sorry ho letto di sfuggita :lolll:
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ank'io quando ero più piccola, ho avuto come una rivelazione,sempre leggendo un libro insieme ad un sacerdote e la mia vita era cambiata...ero felice..sempre..poi crescendo sn arrivat i problemi più gravi e quella fede è sparita. X esperienza personale credo ke ci sia qualcuno lassù ma nn penso ke possa darci un aiuto pratico o meglio, concreto. ci sono cose terribili in questo mondo e nn vedo fino a ke punto possa dare davvero sollievo la fede
La religione viene derisa perchè il mondo è pieno di stronzi¹. Non puoi credere in Dio per quello che fanno gli altri, per quello che fa il tuo parroco o perchè ti piace un libro, puoi credere solamente se lo senti. C'è un qualcosa che spinge a credere, per questo i non credenti si arrovellano tanto nella conoscenza delle religioni cercando prove scientifiche o altro, e non capiscono che invece non è per i libri o per le chiacchiere che si crede.
Per quanto riguarda i quesiti del tipo "perchè se Dio esiste c'è la sofferenza", puoi benissimo far ricorso alla teologia (c'è apposta..) e rispondere con semplicità questo tipo di domande.
La chiesa è marcia dall'interno oggi, in molte cose il clero dimostra una demenza ed una mancanza di fede che ha dell'inverosimile; ma non per questo devi rinnegare ciò in cui credi, o ritrattare sui dettami fondamentali che la fede che hai scelto impone, facendo un minestrone pseudoreligioso come va tanto di moda ai nostri tempi. Quanto a quello che pensano gli altri, i non credenti, gli scettici, gli anticattolici, ormai c'è una commistione di ignoranza e idiozia che riguarda i detrattori della chiesa e delle religioni in genere che permea la nostra società in ogni angolo; puoi difenderti dall'ignoranza con la conoscenza, finché è possibile, quanto all'idiozia, con quella non servono argomentazioni.
¹ BruttoGay cit. 'Domanda su forza Nuova', Attualità e Politica
Non è che io credo solo se gli altri credono.
Dico che essere circondati dai cosìdetti anticattolici non rende il tutto semplice se una è confusa come me.
Il libro e il parroco invece mi hanno aiutato:|
Per la cosa della sofferenza io sempre pensato che Dio ci ha dato le armi, sta poi a l'uomo decidere se usarle.
E se il mondo è di merda così per colpa dell'uomo, proprio all'uomo conviene farla pesare a Lui, il più delle volte.
Credo. :|
Io sn credente... e nn provo nessuna vergogna a dirlo.... rispetto le xsone di altre religioni e gli atei..... il mondo è bl xk è vario... e ognuno la puo pensare cm vuole.....
Capisco in parte il tuo dolore nel vedere i tuoi litigare..... ed è normale k tu ti ponga delle domande del tipo: Ma se Dio esiste allora xk soffro????
Anke io me lo sono chiesta tante volte... sopratutto nei momenti più difficili....
Non bisogna pregare sl qnd si sta male... ma sempre..... e cmq i problemi esisteranno lo stesso..... Dio nn è la lampada di Aladino..... Lui nn t risolve i problemi ma ti aiuta a superarli....
questa è la mia opinione sul fatto della fede....
Ti lascio un racconto k a me è rimasto impresso... e k adoro:
C'era un uomo che stava morendo e, negli ultimi istanti, rivide la sua vita come se fosse stato un camminare attraverso un deserto di sabbia.
E vide che oltre alle orme dei suoi piedi, c'erano le orme di altri due piedi.
E disse: " Signore, ti ringrazio di avermi accompagnato per tutta la vita, fianco a fianco con me, di avermi sempre salvato, curato e assistito, e perdonami di tutti i miei errori.
Però, vorrei dirti una cosa: nel mio pellegrinare nel deserto ho visto, ogni tanto, due sole orme. Perché, Signore, te ne andasti, mi abbandonasti allora? "
Rispose il Signore:
" Figlio mio, è certo quello che hai detto.
Io ti ho accompagnato per tutta la tua vita e non ho mai mancato di esserti al fianco e di questo stanne certo.
