sì che è stronza! Ti aspetta docile dove meno te lo aspetti e poi ops! Eccola lì che appare con la sua pancetta alcolica, la coda e il ciuffo decisamente demodè. Ti osserva ed entra di prepotenza nell’intricato regno del verso. Le piccole lettere hanno un modo tutto loro di farti sentire idiota; le scrivi, le guardi e, appena hai un po’ di tempo per pensare, ecco che ti ritrovi a testa in giù in prima o seconda elementare. La maestra, che poi è la madre del tuo amico ricco e pomposo, è bella come la mamma e quando parla bisogna ascoltare. Tu sei impegnato a cercare di staccare quella gomma (di chissà quale masticatoio adolescenziale) da sotto il banco e poco ti interessa di colorare il simpatico disegno del tigrotto che, guarda caso, non è arancione!!Ad un tratto alzi finalmente la testa e ti vedi circondato da cartelli con lettere enormi e disegni. A (disegno di un albero), B (disegno di una balena), C (disegno di un cane) e così via fino alla simpatica Z (zebra). Non puoi non chiederti come faccia ad essere il cane, che somiglia tanto al tuo “briciola”, grande come la balena. La balena è molto grande e poi lo zio aveva detto che se non facevi il bravo, una balena avrebbe mangiato il tuo “briciola”. Quindi no, assolutamente, lì c’è un errore! Ma ti passa subito dalla mente questa incongruenza di dimensioni perché lì ci sono loro: Le lettere! Le osservi piano, una ad una. Ognuna ripetuta prima in stampatello, poi in corsivo o viceversa. C’è quella F che ha davvero carattere e stile ma quella B in corsivo, diciamocelo, è davvero ridicola! Poi senti dall’alto dei tuoi pochissimi anni, la voce vellutata della mamma-maestra. Comincia a dettare ed indicare. Inforchi la penna per la prima volta (ed è come imparare ad allacciarsi le scarpe), apri il quaderno con la copertina dell’ultima serie delle TARTARUGHE NINJA e comincia l’orrore. Da quel punto in poi sarai legato a quelle immagini, a quei suoni e a quell’incredibile quesito del cane e della balena. Le lettere cominciano a girare, fonemi in guazzabuglio primordiale, si legano, si sciolgono, litigano e si nascondono. C’è quella con la zampetta in basso, quella con la stessa zampetta in alto. C’è quella che ha la pancia e quella con la gobba. Quella che ti riesce meglio e quella che - oh - non riesci proprio a scrivere!
Fin qui nulla di estremamente grave.
Il vero dramma antiserenità è quando capisci che quelle lettere-figure, possono stare insieme, prendersi sotto braccio e circolare fra sensi e significati per cui la gente muore. Allora cominci ad assemblare a piacimento e creare parole anche buffe se ti aggrada. Adesso sei più grande e hai avuto modo di capire che vaffan***o è una parola “cattiva”. Secondo problema: come distinguere le parole “buone” da quelle “cattive”? E poi chi è che lo decide?
Dopo qualche ceffone credi siano i tuoi genitori a deciderlo e ti affidi a loro, (senza mostrare reticenze). Impari ad essere il “bravo ragazzo di mamma tua” e magari, per non peccare di modestia e non peccare in generale, vai pure al catechismo. Procedi per la tua strada, righi dritto –insomma- e credi tutto sia già stato spiegato e capito: lettere, parole, discorsi ecc. Ma, purtroppo, cresci. Arrivi in strada e conosci il tuo “branco”. Avventure, bravate, emozioni e partite a calcetto. Ti insegnano la potenza mistificatoria delle parole, e l’importanza della bugia. Assemblare ancora lettere, ancora parole disumane per un fine “diverso”, per…utilità!! Tutto procede sulla cresta dell’onda e ormai il dizionario del povero borgo non ha più segreti per te. Tranne in quel fantomatico giorno. Prendi la prima cotta e come in un lampo perdi la facoltà di completare una sola parola. Torni allo stato sillabico, tipico di quel sostrato culturale aborigeno di cui ignori ancora l’esistenza. Con una sola occhiata, quella ragazzina dai bei capelli scuri, ti ha riportato al cane e alla balena…alla A maiuscola e quella con zampetta e pancia alcolica. Orrore!!! La lingua non ti ha aiutato!Quella delle bugie dette a casaccio ma sempre funzionanti, quella della bellissima maestra e degli amici del calcetto, si, proprio lei, ti lascia a piedi.
Il percorso di affetto per la lingua scritta è lungo e non ne vedo la fine. Sono ancora fermo a pigiare tasti a caso e mesciare ricordi d’infanzia. Cosa scrivere allora? Come scrivere? La quartina non piace ormai a nessuno e il verso stretto nella morsa di qualsiasi struttura è troppo NAIF…troppo anche per me. Le lettere sono disposte in schieramento militare e attendono ordini. Uscito dai miei tuffi in parole con polvere sul dorso, cerco un qualcosa su cui scrivere, qualsiasi, va sempre bene. Dio santo!!Se avessi fatto davvero l’ingegnere, non starei qui ad evitare il lento sonno per realizzare una parte della mia povera giornata!
