Erton
Il segreto del nonno
Erton stava andando dall’artigiano per comprare degli arnesi che sarebbero serviti al nonno per sistemare la poltrona che gli aveva regalato la sua amata moglie morta ormai da molti anni per una epidemia di peste che colpì il paese Navaiar e che dimezzò la popolazione locale un bel po’ d’ anni prima della sua nascita.
Sapendo che l’artigiano era un tipo molto scorbutico si preparò prima ad essere il più gentile possibile. Una volta arrivato si sistemò il vestito che con la corsa si era un po’ scombinato e disse – mi perdoni di interromperla mentre lavora buon signore, ma mi s…- - che vuoi! Non lo vedi che sto lavorando! esci immediatamente!- - lei non ha il diritto di trattarmi così! Adesso si alzi e mi dia immediatamente una sega, una scatola di chiodi ed un martello! Altrimenti…- -va bene, va bene giovanotto ecco qua- -grazie e arrivederci!- Erton sentiva lo sguardo del vecchio che lo seguiva fino alla porta ed una volta uscito sentì mugugnare parole incomprensibili: conoscendolo probabilmente me ne starà dicendo di tutti i colori,ma chi se ne importa!. Prima di tornare a casa il ragazzo fece un giro per le strade di Navaiar, andò al mercato dove si comprò dei dolcetti e poi andò a casa.
Dato che abitava abbastanza lontano dal centro del villaggio, ci mise un po’, e una volta arrivato sentì provenire dalla cucina un profumo delizioso che fece riprendere dalla stanchezza Erton che si precipitò come un razzo a tavola.
-Come mai hai fatto questo ben di Dio, nonno?-
-Mi andava di mangiare bene stasera e così ho pensato di fare il tuo piatto preferito, perché non sei contento?-
-No, no sono contentissimo! Ma, dov’è Milos?-
-Era al frutteto, ha detto che sarebbe tornato più tardi del solito-
-Ah, ma viene per cena?-
-Dice di sì, ma se non viene entro le dieci si mangia e gli si lascia la sua porzione a tavola, piuttosto mi hai comprato gli arnesi che ti avevo ordinato?-.
-Certo, ecco lì qua-
-Come hai fatto a convincere quel vecchio scorbutico? Non deve essere stata un’impresa facile-
-Non è stato così difficile è bastato dirgliene quattro e si è zittito-
-Hahaha, pensare che tutti lo temevano per la sua arroganza e poi è bastato un ragazzino come te per zittirlo! E’ incredibile!-
-Grazie, senti dovrei chiederti una cosa: alcuni miei amici hanno detto di entrare nel bosco di Korim per vedere cosa c’è, dato che non ci è mai entrato nessuno, posso?-
-Scordatelo! Non ti permetterò mai di entrare in quel luogo, mai, capito? E poi non è vero che non c’è mai entrato nessuno: moltissimi anni fa, prima che mio nonno nascesse, quel bosco era un luogo dove abitava una popolazione che per motivi sconosciuti non voleva stare in città e solo qualche volta vi venivano per fare affari, nessuno sapeva cosa ci fosse all’ interno della foresta perché i Nordicos non ci permettevano di entrare. Un giorno arrivarono insieme molti di loro, andarono tutti dall’artigiano (che a quel tempo si dice che fosse molto più gentile di quello che ci troviamo ora), si avviarono per tornare a casa molte ore dopo con alle spalle sacchi pieni di qualcosa, non hanno mai saputo cosa contenessero perché l’artigiano non volle dire nulla, ma nei suoi occhi, aldilà delle apparenze, si leggeva una grande paura. Pochi giorni dopo si sentirono delle grida e per mesi non vedemmo più neanche l’ombra di uno di loro; un giovane decise allora di andare a vedere e capire che cosa fosse successo…l’ abbiamo trovato cinque giorni dopo ai bordi del bosco, il corpo era stato lacerato da enormi artigli e zanne, ci misero un po’ a capire, ma dopo qualche ora capirono: era stato ridotto così da un essere che si pensava esistesse solo nelle fiabe, un essere formato solo da malvagità e privo di qualsiasi emozione fuorché la rabbia e il desiderio di uccidere il suo nome è uuuuuuuu. Hai capito adesso perché non voglio che tu vada? Potresti non tornare mai più!-
-…v va bene, o…ora ho c…cap…pito-
- Ne sono lieto, ora vai a giocare intanto che aspettiamo Milos-
-Scusa, non volevo spaventarti, ma la cosa mi incuriosiva, è vero quello che mi hai detto?-
-Certo! Ti sembro uno che dice bugie? Mi hai detto la stessa cosa quando ti ho rivelato l’ esistenza degli Elfi, fidati di me ogni tanto!