In quanto a quei giorni in cui hai visto due sole orme, figlio mio, vedi, quelle orme non erano le tue, ma erano le Mie, ero Io che ti portavo in braccio a Me. "
Bello.... :o
Oddio, grazie....:cry::cry::cry:
justme.. non sai quanto mi ritrovo in quello ke scrivi. non so cosa dirti, xke sostanzialmente anche io ho i miei dubbi enormi, e il mondo/le persone/gli eventi, non fanno ke mettere a dura prova la mia fede. vorrei tanto sentirlo di piu, accanto a me.
Non voglio essere prolisso, ma questo è un argomento che merita spazio,e sensa nulla togliere al tuo discorso,ma l'uso comune del verbo credere non ci aiuta molto nel definire che cosa sia la fede. Il Credo (apostolico) implica molto di più.
Nel linguaggio comune, credere significa anzitutto "supporre", "ritenere", e il verbo è generalmente seguito da una proposizione oggettiva: "credo che pioverà". Credere, in questo senso, si distingue da "sapere" perché manca di certezza: non so esattamente se pioverà, mi limito a ritenerlo probabile. Non potendo sapere, devo per forza limitarmi a credere. Va da sé che, quanto più una decisione è importante, tanto più è pericoloso prenderla in base a ciò che credo, e diventa importante fondarla su ciò che effettivamente so. Applicata alla fede cristiana, questa comprensione del credere è mortifera. "Credo" significa allora che, per quanto riguarda Dio, non posso sapere nulla, e sono dunque condannato a restare nell'incertezza. Il vero sapere riguarda le cose che si possono vedere e toccare, che sono oggetto di verifica secondo quelli che, a quanto si dice, sono i criteri della scienza, o almeno del buon senso; Dio, per definizione, si colloca su un altro piano, di cui non si dà un sapere, ma solo la "fede", che però in questo quadro significherebbe solo: affermare qualcosa (per esempio: Dio esiste; o: i morti risuscitano), e sperare che sia vero. Tale concezione del credere è piuttosto diffusa, fuori dalla chiesa, ma anche al suo interno, con effetti devastanti.
La lingua corrente usa "credere" anche nel significato di "ritenere che Tizio dica il vero". In questo senso si crede a qualcuno. Il credere può fondarsi semplicemente sulla verosimiglianza di quel che è detto: in tal caso siamo vicini all'uso precedente; ma può anche radicarsi in un rapporto di fiducia personale tra chi parla e chi ascolta. "Credere" in quest'ultimo senso presenta un'analogia con il credere cristiano perché, appunto, si tratta di aver fiducia.
La confessione di fede, tuttavia, parla di credere in: non si tratta dell'unico uso cristiano del verbo (anche la fede crede che, cioè si articola in contenuti precisi), ma di quello che esprime il rapporto con Dio. Credere è dunque, in questa prospettiva, un percorso, una storia, prima e più che un dato acquisito una volta per tutte. Più precisamente, è la storia del rapporto con una persona dalla quale ci attendiamo vita, gioia, futuro. Anche qui, come nel credere a, è questione di fiducia, ma in senso più radicale. Chi crede in ascolta una promessa, che può essere esplicita o implicita, ad essa si affida, in base ad essa si impegna. Ogni decisione, anche la più banale (per es. alzarsi la mattina) presuppone un «credere in», l'attesa di qualcosa di positivo che io non possiedo, ma che spero di ricevere compiendo quell'azione. In questo senso, credere in qualcosa, o qualcuno, non è una caratteristica dell'esperienza detta religiosa, ma fa parte della struttura dell'esistenza umana. Tutti "credono": tutti cioè, consapevolmente o meno, agiscono sulla base di una fiducia fondamentale in qualcosa o in qualcuno. Anche l'essere umano più cinico, che agisce unicamente a partire dall'aspirazione alla ricchezza, crede, appunto, nel denaro, da cui si ripromette vita e futuro.
Avrei ancora molta da aggiungere, ma, come gia detto non vorrei essere soverchiamente esteso.
Suppongo tu sia un non credente.. Quello che ho detto prima non c'entra molto con questo discorso, ma volendo riprendere ciò che dici, il mio ex professore di chimica - non credente - diceva che chi dice che si può credere solo in ciò che si tocca, dice una cavolata. E faceva l'esempio del fatto che tutti credono nell'esistenza di New York, ma pochi l'hanno visitata.
Quello che sembra un discorso scemo in realtà ha una logica inespugnabile, e se lui lo usava per dirci che nella chimica spesso molto di quello che accade ci sfugge, io posso usarlo altresì per dirti che di tutte le cose in cui credi, la fiducia incondizionata in una fede non è poi tanto strana rispetto a queste.
