Ciao, mi chiamo Gwen Thompson. Mio papà ha abbandonato la famiglia, la mamma ha perso il lavoro e così vivo in auto.
Questa in breve la storia della bambola Gwen, prodotta da una Mattel conscia che il rosa shocking e le mise da donna in carriera di Barbie fanno tanto new economy e non sono certo adatti all'annata terribile della crisi economica. Il rinnovato impegno sociale dei papà di Barbie e Ken ha sfornato un bambolotto dalla vita difficile: la racconta lei stessa in un libretto che, come spiega PinkBlog, riassume la fuga di papà e la disoccupazione di mamma.
Gwen è prodotta dalla 'American Girl', proprietà della Mattel. In realtà è solo una comprimaria: la bambola 'regina' di questa collezione è Chrissa, protagonista anche di un serial TV. Tra i suoi amici c'é la senzatetto Gwen, vittima della difficile situazione familiare e presa di mira dai compagni di classe. E' Chrissa a salvarla dal bullismo imperante diventando sua amica.
Oltre a una storia struggente Gwen ha in dote, come ogni bambola che si rispetti, una serie di accessori. Look da orfanella e abitini semplici ma con stile. (Clicca sulle immagini per ingrandirle)
Foto ©kikapress.com
Foto dal sito ufficiale di 'American Girl'
Ma Gwen non è l'unica. Anche il papà di Kit, altra bambola della 'American Girl', ha perso il lavoro. Quello di Molly invece è in guerra, e non una guerra qualsiasi: parliamo della Seconda guerra mondiale. Molly fa parte di un'altra linea della 'American Girl', quella dei 'personaggi storici'. Tutte fanno parte di un progetto che vuole sensibilizzare le bimbe assuefatte alle perfette Barbie e normalizzare quelle storie di abbandono e di famiglie difficili raccontate in TV. Non solo telegiornali: anche le bambole possono raccontare la realtà.
Solo un piccolo dettaglio stride con l'impegno sociale della Mattel & soci: ognuna di queste bambole costa $95, circa €64. Né più né meno che una Barbie donna d'affari o commissario di polizia.
Con qualche click in più, superando i forum e i blog inviperiti per il cattivo gusto della Mattel e i quotidiani, pochi italiani in verità, che hanno ripreso la notizia, si trova un'intervista a una portavoce della casa produttrice di Gwen e delle sfortunate amiche. L'interpellata racconta l'altra faccia della medaglia, cosa per la quale è ovviamente pagata. La PR, nell'espletare le sue funzioni, dà qualche informazione che riabilita la subbissata 'American Girl', almeno secondo l'intervistatrice. Gwen è diventata la bandiera di Ophelia Project, un progetto che aiuta le vittime del bullismo capace di coinvolgere un milione di studenti nel 2009. Negli ultimi 19 anni di attività la società ha donato 9 milioni di dollari in abbigliamento ai bambini senza casa o con genitori in carcere. Infine, dal 2006 la HomeAid ha beneficiato di 120mila dollari di donazioni.
E' abbastanza per una bambola?
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