-Ok, vado fuori-
-Ciao-
Erton salì su un grande albero da cui si vedeva tutta la città fino al bosco di Korim e si mise ad osservarlo con grande attenzione, ripensando all’agghiacciante rivelazione del nonno, c’era qualcosa che non gli tornava però, sapeva troppe cose e troppo precise per essere un avvenimento tramandato da molte generazioni, comunque decise di non chiedergli nulla, per ora. Mentre quel pensiero gli sfiorava la mente vide con la coda dell’occhio uno strano movimento al di sopra degli alberi, però era stanco e pensò che fosse un grande uccello (anche se era decisamente troppo grande per esserlo). Dopo poco sentì il fratello arrivare e si avviarono insieme a casa:
-Come è andata?-
-Bene, ho preso molta frutta, però ora sono stanco e ho fame-
Gli dico quello che mi ha detto il nonno, oppure non glielo dico, glielo dico…
-Meno male, ne erano rimasti pochi, oggi il nonno ha preparato un piatto squisito-
-Evviva! Dopo una giornata di lavoro ne ho proprio bisogno; ma va tutto bene Erton? Mi pari strano, c’è qualcosa che ti turba? A me puoi dirlo-
No non va per niente bene
-si,si sto benissimo, sai anch’io sono tornato da poco dal paese e sono un po’ stanco-
Ci fu un rumore alle loro spalle, come di passi, e i ragazzi si voltarono di scatto:
-L’hai sentito anche te?- disse Milos
-Si, cos’era?-
-Non lo so-
-Affrettiamo il passo-
-Sono d’accordo-
Dopo poco arrivarono a casa, si erano tranquillizzati pensando che fosse solo un animale, ma non sapevano che la morte gli era appena passata accanto e che era un miracolo che fossero ancora vivi.
Cenarono parlando del più e del meno, quando fu ora di andare a letto sparecchiarono ed i due fratelli andarono nella propria stanza mentre il nonno lavava i piatti:
Ho deciso, glielo dico
-Ti è mai venuto in mente di entrare nel bosco di K…-
-Non devi assolutamente entrarci, lo sai che…-
-Sì, lo so, te l’ho chiesto per vedere se sapevi già tutta la storia-
-Come fai a sapere già tutto?-
-Me l’ha detto il nonno perché gli ho chiesto se potevo entrare nel famoso bosco-
-Anch’io glielo chiesi alla tua età e fu lì che mi disse tutto-
-Non c’è niente che non ti quadra nel suo discorso?-
-No, a dire il vero invece si, ma non so neanche io cosa, come se non dicesse tutta la verità-
-Anche secondo me, poi era molto agitato e serio, ma, aspetta un momento, ad un certo punto ha detto “abbiamo” non “hanno”, ci sta nascondendo qualcosa, a parer mio quando successe c’era anche lui, ma perché ce lo tiene segreto?-
-Non so, ho un’ idea, in questi giorni bisogna fare delle domande agli abitanti di Navaiar della stessa età del nonno e confrontare le risposte-
-Buona idea!, ora però dormiamo che domani bisogna alzarci presto-
-Va bene, buona notte Erton-
-Buona notte Milos-
L’essere
Il mattino seguente cominciarono a fare domande a molte persone e a raccogliere le risposte sui loro taccuini annotando ogni singola parola, ma non ebbero i risultati sperati perché molti dicevano di non ricordarsi di così tanto tempo fa e altri di non essere mai stati coinvolti in fatti strani, comunque tutti avevano facce impaurite e serie quando rispondevano alle domande, simili a quelle del nonno, e poi se ne andavano con lo sguardo perso nel vuoto camminando con una lentezza spettrale e a testa bassa, tutto ciò faceva venire i brividi ai ragazzi che ci capivano sempre meno in tutta questa storia. Decisero di abbandonare le ricerche per qualche giorno.