Tu crederai nell'evoluzione, ma non è una teoria scientifica come non è qualcosa di comprovato e di tangibile, eppure probabilmente basi molte delle tue convinzioni su questa teoria. Magari credi in un partito politico, in un ideale sociale, nell'affetto di qualcuno, in una teoria matematica; eppure la maggior parte di queste cose possono rivelarsi delle sciocchezze.
La fede in questo tipo di visione pratica non fa molta differenza. C'è chi si proclama ateo e crede che l'universo intero sia nato dal nulla, cosa ovviamente assurda ma comunque teoria che oggi è accettata ciecamente dai più; e c'è chi si proclama credente e crede in un entità soprannaturale creatrice, in un paradiso, nei santi negli angeli e così via, cose che magari a te sembrano assurde.
Il pensare che una visione di tipo religioso sia molto diverso ai fatti o per razionalità dal credere che degli amminoacidi formatisi per caso si siano uniti per caso in una proteina che a sua volta casualmente unendosi ad altre proteine ha formato il primo organismo procariote sul pianeta terra, indica semplicemente che la gente o non si preoccupa di indagare sulla propria conoscenza, oppure che tutti siamo credenti come dici tu, allo stesso modo. O meglio, quasi.
La nocività che vedi tu nelle convinzioni di chi crede infatti è frutto di un idea atea forviante, di cui non mi spiego l'esistenza, perchè a ben vedere, il credente ha tutto il diritto di credere in Dio come in Babbo Natale per fede, il non credente no. Il non credente dovrebbe credere come dici tu solo a ciò che tocca, ed in quest'ottica la miriade di cose che formano le convinzioni di molti non credenti, come l'idea di amore, alcuni valori della vita e della società, la stessa teoria dell'evoluzione, non hanno alcun senso.
Un ateo ad esempio, non ha nessuna argomentazione plausibile per opporsi ad una visione morale di tipo nietzscheano, anzi, dovrebbe desiderarla come il punto più alto possibile per un mondo privo di Dio. Eppure non mi sembra che gli atei siano a favore dell'uccisione di malati e vecchi come sono a favore del sesso prematrimoniale. Il problema è, come direbbe anche S@ve, che la nostra società è talmente intrisa di cattolicesimo che lo si rinnega prendendone tuttavia gran parte degli insegnameni.
Il mio discorso comunque era incentrato su ben altre considerazioni: il credente non crede per conoscenza, crede per fede, cosa che sente intimamente come tu senti l'amore per la tua ragazza; e questo lo porta a legittimare le proprie convinzioni circa una vita dopo la morte, e circa un entità soprannaturale, senza dover dimostrare nulla e senza accampare diritti di scientificità.
Il credere non è solo fiducia in Dio, come la conoscenza di Dio non comporta il credere. Rispondendoti con le parole di Sant'Agostino, chi dice di conoscere Dio e non lo ama, non lo conosce affatto. E rifacendoci al cattolicesimo ed al messaggio cristiano, Dio è amore, credere significa amare Dio; il resto della conoscenza a suo carico può quasi essere superfluo.
Il cristiano che crede non può essere visto come un tizio che decide di dar fiducia al Papa o alle Scritture, o come uno che si è studiato la teologia ed ha deciso di credere, o come uno che ha paura della morte e decide di credere in modo da non abbattersi; il vero credente crede per ciò che sente dentro di sé. E ahimé, questo qualcosa è probabilmente incomprensibile per i non credenti, come è non trasmettibile ad altri; perchè come tu non puoi trasmettermi l'amore incondizionato che provi per la tua donna, come non puoi farmelo capire appieno dato che non lo provo, il credente non può trasmettere l'amore che prova per Dio ad altri in modo da farli credere a loro volta, e non può forse neanche farlo comprendere appieno al non credente.
Sono molto prolisso anch'io, e sono anche piuttosto svoiato nello scrivere :roll: questi argomenti per me non hanno grande attrattiva qui, credo siano tutte cose piuttosto ovvie.
ho sempre avuto bisogno di un contatto con una dimensione "altra"...
col passare degli anni il cattolicesimo si è fatto ricerca, la ricerca ipersensibilità....
