Piccolo intro:
Era la fine del lontano ‘700 quando W. Blake scriveva: «C’è il reale e c’è l’ignoto e c’è una porta che li separa» Due secoli dopo, precisamente nel 1965, un ragazzo dichiarò: «Io voglio essere quella porta». Così, plagiato dalla cultura “geniale” del poeta “visionario” William Blake Jim decise di costruire un gruppo. Il gruppo musicale che avrebbe dovuto purificare le porte della percezione: The Doors.
Jim Morrison fu duramente criticato per quel suo modo di “ispirarsi”.
Un ennesimo poeta “predestinato”. Fu giudicato folle, maledetto com’era accaduto precedentemente a molti personaggi della cultura come Rimbaud, Huxley, Nietzche, Blake o Boudelaire, solo perché il loro linguaggio era troppo difficile da capire… ma perché non proviamo a capirlo analizzando le sue opere.
Per una volta non concentriamo la nostra attenzione al leader del gruppo rock “THE DOORS” ma, al poeta erede della beat generation, il poeta che perse Dio e cercò di annullare la propria disperazione nelle sue poesie.
Certo può essere strano paragonare Morrison a poeti che hanno segnato la storia della letteratura mondiale ma se analizziamo la sua poetica troveremo un mondo impregnato di cultura, la sua poesia fu ispirata dai “bardi” della cultura.
Essere poeta, un artista per Jim significava più che scrivere, dipingere o cantare, voleva dire avere una visione e il coraggio di guardare attraverso la visione, a dispetto d’ogni ostacolo.
Morrison possedeva una particolare capacità di guardare nell’intimo degli individui, nelle loro vite, e negli angoli oscuri dell’umana esistenza, prova di questo sono i suoi quaderni che portava sempre con se, lì appuntava i comportamenti dei suoi amici, professori, o semplicemente conoscenti, per studiarli.
E’ fin troppo facile, valutando in retrospettiva, sostenere che Jim Morrison andò volutamente incontro alla morte.
In realtà, se è vero che Jim non era particolarmente attaccato alla vita, è altrettanto vero che anche nei momenti più decadenti della sua vita, egli non smise di tendere all’arte e ad una pur insolita forma di bellezza.
Morrison, come Dioniso, un dio greco reincarnato, il simbolo della forza creativa, è ebbrezza creativa e passione sensuale.
Così come Dioniso lui creò fino alla sua morte, fino al superamento del suo ennesimo e tuttavia ultimo limite.
Prova né è la sua ultima raccolta di poesie ossia Una preghiera americana.
In quest’opera Morrison esprime tutta la sua delusione per la società dell’epoca; una società che aveva ucciso con una guerra che indigno i giovani ossia la guerra del Vietnam, una società che prometteva oro e donava mattoni, ma l’anima di un poeta si legge attraverso i suoi versi, e questo è il nostro scopo
Abbiamo scelto alcuni dei passi forse più significativi di “una preghiera americana”.
Lo sapevi che la libertà esiste
Nei libri di scuola
Lo sapevi che i pazzi dirigono la nostra prigione
Dentro una cella, dentro una galera
Dentro un bianco libero protestante
Maelstrom
Siamo appollaiati a capofitto
Sul ciglio della noia
Ci sporgiamo verso la morte
all’estremità di una candela
Sondiamo attorno per qualcosa
Che ci ha già trovati […]
La morte ci rende tutti angeli
E li mette le ali
Dove avevamo spalle
Lisce come artigli
Di corvo.
Basta coi soldi, basta coi vestiti pazzi
Quest’altro reame pare di molto il migliore
Finché nell’altra sua fauce l’incesto non appare
e scioglie l’obbedienza ad una legge vegetale
Non ci vado
Preferisco una festa d'amici
Alla famiglia del Gigante
Cosa ci appare da questi versi?
Sicuramente uno spirito offeso e deluso dalla società.
Attraverso i suoi forti simbolismi Morrison urla la propria disperazione, il componimento che prende il nome di preghiera ci appare come un canto di denuncia.
Nei primi versi egli afferma che la libertà è solo un’idea, un’utopia qualcosa non di concreto ma di puramente ideale e, di fatto, per Jim la società è talmente degradata da essere guidata da pazzi.
Interessante e’ la metafora che fa della società.
Come Blake lui afferma che la società incatena le menti, Jim voleva liberarsi da esse magari con Nichilismo, cercando la morte, ma lui si rende conto che è la morte a trovarci.
Egli nel componimento dirà che la morte annulla le sofferenze inflitte dalla società ci rende angeli, ma dopo sostiene che tuttavia l’altro regno non è migliore di questo in quanto anche lì troveremo chi ci comanda (il Gigante), e si converte all’idea che non ci porta a nulla cercare la morte, perché anche nel regno dei morti c’è chi comanda.
Questo è il Morrison che vogliamo studiare e capire, e questo è quello che dovremmo fare tutti, trascurando lo stile di vita segnato dalla droga ma andare in fondo, leggere quello che ha scritto, solo così possiamo capire un poeta.
Si lasciò morire per epica stanchezza esistenziale?
Scomparve per liberarsi da se stesso?
Tutto questo non lo sapremmo mai, ma nello storico cimitero del Père-Lachaise di Parigi i visitatori assicurano l’immortalità a James Doouglas Morrison, 1943-1971.Artista, poeta, compositore. Così è scritto sulla sua tomba, dichiarata monumento nazionale.
Consegnandosi (consapevolmente o no) alla morte, Jim Morrison si è, comunque consacrato all’eternità
Ho riportato questo articolo perchè è uno spettacolo. Spiega come Jim sia innanzitutto un poeta,anche se non è mai stato considerato tale. (non capisco perchè non lo si studia a scuola )
Volevo chiedervi, c'è qualche libro su Jim scritto da lui? Tipo autobiografie, libri di poesie, ma non poesie riportate per sentito dire come la maggior parte degli aforismi scritti in internet.. proprio qualcosa che sia sicuramente suo..