E questa maledetta O, somiglia davvero ad un uovo! Ridicola!
Il simpatico “Ne varietur” mi impone la triste osservanza, quella sacrale, della lingua di cui dispongo. L’italiano. Mi armo dei più buoni propositi e cerco di assemblare ancora quelle dottrine d’infanzia ma, come se nulla fosse davvero accaduto, mi ritrovo a mirare quella gentile A. Il cursore lampeggia scandendo la mia impazienza. Cancello la Gentile ed è di nuovo tutto bianco.
Beh, mi conviene davvero iniziare! Impasto alcuni pensieri e butto lì una frase:
“Tutto è finito”. Mah, per ora non mi esce di meglio. Però, che senso ha? Uhm, il senso. Bell’affare trovare un significato, che sia uno, alle parole. Tutto è terminato? O tutto ha un limite?...Uhm, il senso è l’animale poliedrico che sta per mordermi. Non mi ero mai soffermato sul vero senso del senso (se è poi vero che il senso ha un senso), mi ero sempre limitato ad accettare i dogmi un po’ profani del grande dizionario della lingua. Ogni parola ne ha uno, ed ognuno ha una parola. Un rapporto a due che, solo in pochi casi, diventa un MENAGE A TROIS. Significante - significato, significato-significante. Apro la bibbia di parole e ne trovo subito una molto simpatica: Abito. Eccone una! Si, tipico rapporto a tre : abito come vestito e abito come “io abito”, prima persona del presente di un tempo che indica. La parola, il vestito e un tempo verbale. Come si può gestire una tale commistione di figure volanti? Ne resto atterrito e sconfitto. No no, devo cominciare da capo. Cancello nuovamente le elucubrazioni su sensi, lettere e parole. Non riesco a scrivere, cosa da non credere. Ne ho fatto un’occupazione e ora, nell’incedere della calvizie, non riesco a scrivere nient’altro che una stupida lettera o una frase decadente che di decadenza ha poco o nulla. Scartabello ancora vecchi documenti, in cerca di quello spunto che tanti rese famosi. Vecchi racconti e poesie abbozzate, quelle che scrivi perché sei solo o innamorato. Lessemi e morfemi, poi monemi e discorsi. Le mani inciampano, girano, mescolano, muovono e impari che “scusa” lo si dice solo perché non si capisce cosa voglia dire, ma funziona. Ancora scogli e spuma di lettere.
Poi ad un tratto il cellulare squilla. E’ la mia ragazza. Lei sì che sceglie e manovra i vocaboli. Rispondo a quella voce familiare, che riempie la scia di pensieri; dice qualcosa di semplice e diretto. “Ti amo”. Stavolta nessun pensiero, nessun aggregato di lettere, nessun significante o significato. Si manifesta la potenza di quei simboli in cui mi intreccio. Imparo qualcosa di nuovo, il collante che dà il motivo di sperare, la nascita dello stile, del “come” si dice. Quello che le parole vogliono dire lo abbiamo scelto noi, perché suonava meglio o perché, forse, ne avevamo bisogno. Ognuna ne ha uno o più, ne riconosciamo la grandezza nel loro grande mare. In fondo “amore” sono solo cinque lettere, legate da convenzioni e inventate per esse. In fondo non vuol dire molto ma, diamine, come suona bene detto dalle labbra che vuoi ed ami. Se è davvero di convenzioni che ci si sfama, allora voglio bagnarmici fin sopra i capelli e scriverne un libro. Imbrogliato nella ragnatela dialogica, smetto di pensare, spengo il computer e mi lascio dominare da quelle due semplici, potenti, parole.
Il primo tratto di quella via chiamata sentimento, è irrimediabilmente nostro. Ci si stringe la mano per non cadere, la gente ne riderebbe. Anzi, la gente ne ride comunque. Ma poco importa, l’imbarazzo, le scelte, le corse al culo di un autobus o di un treno, la velocità impegnata (quella socialmente utile)…si, lei. Tutto questo perde di valore, siediti e ascolta…ascolta quello che so e posso dirti. IL tempo attende, immobile. Mi osservi, mi doni una carezza e il tesoro di un sorriso. Chiudi gli occhi…splendore, non tremare. Chiudi gli occhi amore…qualcuno si è innamorato di te.
Naturalmente non è mia...è del grande maestro.
Ma questa, più di ogni altra cosa, mi fa pensare a te (lo sai bene )
XXI. - Hymne à la beauté
Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l'abîme,
O Beauté! ton regard, infernal et divin,
Verse confusément le bienfait et le crime,
Et l'on peut pour cela te comparer au vin.