è cambiata molto la mia idea di divinità, ma ora so...che se è una parte di te non importa che nome gli dai, nè se la riverisci.
puoi anche sputarle addosso, ma sarà sempre la componente più forte e prevarrà sul tuo essere istinto, si fonderà col tuo stesso istinto. e non avrai bisogno di denigrare o di adorare. sentirai il sacro e basta.
godel :| ti ammiro x quello ke scrivi^^
A parte gli accenti che mi scoccia mettere, il reto è colpa della tastiera del portatile ch mi lascia via le lettere, gne http://chat.fuoriditesta.it/fdsmiles/mmm.gif
Sul concetto generale di fede effettivamente concordo con Godel, da non credente la penso allo stesso modo:D
(Ehi, però è la prima volta che gli vedo fare una critica APERTA E NETTA alla chiesa!:| Devo salvare la schermata prima che ci ripensi e la cancelli!!:|)
penso ke la religione, la fede e l'atto stesso di pregare siano bisogni ke vengano dentro, bisogna sentirlo di volerlo fare, nn bisogna pregare solo 'xkè la messa c'è solo a qll'ora' o cose varie. io personalmente nn ho mai sentito qst bisogno, pur avendo una situazione famigliare tragica, nn credo in Dio, e nn sento dentro di me il bisogno di crederci.. :)
Per concludere:
purtroppo noi pensiamo e crediamo di vedere in ragione di ciò che il nostro dna ha programmato per noi, esiste poi una programamzione collettiva comune a tutti che ad esempio ci porta a vedere i colori e le forme allo stesso modo a fronte di altri tipi di programmazioni individuali che rendon le persone più o meno abili di uscire dalla matrice comune per valutare in maniera indipendente ciò che non ci è stato incultato dall'educazione famigliare, dai discorsi di conoscenti e di amici, dalla scuola, dalla cultura e dall'educazione scolastica.......
Credo che l'acqua la vedan tutti incolore: che prove abbiano io te e gli altri che davvero sia incolore, se davvero esistessero altre intelligenze cosmiche cioè altri esseri viventi su altri mondi, sei convinto che se venissero sulla Terra il rosso ai loro occhi restrebbe rosso e l'acqua resterebbe incolore, ecc ecc? Io non ho questa sicurezza...Inoltre tutti vediamo le forme all'incirca allo stesso modo,cioè che ci vediamo con delle mani, con delle gambe, con dei piedi, ecc: tranne eccezioni di persone con particolari turbe mentali anche in questo caso IL GROSSO SEMI-TOTALE dell'umanità gli elementi salienti li vede allo stesso modo...Il fatto di pensare in tanti che sia giusta la medesima cosa conferisce solo una falsa sicurezza e un finto ordine di cose,ma è UN BLUFF.
Scusate OT
Non puoi affermare quello che affermi, non solo lo neghi in evidenza di fatti, ma asserisci con la presunzione tipica di fa i conti alla fede un sacco di sciocchezze che sarebbe facile ritorcere contro la tua stessa visione, se uno ne avesse voglia :roll:
Con tutta la franchezza che ho, e che spero non ti offenda, credo che la psicologia non sia altro che uno scarto della filosofia, un modo per dare soddisfazione agli uomini che desiderano presumere di conoscere gli altri uomini.
I temi che trattano gli psicologi, il loro lavoro, la loro conoscenza, sono convenzioni che si accettano, su cui non potete e non dovreste fare avvidamento; la filosofia si occupa di studiare in modo profondo tutto ciò che vi vantate di sapere o di fare, e la risultante è una mancanza nella vostra conoscenza come nel vostro modo di ragionare, che palesa il fatto che quella filosofia di cui avete bisogno, di cui siete figli, non l'avete mai trattata.
Il pensiero dei grandi filosofi del passato ha già coperto la maggior parte dei quesiti, degli argomenti, dei problemi trattabili dall'uomo stesso, in maniera profonda, forte, quasi completa; e come un grande filosofo - anche se non sempre - si accosta in modo ponderato ai piccoli aspetti dell'essere umano, sfornando concetti e idee che impiegherebbero da soli molta attenzione e molto studio, vi è la sostanziale capacità di avvicinarsi a quello che è un universo, l'essere umano, con una profondità che alla picologia come alla gran parte degli psicologi, manca.
L'uomo è un universo, universo che pensate di conoscere, di studiare, ma è un universo a sé che in un individuo solo basterebbe ad occupare l'intera esistenza di uno studioso.
Ed esplorare questo universo senza essere Dio, è come navigare un mare infinito con una barca a remi.