Tratto da una rivista di fumetti questa lettera
Ricordo esattamente che prima che sapessi leggere la scrittura alfabetica,
leggevo i giornaletti, così si chiamavano, a fumetti guardando solo le
figure, era bello guardare le figure e interpretare la storia, si può dire
che andavo alla velocità dell'immagine dei disegni. E ora mi viene in mente
i termini, suoni onomatopeici dei fumetti; che se non sbaglio in un gioco
musicale hanno ispirato, qualcosa eseguito da Cathy Berberian - o "Steine"
Vasulka che in un'opera video di cui ora, non ricordo il titolo, si
esprimeva sul tempo e l'immagine attraverso l'azione del suonare il suo
violino. In sostanza per dire come la realtà dei fumetti abbia la sua
realtà, ma in una cultura basata sull'apparizione delle immagini la
virtualità dei "fumetti" è sia proprio la realtà con le persone, e forse
questa virtualità va alla velocità delle immagini senza le parole scritte
nel fumetto. E non parlo del mondo degli oggetti di uso ben determinati,
dove in definitiva i virtuali del fumetto immaginano astrazioni che cercano
di esprimere con comportamenti che la società della comunicazione "si
immagina" inquadri in fumetti significativi. Ma appunto sono - essi - certi
comportamenti come espressione d'immagini che si leggono oramai senza
fumetto, e in questa realtà virtuale sembra sfuggire chi siano gli autori
dei disegni virtuali. Per esempio immaginare gli ammiccamenti e gesti di
attenzione della seduzione - uomo o donna - come forma in fondo della vanità
di un qualche potere nell'essere guardati - e quelle giovani adolescenti che
come piccole dee mostrano i fondo schiena e i segni intimi dell'inguine (in
Italia, e negli anni passati anche con il freddo invernale) - quando spesso
non sanno parlare per comunicare, ma basta essere "guardati" senza una vera
relazione con il dialogo dei sentimenti, della sensualità e dell'intimità
con il pensiero - ma non solo le giulive adolescenti o adolescenti, come gli
adulti quando è così non sono forse virtualità dei fumetti senza avere il
fumetto - e il mondo genitoriale, così spesso così psicologizzato [ da
introiettare i propri ruoli, sulla spontaneità propria dei sani bambini,
come riferimento e alter ego, quasi continuo = sesso dell'immagine" come
associazione e riferimento della loro immagine, proiettata o interiorizzata
dal bambino - come tecnica di riferimento e veridicità, per la "psicologia"
e della tecnica di riferimento per il comportamento, su cui inquadrare la
giustezza dei propri comportamenti. Che scienza e che scienziati.]
Dove sono i fumetti del disegno di queste virtualità, forse un po' scarse di
libertà e amore? si leggono alla velocità della loro virtualità e non
rispettano la realtà dei fumetti d'autore, e l'ironia è che il peggio è già
passato. Ma!
che ne pensate?