Tu contiens dans ton oeil le couchant et l'aurore;
Tu répands des parfums comme un soir orageux;
Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore
Qui font le héros lâche et l'enfant courageux.
Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres?
Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien;
Tu sèmes au hasard la joie et les désastres,
Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.
Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques;
De tes bijoux l'Horreur n'est pas le moins charmant,
Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques,
Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.
L'éphémère ébloui vole vers toi, chandelle,
Crépite, flambe et dit: Bénissons ce flambeau!
L'amoureux pantelant incliné sur sa belle
A l'air d'un moribond caressant son tombeau.
Que tu viennes du ciel ou de l'enfer, qu'importe,
O Beauté! monstre énorme, effrayant, ingénu!
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m'ouvrent la porte
D'un Infini que j'aime et n'ai jamais connu?
De Satan ou de Dieu, qu'importe? Ange ou Sirène,
Qu'importe, si tu rends, - fée aux yeux de velours,
Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine! -
L'univers moins hideux et les instants moins lourds?
Just a perfect day,
Drink Sangria in the park,
And then later, when it gets dark,
We go home.
Just a perfect day,
Feed animals in the zoo
Then later, a movie, too,
And then home.
Oh it's such a perfect day,
I'm glad I spent it with you.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on,
You just keep me hanging on.
Just a perfect day,
Problems all left alone,
Weekenders on our own.
It's such fun.
Just a perfect day,
You made me forget myself.
I thought I was someone else,
Someone good.
Oh it's such a perfect day,
I'm glad I spent it with you.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on,
You just keep me hanging on.
You're going to reap just what you sow,
You're going to reap just what you sow,
You're going to reap just what you sow,
You're going to reap just what you sow...
L.R.
Che voglia di normalità!!! Di quei giorni (perfetti) spesi nell'indecisione...dove andare, cosa fare.
E poi una panchina, semplicemente seduti...a parlare...una sigaretta, poi la gomma, e il gelato....poi si torna a casa.
Il calore di quei piccoli momenti è la cosa che cerco...
Questa, se non erro, è stata eletta come "nostra" canzone...
Bjork - Jogà
All these accidents,
That happen,
Follow the dot,
Coincidence,
Makes sense,
Only with you,
You don't have to speak,
I feel.
Emotional landscapes,
They puzzle me,
Then the riddle gets solved,
And you push me up to this
State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
Is where I want to be.
All that no-one sees,
You see,
What's inside of me,
Every nerve that hurts,
You heal,
Deep inside of me, oo-oohh,
You don't have to speak,
I feel.
Emotional landscapes,
They puzzle me - confuse,
Then the riddle gets solved,
And you push me up to this
State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
Is where I want to be.
State of emergency,
How beautiful to be,
Emotional landscapes,
They puzzle me,
Then the riddle gets solved,
And you push me up to this
State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
Is where I want to be.
State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
State of, state of,
How beautiful,
Emergency,
Is where I want to be.
State of emergency,
How beautiful to be,
State of emergency,
Is where I want to be.
State of emergency,
How beautiful to be.
Dedicato a quella luce con cui mi avvolgevi. Proteggevi le notti strane e davi un senso alle mattinate stanche.
Dedicato al mare, quello cristallino, che sottolineava ogni tuo gesto, con forza, bellezza, amore.
Dedicato a noi due, esseri che provano a dare un senso a ciò che posseggono e ad avere ciò che solo gli "ALTRI" hanno dalla nascita.
Noi, spaesati forse, in quei centimetri di stoffa bianca, quella che "speriamononsirovini"...
Accoglievi lacrime che non conoscevi e le baciavi, lentamente, con cura, quella cura che possiedi solo tu, immensa.
..e poi sorridere, abbracciarsi, giocare e sentirsi male..
poi, io, che cercavo di essere uomo...e non ci riuscivo.
Poi, tu, che eri donna con ogni tuo turbamento e piccolo gesto.
Mi hai protetto e cullato..mi hai sgridato e ripreso come fanno i "grandi"...
mi hai amato a modo tuo, senza troppe parole.
"Dedicato a te...che crei e distruggi con la tua stessa fiamma."
Grazie...
Questo te l'ho già scritto una volta...ma fa nulla...è sempre lo stesso, è sempre vero, sempre fragile, sempre ciò che amo.
Naturalmente se qualcuno volesse commentare, criticare, complimentare o confessare il suo amore per Me...può...niente paura...
Originariamente inviata da Il lupo
oùùùùù
non ti hanno avvertito ke devo moderare anke i farfalloni, accoppiati con donne ke ritengo meritevoli? chiedi a saiph..
e nessuno oltre a grimmy confesserà il suo amore per te, o verrà cazziato :smt077
Originariamente inviata da Sally
Ma certo...(e naturalmente il mio invito, oltre a grimmy, era rivolto proprio a Saiph!!! )...