Erton stava sistemando accuratamente le spighe di grano del suo ultimo raccolto nel silos. Dopo qualche ora di lavoro sentì la voce di suo nonno che lo chiamava -la cena è pronta!-, in un attimo arrivò dal nonno come un lupo affamato e si recarono insieme a cena. A tavola lo aspettava suo fratello maggiore Milos, che aveva servito il brodo nei piatti; mangiarono con tranquillità nonostante il silenzio che c’era quella sera; ad un certo punto però Erton scocciato dal disagio di quella cena chiese al fratello com’era andata la giornata, ma l’unica risposta che ottenne fu un semplicissimo -bene- e il silenzio più totale ripiombò sulla tavola. Una volta finito di mangiare andarono a letto, però il ragazzo non riusciva ad addormentarsi per via dello strano comportamento di suo fratello perché solitamente era molto allegro e vivace sempre pronto a fare battute, però tra un pensiero e l’altro alla fine si addormentò.
Il mattino seguente Erton si svegliò di cattivo umore, andò, come tutte le mattine, negli sterminati campi di grano che appartenevano alla sua famiglia da tempi immemori, lavorando male e con la testa da tutt’altra parte; non ne faceva una giusta e alla fine decise di smettere.
Milos era deciso a raccontare tutto ciò che lì era accaduto, però dentro di lui c’era una parte che non voleva, solo dopo una settimana raccolse il coraggio necessario e andò dal nonno, che stava parlando con Erton dello strano comportamento di Milos nei giorni passati formulando ipotesi una meno probabile dell’altra. Milos interruppe bruscamente la loro conversazione, si mise seduto e cominciò a raccontare ciò che gli era successo - come tutte le mattine stavo andando a cogliere le mele al frutteto, solitamente un’aria piacevole circonda la zona, ma quel giorno tutto era circondato da una fittissima nebbia e un tanfo incredibile rendeva il frutteto ancora più tetro. Continuai a raccogliere finche uno strano rumore alle spalle mi fece sobbalzare e il cesto con le mele mi scivolò di mano cadendo per terra. Ero paralizzato: non sapevo se scendere o rimanere sull’albero, però mi feci coraggio e scesi, ma una volta a terra vidi che le mele erano ammuffite e il cesto era completamente distrutto-. Ci fu una pausa poi Milos ricominciò a raccontare – mi guardai intorno impaurito e nella nebbia intravidi venire verso di me una figura con due occhi rossi come il fuoco, ad un certo punto si fermò ed emise un lugubre grido poi mi si scagliò contro, schivai il colpo giusto in tempo e poi fuggii come un razzo a casa, sentivo i suoi passi dietro di me, sempre più vicini, avvertivo il suo fiato sul collo, ma alla fine il mostro smise di inseguirmi -.
Erton e suo nonno erano bianchi come due cadaveri e non sapevano cosa pensare o cosa fare e il fratello disse - D’ora in poi state molto attenti ad ogni movimento e a qualsiasi rumore sospetto, quando andate al frutteto o in qualunque altro posto lontano di casa. -Disegnami ciò che hai visto ragazzo- disse il nonno e senza alcun indugio Milos prese una matita e in breve finì; alla sola vista Erton e jjjjjj trasarilorono e non riuscirono a trattenere un urlo di terrore, l’unica cosa che uscì dalle loro bocche fu un mugugno incomprensibile. Da quel momento la loro vita da semplice e tranquilla fu avvolta da un alone di terrore, anche se spesso cercavano di nascondere le proprie paure; l’essere non si fece più rivedere fino a tre settimane dopo. Quel giorno Erton era andato al frutteto al posto del fratello, che era terrorizzato da quel luogo, per prendere qualche frutto per il pranzo, il ragazzo non era tranquillo c’era qualcosa di strano, e volendo andare il prima possibile via di lì, si fece prendere dalla furia, scivolò e picchiò la testa su un sasso e svenne. Quando riprese conoscienza era ormai sera, si rialzò e non sapendo che ore erano e da quanto tempo era svenuto si mise subito a lavoro, ma quando stava per prendere il primo frutto sentì un alito gelido sul suo collo, eccolo! Sono finito Erton aveva una paura tremenda e non riusciva a muoversi, rimasero immobili per qualche minuto sembrava che uno aspettasse che l’altro avesse l’iniziativa, però ad un certo punto Erton si fece coraggio e corse,corse e corse fino ad inoltrarsi nel bosco di Korim.
