UMANO, SFORTUNATAMENTE UMANO
Forse è davvero colpa mia; non dovevo varcare la zona rossa che porta alla consapevolezza di ciò che siamo. Potevo stare in mezzo alla calca, a nutrirmi di pseudodubbi e innalzare ulteriormente le mura che separano il sapere mondano e particolare dal terreno ove spuntano i frutti della comprensione.
Pago la mia colpa tutti i giorni, le mie riflessioni e i miei dubbi vengono ostracizzati, tanto paiono lontani dall’orizzonte del quotidiano, ove l’animale uomo dispiega il suo corollario di azioni precontemplate e standardizzate.
Si scorge il vecchio e il nuovo, il bene e il male, il vero e il falso, ma sono distinzioni partorite dall’arbitrarietà sulla quale ci si culla, nell’incapacità di andare oltre.
Nella zona rossa tutto cambia, la luce della comprensione illumina l’esistente e lo introietta; dopodiché nulla è più come prima.
È un’area che pochi temerari osano varcare, e dopo averlo fatto resteranno soli…Nel “mondo” ma soli, guardati di sottecchi o barbaramente avversati dalla massa dei più, saldamente incollati a una configurazione del reale. Realtà potenzialmente cosciente che eternizza una delle tante realtà non-coscienti possibili.
Montaigne sosteneva che la vera libertà è il potere tutto su noi stessi, ma chi l’ha ascoltato? L’umanità ha continuato a vivere come se nulla fosse, opponendo il mito dell’autodominio.
Ha cercato, cerca e cercherà altrove libertà e felicità, evitando con accortezza di sottoporsi ai raggi X della comprensione, che rileverebbero la sua natura e i suoi limiti.
L’essere umano è sfortunato, perché ha la capacità di scandagliare sé e il mondo; è sfortunato quando non lo fa, privandosi di un pasto sostanzioso e continuando a vivere in preda alla contingenza e a un’arbitrarietà lasciata correre senza una bussola, ed è ancora più sfortunato quando lo fa, ritrovandosi fra le mani un piatto ricolmo di cibo indigesto, un cibo che non potrà offrire ad altri, perché da questi messo alla porta.
06/08/06
M.M.