Quale poesia vi ispira di più su voi stessi?

A me personalmente questa:
LO SDEGNO NEL BIANCO VOLTO

Corteggiata da l'aure e dagli amori,
siede sul trono de la siepe ombrosa,
bella regina dè fioriti odori,
in colorita maestà la rosa.

Superbo anch'ei per gli odorati onori,
mirasi il giglio al piè turbe odorosa
d'ossequiosi e di devoti fiori,
e lo scettro ne vuole e non ha posa.

S'arman di spine e d'archi, e dànno segno
fra lor di guerra; alfin prendon consiglio
d'esser consorti alla corona, al regno.

Così nel volto tuo bianco e vermiglio,
Filli, cangiato in imeneo lo sdegno,
veggio la rosa maritarsi al giglio.
CLAUDIO ACHILLINI:rosa:

E' la metafora di una donna apparentemente altezzosa e superba come una rosa, che alla fine sceglie il più candido dei suoi pretendenti: un giglio, simbolo di purezza. Mi ci rivedo pienamente!
:187:

Ho sempre provato un certo affetto e attaccamento per Itaca, di Kavafis.

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Quasimodo in genere mi piaceva, ma questa è quella che mi è rimasta dentro.

Non ci ho mai pensato, forse dovrei rifletterci per bene...
Di primo acchito mi è venuta in mente questa:

http://slideplayer.com/9834650/32/im...the+sun%3B.jpg

Potresti tradurre?

T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno."

Pablo Neruda

Quote:

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Originariamente inviata da Lady Joan Marie

Potresti tradurre?

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Ti metto una traduzione che non è la mia, ma che non è affatto male :-)

1. Gli occhi della mia amata non sono per nulla simili al sole,
2. il corallo è molto più rosso, di quanto non siano le sue labbra;
3. se la neve è bianca, perché allora il suo petto è scuro,
4. se i capelli sono fili dorati, fili neri germogliano sul suo capo.
5. Ho visto rose damascate, rosse e bianche,
6. ma non vedo rose simili sulle sue guance;
7. e in alcuni profumi c’è più dolcezza
8. che nel respiro della mia amante.
9. Amo sentirla parlare, eppure so bene
10. che la musica ha un suono molto più piacevole;
11. garantisco di non aver mai visto camminare una dea:
12. la mia amante, quando cammina, tocca il terreno.
13. E tuttavia, in nome del Cielo, credo che il mio amore sia unico
14. quanto ogni donna imbrogliata da paragoni bugiardi.

SOLDATI
Si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie

Giuseppe Ungaretti

E' una delle poesie scritte dal poeta mentre era al fronte, i protagonisti erano, ovviamente, i soldati in prima linea sempre in bilico fra la vita e la morte.
Ora i soldati sono i padri senza lavoro che devono mantenere la famiglia, i giovani senza lavoro che vorrebbero fare una famiglia e tutte quelle persone che hanno un "lavoro"precario o che (come me) non hanno una stipendio adeguato alle proprie esigenze.
Queste persone sono sempre in bilico fra una vita dignitosa e l'abisso della depressione e dello sconforto e del senso di fallimento che gli accompagna, a volte, fino all'estremo gesto del suicidio, proprio come le foglie di un albero che si staccano dai rami quando sono ormai esasperate e provate dall'instabilità autunnale.

Sono bellissime tutte quante, grazie!
:038:

Però... Gradirei che ce ne fossero altre! Per conoscervi meglio attraverso una poesia. Ciao!
:041::060::191:

Conoscetemi pure:

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l’aratro in mezzo alla maggese.

edit: Lavandare di Pascoli, in caso ci sia bisogno

Mi è sempre piaciuta questa poesia di Pascoli! E l'attinenza con te?

Quote:

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Originariamente inviata da Lady Joan Marie

E l'attinenza con te?

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Solitudine, nostalgia e decadentismo; tutto sullo sfondo di un ambiente bucolico, che non guasta mai

Se vi fa piacere continuate pure...

