il sorriso o la risata eccessiva regalata con generosità nella speranza che ci venga poi ricambiata, il particolarismo chiuso delle piccole cose personali, finché il mondo per noi comprende solo i pochi millimetri d'aria tiepida che dividono la nostra pelle dal gelo grigio della gente, l'egoismo che permea ogni cosa, anche gli affetti e l'amore, che ne sono solo un'accidentale manifestazione, il senso di inadeguatezza, costante, che ci fa percepire una drammatica cesura tra ciò che siamo-sentiamo-viviamo e ciò che noi stessi ci aspetteremmo di dover essere-sentire-vivere, per non parlare dell'immagine che ci risputa indietro il mondo, l'umore nero che ammanta ogni cosa, anche le gioie più vive, e i sensi di colpa a perpendicolo, ostinato rimasuglio di un passato cattolico mai abbastanza scalciato, e per questo ancora più odiosi, e la paura costante non di perdere ciò che abbiamo ma di non esserci ancora resi conto che l'abbiamo già perso e andiamo avanti lo stesso, ignoranti come capre e carne da macello per i nostri stessi onanismi mentali, e la malintelligenza, ché siamo troppo intelligenti per non farci delle domande e troppo poco per avere le risposte, e le macerie degli affetti, che ci si illude di tenere in piedi con una mano di vernice, e la responsabilità, che tutti ci dicono che dovremmo avere e non sentiamo, e l'attenzione storta per le cose inutili e la distrazione precisa per ciò che importerebbe, e questo senso di vuoto, dentro, che si allarga come una macchia nel cuore o nel portafoglio, e che nessuno può capire, e un ti-vedo-giù ci uccide, perché la risposta può essere solo il silenzio o una pugnalata, e il senso strano di aver sbagliato non qualcosa ma tutto, e di non poter tornare indietro, mai, ma solo cambiare corsia, lasciando ancora tracce d'olio e sangue, e non poter cancellare, e neanche riscrivere, e aspettare che cosa poi, quando il domani come l'oggi ricopia ieri, e il pensiero dei cinquantanni, e il rimpianto dei venti, dei quindici, dei cinque, e il fuoco dentro, che più soffochiamo e più brucia, e più tentiamo di indirizzare e più si storce, e non dormire, mai, e se dormiamo non sognamo, e se sognamo non son sogni, e quello che ci fa più rabbia è che siamo noi i fortunati, i privilegiati, gli eletti.