Il bosco di Korim
Faceva molto freddo ed Erton moriva di paura camminando in quel bosco, le piante più strane vi prosperavano, animali piccoli e strani erano ovunque.Dopo qualche ora di cammino, ormai convinto di essere al sicuro, arrivò nelle rovine di un’ antica città dimenticata ormai anche dagli elfi e decise di fermarsi lì per la notte. Raccolse qualche ramo e accese un fuoco per riscaldarsi, dopo qualche minuto sentì un rumore: la mia pancia, che fame! È un giorno che non mangio! Non sapeva cosa fare poiché, non avendo nessuna intenzione di tornare a casa non sapeva come procurarsi del cibo; alla fine capì che l’unica soluzione era andare a caccia, però non di notte perchè anche se credeva di essere al sicuro aveva paura ad andare nel bosco da solo e per di più di notte, allora decise di addormentarsi.
Il mattino seguente, appena alzato, Erton prese dei rami abbastanza lunghi e ne fece delle lance, poi partì: camminò per molto tempo finche non si trovò davanti un cervo: non esitò un momento, afferrò una lancia e la scagliò contro l’animale che si accasciò al suolo con un urlo di dolore. Il ragazzo fece salti di gioia, si caricò l’animale sulle spalle e con grande fatica lo portò al suo accampamento; riaccese il fuoco, cosse la bestia e se la mangiò tutta con gran gusto. E’ un giorno che sono qui e ancora non ho esplorato niente! Per sicurezza prese le lance e entrò nella prima casa: si fermò di colpo, i corpi martoriati degli abitanti erano davanti a lui, due lacrime gli percorsero il viso, Erton usci dalla casa a controllare nelle altre, niente da fare, erano stati tutti uccisi senza alcuna pietà: donne, uomini e bambini nessuno era stato risparmiato. Chi può aver fatto tutto questo! Non hanno preso nulla, hanno ucciso soltanto per il piacere di uccidere!Chiunque sia stato la dovrà pagare. Ribolliva di rabbia e senza pensare a ciò che faceva prese la sua arma e la scagliò con tutta la sua forza contro il muro di una casa che andò completamente in frantumi, Erton non credeva ai suoi occhi, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere; corse al muro per controllare la sua durezza è proprio duro, ma come diavolo ho fatto?Decise allora di andare a casa. Entrò in tutte le case prendendo tutto ciò che gli poteva essere utile e poi partì; il viaggio stava andando per il meglio finche nel folto della foresta vide due spaventosi occhi gialli provenire dal profondo della foresta, il ragazzo si fermò di colpo, non è lui, li aveva rossi, e allora chi è? Un lugubre lamento fece gelare il sangue nelle vene Erton, gli occhi si stavano avvicinando viene da me! Rimase li, immobile, di fronte alla creatura che ancora si confondeva fra la vegetazione, due lunghe zanne bianche emersero dalle fauci del mostro e un liquido bluastro colò fino a terra bruciando il terreno sottostante, e un attimo dopo il mostro spiccò un enorme salto: sono morto! In quel momento sentì un battito d’ali alle sue spalle, e, prima che Erton fosse travolto dal mostro, un drago prese al volo il mostro lo portò via, fin sopra gli alberi e se lo divorò. Il ragazzo sconvolto dall’accaduto scappò, e riuscì finalmente ad uscire da quel bosco maledetto, e, impaurito, ma contemporaneamente felice arrivò alla sua amata casa.
Naturalmente è ancora da finire, ma che ne pensate?