Quella che segue è una delle mie poesie preferite. Mi rappresenta perché la questione della morte è sempre presente in me e perché vivo un'eterna contraddizione appesa tra la convinzione dell'inutilità della vita e il legame che ho con essa.

Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto.
Il bambino mangia arance.
(Dal mio balcone lo vedo).
Il mietitore taglia il grano.
(Dal mio balcone lo sento).
Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto.
Federico Garcia Lorca

Questa è un'altra poesia che mi rappresenta. Quella di Cesarione è una delle figure della Roma antica che più mi affascina, perché in qualche modo è simbolo per me del tempo perduto, dell'occasione persa. Quella di Cesarione appunto, di una vita incompiuta, lui che viene a trovarmi nella mia camera da letto , come recita Kavafis...




Cesarione di K. Kavafis

Ieri, di notte, un poco per approfondire
un'epoca, e un poco per diletto,
per trascorrere il tempo, volli aprire
un volume d'epigrafi dei Tolomei. L'ho letto.
Le lodi innumeri, le adulazioni
somigliano per tutti. Tutti sono gloriosi,
magnifici, possenti, generosi,
ogni loro intrapresa è sapientissima.
Le donne, le Cleopatre, le Berenici, anch'esse
sono tutte mirabili regine e principesse.
Chiarita infine l'epoca,
avrei deposto il libro, se una notizia breve,
irrilevante, del re Cesarione
non m'avesse d'un tratto reso intento...
Oh sì, giungesti tu, con quell'ambigua
malia. La storia, poche righe
ti dedica. Cosi
ti plasmò con un estro piú libero la mente.
E sensitivo e bello ti plasmò.
Adorna il tuo bel viso l'arte mia
d'un suggestivo fascino di sogno.
E così a pieno ti fantasticai,
che ieri, a tarda notte (si spegneva
la lampada, e lasciai che si spegnesse),
mi parve che tu entrassi nella camera,
mi sembrò di vederti innanzi a me.
Com'eri, forse, in Alessandria conquistata
pallido e stanco, forma ideale nel cruccio
speravi ancora la pietà di quella gente
stolta, che mormorava: «Troppi Cesari, no! ».

Sono tutte e due molto belle! Grazie per il tuo intervento.:ok:

Quote:

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Originariamente inviata da Red Viper

Ho sempre provato un certo affetto e attaccamento per Itaca, di Kavafis.

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Questa è la terza poesia che prediligo, il viaggio che è più importante della meta è una lezione che cerco sempre di non dimenticare. Vivere il presente piuttosto che restare in standby in attesa che si materializzi il susseguirsi di obiettivi/mete che ci poniamo.

Il futuro si costruisce nel presente e bisogna darsi da fare perchè diventi reale!

NIÑA morena y ágil, el sol que hace las frutas,
el que cuaja los trigos, el que tuerce las algas,
hizo tu cuerpo alegre, tus luminosos ojos
y tu boca que tiene la sonrisa del agua.
Un sol negro y ansioso se te arrolla en las hebras
de la negra melena, cuando estiras los brazos.
Tú juegas con el sol como con un estero
y él te deja en los ojos dos oscuros remansos.
Niña morena y ágil, nada hacia ti me acerca.
Todo de ti me aleja, como del mediodía.
Eres la delirante juventud de la abeja,
la embriaguez de la ola, la fuerza de la espiga.
Mi corazón sombrío te busca, sin embargo,
y amo tu cuerpo alegre, tu voz suelta y delgada.
Mariposa morena dulce y definitiva,
como el trigal y el sol, la amapola y el agua.

Pablo Neruda

Se può valere come poesia la strofa della canzone di un mio amico:

Buttati da un palazzo se vuoi impressionarmi,
almeno tiro fuori il cazzo e inizio a masturbarmi.



Lo amo.

Ha dei problemi sessuali questo tuo amico?